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 2023  luglio 07 Venerdì calendario

Si fa presto a dire colore. Anticipazione da “Il mondo dei colori” di James Fox

«La produzione e la ricerca di senso sono un tratto caratteristico della nostra specie» e sono proprio i colori uno dei maggiori veicoli per fornirgliene uno come mostra James Fox in Il mondo dei colori (Bollati Boringhieri, pagine 308, euro 28,00), del quale anticipiamo un passo in queste colonne. Supportato anche da più di cinquanta foto, il giornalista britannico intraprende un cammino, dai tempi delle caverne a oggi, attraverso la pittura, la filosofia, la letteratura e il cinema per raccontare come i sette colori primari abbiano consentito all’uomo di diventare ciò che è. (Sim. Pal.)

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In uno dei suoi scritti, sant’Agostino affermò di sapere che cosa fosse il tempo… finché non gli chiedevano di definirlo. Lo stesso potremmo dire del colore. Come il tempo, il colore è il nostro fedele compagno. È con noi dall’istante in cui apriamo gli occhi la mattina all’istante in cui li chiudiamo la sera. Ci circonda in ogni direzione, in una varietà inesauribile. Prendetevi un attimo per passare in rassegna i colori intorno a voi in questo preciso momento: vi garantisco che ce ne saranno troppi per contarli tutti. Ne sperimentiamo la presenza per la maggior parte della nostra vita, così ci soffermiamo di rado a cercare di capirli. Sappiamo che aspetto ha il rosso o il blu, proprio come percepiamo il passare di un minuto o di un’ora. Ma siamo decisamente meno sicuri quando si tratta di spiegarne la natura. In tutta onestà, sapete davvero che cos’è il colore?
Un essere umano in salute percepisce milioni di colori diversi. Su questo fronte, la nostra vista è superiore a quella di tante altre specie. Molti mammiferi non possiedono i coni del terzo tipo, quelli sensibili alle lunghezze d’onda lunghe della luce, dunque non distinguono il rosso dal verde. È risaputo che i tori detestano i mantelli rossi, ma in realtà per loro il rosso è invisibile: a farli infuriare sono i movimenti della stoffa. Tuttavia esistono anche molti animali la cui percezione cromatica è ritenuta superiore alla nostra. Alcuni rettili, anfibi, insetti e uccelli sono dotati di quattro tipi di varie specie di farfalle e piccioni ne hanno cinque. Le api vedono la luce ultravioletta, grazie alla quale scorgono elaborati disegni sui fiori che per noi sono completamente invisibili, mentre i serpenti vedono la radiazione infrarossi, che permette loro di individuare i corpi caldi delle prede da lontano. Gli occhi del gambero mantide contengono addirittura ventuno tipi di fotorecettori, sensibili all’ultravioletto e alla luce polarizzata, anche se non sappiamo fino a che punto il suo cervello di piccole dimensioni sia in grado di sfruttare una simile attrezzatura.
Gli esseri umani suddividono i colori in vari modi. In inglese esistono undici termini cromatici che fanno parte del vocabolario di base – nero, bianco, rosso, giallo, verde, blu, marrone, grigio, arancione e rosa, ma in altre lingue le cose funzionano diversamente. In rosso esistono due termini base per il blu – goluboj per quello chiaro, sinij per quello scuro – e le due sfumature sono considerate del tutto distinte. Molte lingue non possiedono vocaboli specifici per il rosa, il marrone e il giallo, altre indicano con una sola parola sia il verde sia il gruppo. I tiv, una popolazione dell’Africa occidentale, usano soltanto tre termini cromatici essenziali pareti nero, bianco, rosso), mentre alcune comunità non ne hanno nemmeno uno: la tribù Burrara, nel nord dell’Australia, divide l’arcobaleno tra gungaltja (chiaro o vivace) e gugundja (scuro o spento). Il lessico del colore, come il significato del colore, è in gran parte culturale: è dettato dal contesto. In generale, le società nominano solo i colori che ritengono importanti. Gli Aztechi, che avevano un’agricoltura molto sviluppata, possedevano più di dieci vocaboli solo per il verde. I Mursi, pastori di bovini stanziati In Etiopia, hanno undici termini per descrivere il colore delle mucche, ma nessun termine per descrivere il colore di tutto il resto.
Inoltre, i teorici suddividono lo spazio cromatico in colori primari di tipo fisico, percettivo e filosofico. Le formulazioni sono molto variabili, da due (di solito bianco e nero) o tre (come rosso, blu e giallo) fino ai 2.755 individuati dalla Optical Society of America Appunto ma non c’è numero che nel corso della storia si sia rivelato più popolare del sette. Aristotele credeva che esistessero sette colori “semplici”, proprio come Nezami e Isaac Newton. Questi pensatori non arrivarono a tale cifra perché i colori fossero effettivamente sette, ma perché il numero di per sé aveva una valenza speciale. Per Aristotele era un numero intero che spiccava tra gli altri e corrispondeva ai sette gusti e alle sette età dell’uomo. Per Nezami i sette colori erano legati ai giorni della settimana e ai pianeti. Newton scompose la luce bianca in sette sfumature perché credeva nell’armonia dell’universo e perché voleva che combaciassero con le sette note della scala musicale.
© 2023 Bollati Boringhieri editore – Traduzione di Francesca Pe’