ItaliaOggi, 7 luglio 2023
Per Apple la mela è soltanto sua
La Apple contro Guglielmo Tell. Come osa usare una mela che campeggia nel logo della potente società americana? Ma per il momento vince l’arciere elvetico che colpì con una freccia la mela sulla testa del figlioletto che, per me, è il vero eroe della leggenda, o dell’evento storico. L’impresa californiana, colosso con un fatturato l’anno scorso di 400 miliardi di dollari, ha fatto causa all’ente ortofrutticolo svizzero, lo Schweizer Obstverband, che ha come simbolo una mela scarlatta con a destra una croce bianca. Sarebbe troppo simile al marchio della Apple, Apfel in tedesco, anche se nessuno dovrebbe confondere la frutta con i computer.
L’Institut für Geistiges Eigentum (Ige), l’Istituto per la proprietà intellettuale ha dato ragione ai produttori di frutta. Non è finita. Apple vuol far brevettare il suo marchio in Svizzera. Jimmy Mariéthoz, direttore dell’Obstverband, è ottimista anche se l’avversario è ricco e potente: una mela non appartiene a nessuno, sostiene. Come dargli torto? Ma l’associazione non può sfruttare la mela come simbolo per tutti i suoi prodotti, ha sancito l’Ige, dando in parte ragione ai californiani, la mela dovrebbe servire a far propaganda solo alle mele.
La Apple ha fatto ricorso al tribunale amministrativo della Confederazione che dovrebbe avere l’ultima parola, e non si sa come potrebbe andare a finire. Alcuni anni fa, Apple, nella Confederazione elvetica riportò la vittoria contro una società di distribuzione nel cantone di Zug, che sfoggiava una mela rossa sulle fiancate verdi dei suoi camioncini. Il logo poteva confondersi con il marchio della Apple. La vertenza si concluse con un compromesso, e nessuno fu costretto a pagare danni.
La Apple è stata sconfitta in un’altra vertenza in cui era invece imputata: nel 2012 aveva usato l’immagine di un orologio usato come marchio commerciale dalla Ferrovie elvetiche, per far propaganda a un suo computer. La Svizzera come simbolo di precisione e affidabilità. Perse e fu costretta a pagare alle ferrovie una somma mai resa nota, ma di diversi milioni di franchi.
«Siamo sicuri che i giudici saranno ragionevoli», ha detto Mariézhoz, «noi vogliamo solo vendere mele, e sidro, o marmellata di mele, e non pensiamo di fare concorrenza alla Apple. Il nostro mercato è in Svizzera, e in zone di confine, Italia, Francia o Germania. Nei nostri piani non c’è di espandere la nostra attività in California». Una battuta, ma il problema è serio. Le grandi industrie in passato hanno tutelato i propri diritti anche contro piccoli artigiani. Chi ha venduto maschere di carnevale con la faccia di Topolino o Paperino è stato denunciato dalla Disney.
Si deve stare attenti alle definizioni commerciali se non si vuole rischiare una denuncia per truffa. Gli Uffizi hanno denunciato chi si faceva réclame con la riproduzione della Primavera di Botticelli, e il comune di Firenze si è opposto a chi voleva usare la foto del David di Michelangelo. Banalizzare un’opera d’arte è pericoloso, si finisce per metterla in pericolo. Il Bacio di Hayez viene usato per i baci Perugina, e forse la società ottenne a suo tempo il permesso. Monna Lisa appare ovunque, sui foulard e sulle scatole di caramelle.
Si può brevettare un colore? Sembrerebbe di no, invece bisogna stare attenti. Deutsche Telekom ha brevettato il magenta scelto per le sue moderne cabine telefoniche, che un tempo erano gialle. La precisa sfumatura della Telekom è il risultato di una formula chimica tutelata dal copyright. È brevettato il Blue Klein, la sfumatura di blu oltremare usata dal pittore Yves Klein (1928-1962), e sviluppata con Eduard Adam, proprietario di un colorificio a Montparnasse che ancora lo produce in esclusiva, anche se non è mai stato commercializzato su scala industriale. Klein lo usava nelle opere monocromatiche e lo cospargeva sui corpi di modelle nude che si rotolavano sulle tele. I suoi quadri sono affascinanti, ognuno diverso benché sempre in blu.