La Stampa, 7 luglio 2023
Intervista a Mika
«C’è un’onda mediatica che secondo me non rappresenta veramente ciò che gli italiani pensano, né hanno nel cuore, ma visto il momento politico europeo, è un discorso che fa gioco. È superficiale strumentalizzare i diritti civili dell’Italia, che amo e nella quale credo. Ho sempre tanta paura della manipolazione di questa tipologia di discorsi e se lei mi chiede di rispondere alla domanda: come vede l’Italia da artista cosmopolita e sempre in viaggio per il mondo? Dico che non sono italiano ma assolutamente europeo. Ho passaporto americano ma vivo un po’ in America, a Londra, passo tanto tempo in Italia, a Parigi e sono una manifestazione perfetta della nuova idea di Europa».
Mika darà il via domani sera al tour mondiale e per il debutto ha scelto l’Italia, l’Arena della Reggina a Cattolica. Artista poliedrico, capace di una resilienza che gli ha permesso di superare mesi difficili e il cosiddetto blocco dello scrittore, oggi è alla vigilia di un tour importante ma sentito al telefono da Parigi, ha voglia di parlare di Italia, diritti, argomenti personali.
Il mese del Pride ha visto una grande mobilitazione civile, qualche passo in avanti lo abbiamo fatto anche noi italiani, o no?
«Sono stati fatti un sacco di passi in avanti, ci sono i giovani che credono nella libertà e i loro genitori che abbracciano certi diritti. Tuttavia da voi non sono ben rappresentati, certi discorsi politici e mediatici mostrano poco o non abbastanza tutte le facce della medaglia».
Ha spesso raccontato aneddoti che riportano ai suoi anni di scuola. Dice di non aver mai avuto molti amici fra i suoi compagni, ma è mai stato bullizzato?
«Sì, come tanti. Fare bullismo è solo una perdita di tempo e lo dico ai ragazzi: non rende più forti. Ma ci sono tanti tipi di bullismo e nel mio caso è finito quando mi sono messo a suonare il pianoforte per i miei compagni. Cantando ho stabilito contatti con persone con le quali forse non avrei mai parlato e invece si connettevano a me e mi davano peso. Uscivo dal loro immaginario e diventavo un’altra cosa».
Mika, tornando alla sua assenza discografica che ormai dura da quattro anni, si è parlato di blocco dello scrittore. Cosa è successo?
«Mi è successo per la terza volta nella mia vita e quando la ruota si ferma ci sono sempre diversi motivi che bloccano la creatività. C’è stato il Covid e mi sono fermato, ho smesso di fare tv, poi ho ripreso in ben cinque Paesi (Italia, Francia, Canada, Inghilterra e Spagna, ndr) e poi il tour. Il vero problema è stata la morte della mia più grande collaboratrice che era mia madre. Un periodo buio che mi ha accompagnato per un po’ di tempo».
Ha fatto qualcosa per ritrovare la luce?
«Sono andato a letto molto molto tardi e mi sono svegliato e lavorato tanto; mi sono divertito tantissimo, ho ridato il permesso agli altri, agli amici, ai viaggi fatti per divertimento di entrare nella mia vita per perdere un po’ il controllo e vedere che cosa sarebbe successo. Ho ricominciato così a suonare per cinque minuti, che poi sono diventati sette e come un bambino che non vuole praticare sono arrivato a mezz’ora, un’ora. Sono tornato a fare Mika con la mano di mia madre che dal paradiso mi guidava. Quando una persona così importante come la mia mamma se ne è andata ho dovuto capire come non sprecare tutta l’energia che quell’anima mi ha fornito e metabolizzarla per accettarla e riconnettermi con me stesso».
Televisivamente era stato applaudito nella giuria di X Factor e nel 2016 convinse tutti il suo one man show «Stasera casa Mika», ma ormai sono passati sette anni. Basta con la televisione?
«Mi piacerebbe tantissimo tornare a fare qualcosa in Italia, la tv sta vivendo un momento di grandi cambiamenti e la sfida è quella di trovare il programma giusto. Fare tv solo per stare in tv non va bene, è una trappola nella quale sono caduti in tanti».
Il suo ultimo disco, «My Name Is Michael Holbrook», risale al 2019. Ce n’è uno nuovo in arrivo?
«Ho in preparazione non uno ma ben due dischi. Uno è totalmente in francese e lo presento oggi ai discografici a Parigi. Non ho mai fatto un album intero in francese e finalmente ho preso il coraggio. Non sono pezzi che usciranno sull’album in inglese, che uscirà invece nell’estate 2024, ma canzoni pensate apposta per questo pubblico. Del disco in inglese non posso dire molto perché è in fase embrionale».