La Stampa, 7 luglio 2023
Fuga dai bond
Gli Stati Uniti fanno sbandare il resto del mondo. Europa compresa. Gli investitori hanno venduto bond senza tregua, facendone crollare il valore: il rendimento dei Treasury a due anni tocca il massimo dal 2007, sopra quota 5,08%, quello del Bund di pari maturità va al massimo dal 2008. E uno scenario di generalizzata tensione si trasmette anche sugli altri titoli. Dall’azionario alle obbligazioni societarie, aumentando l’incertezza sulla stabilità finanziaria globale, sempre più in bilico.
A incidere sul sussulto di ieri è stato il vibrante mercato del lavoro statunitense, che in giugno ha creato 497 mila posti di lavoro nel settore privato. Il doppio delle stime. Fattore che sosterrà nuovi rialzi dei tassi d’interesse da parte della Federal Reserve, dopo la pausa di giugno. Piazza Affari ha lasciato sul terreno il 2,53%, Parigi il 3,03%, Francoforte chiude a -2,57% e Londra termina in ribasso del 2,17%. E gli occhi sono puntati sull’inflazione, che potrebbe avere un sussulto legato al turismo durante la prima estate fuori dall’emergenza pandemica.
«I dati migliori delle previsioni suggeriscono che ci saranno nuovi aumenti del costo del denaro», suggeriscono gli analisti di Wells Fargo. I quali sono stati sorpresi dalla vivacità dell’occupazione a stelle e strisce, che lascia più spazio di manovra alla Fed di Jerome Powell nel contrasto alle fiammate dei prezzi. «Crediamo che sia solo un effetto temporaneo», affermano gli economisti di Citi. E lo lascia intendere anche Francesco Cuniberti, fondatore della boutique finanziaria Cuniberti & Partners. Il quale fa notare come il mercato del lavoro statunitense sia «ancora forte, dato che il grosso delle assunzioni arriva dal segmento "Leisure and Hospitality (+232 mila occupati in giugno, ndr), mentre scende l’occupazione nel settore manifatturiero». Il mercato, spiega Cuniberti, invia così un messaggio chiaro. «Al di là dello stato di salute dell’economia e del percorso dell’inflazione, un potenziale ulteriore rialzo dei tassi potrebbe aprire a tematiche di lungo periodo che, oltre a non essere apprezzate dai gestori, rischierebbero di minare il fatturato delle principali aziende americane ed europee». E la volatilità potrebbe ripresentarsi in agosto, come fa notare Morgan Stanley in una nota riservata ai clienti istituzionali.
A fine luglio la Banca centrale europea (Bce), salvo sorprese, aumenterà il costo del denaro di ulteriori 25 punti base. Portando quindi il tasso principale a quota 4,25% e il tasso sui depositi al 3,75%. L’impatto delle azioni di Fed e Bce potrebbe essere significativo per i fondi d’investimento. «La reazione del mercato è stata massiccia e contempla nuove strette, anche se bisogna tener conto che turismo e costruzioni stanno sostenendo il mercato del lavoro statunitense», fa notare Kevin Thozet, membro del comitato investimenti di Carmignac.
Il contraccolpo delle notizie giunte dagli Usa si è fatto sentire anche in Italia. Il rendimento del titolo di Stato decennale italiano ha ieri concluso la seduta al quota 4,36%, venti punti base in più rispetto alla giornata precedente. In aumento anche lo spread tra Btp e Bund, allargato a 174 punti base. «Non è una novità che l’Italia sia più vulnerabile di altri Paesi europei», sottolinea un gestore di lungo corso di una banca italiana. «Il problema è capire la direzione delle banche centrali. E non ci sono segnali di una veloce deflazione», rimarcano gli economisti di Jefferies. Un pericolo non solo per l’eurozona, ma anche per gli Stati Uniti.