La Stampa, 7 luglio 2023
Dell’Utri parla di 30 milioni ricevuti da Berlusconi
Quando di mezzo ci sono soldi e Marcello Dell’Utri, inevitabilmente si finisce per pensar male. Adesso che insieme a Marta Fascina e il fratello Paolo Berlusconi, è uno dei tre beneficiari delle donazioni milionarie di Silvio Berlusconi, come si spiega questo lascito? Perché defunto Berlusconi defungono anche gli ultimi eventuali misteri. E Dell’Utri ne è convinto: quei 30, inaspettati, milioni di euro inseriti come "donazione" nel testamento del Cav, sono semplicemente l’ultimo, tangibile segno di un’amicizia sessantennale che ha attraversato il secolo breve e quello attuale cambiando, nel bene o nel male, la storia del Paese. E poi c’è l’età, che incanutisce e rende fragili e sentimentali...
Davvero non aveva mai pensato che Berlusconi avrebbe avuto un ultimo pensiero anche per lei?
«Non mi aspettavo un gesto simile. Nulla, davvero nulla mi doveva e nulla mi sarei aspettato ancora di avere. Così sono rimasto basito, commosso e ancora adesso…»
Come ha saputo del lascito?
«Questa mattina presto (ieri, ndr). Saranno state le sette e mezza ed è squillato il telefono. Era il notaio. Non le dico la mia meraviglia. Ma lui è stato molto sintetico: "Dottor Dell’Utri, l’ho chiamata perché ho il dovere di dirle, prima che lei lo apprenda dalla stampa, che il testatore nel suo testamento ha previsto per lei una considerevole donazione».
E lei?
«Io non ho chiesto nemmeno quanto mi aveva lasciato. Ero letteralmente esterrefatto. Ho chiesto soltanto se c’era una motivazione e quando me l’ha letta mi sono commosso alle lacrime, come adesso…»
Ha già deciso cosa farà di quei soldi?
«Da quello che so è un legato che quindi potrebbe essere vincolante su certe cose. Ora devo sentire cosa dirà il notaio. Può darsi che debba investirli per avere solo un reddito. Vedremo».
Trenta milioni di euro sono una grossa cifra. È il valore della vostra amicizia?
«Sarebbe volgare ridurre un’amicizia come la nostra a un conteggio economico. A parte il fatto materiale, questa è una cosa che sancisce rispetto e valore della amicizia. Io e lui ci siamo dati tutto nell’amicizia. Lui mi ha fatto fare cose straordinarie che non avrei mai fatto se non lo avessi avuto come ispiratore, come mentore».
Ma non era lei il suo stratega?
«Guardi, Berlusconi senza di me sarebbe stato sempre Berlusconi. Io senza di lui non sarei stato quello che sono».
C’è chi pensa che questi soldi siano serviti per comprare il suo ultimo silenzio…
«Tutti i balordi penseranno questo, lo so bene. Sono quelli che non capiscono nulla, che godono nel seminare il male: la verità è un’altra, e sta nei 60 anni di una amicizia vera, solida che ha superato voci e veleni di ogni tipo. In tutto questo tempo sono stato sempre un passo dietro Berlusconi e lui in cambio mi ha illuminato, mi ha dato molto».
Ma anche tolto: lei ha passato ha passato 4 anni in carcere, uno ai domiciliari con una condanna definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa.
«A parte il fatto che aspetto che la condanna venga annullata, ma quello che è successo è niente ormai, la pena l’ho già scontata. E questo non ha certo intaccato la nostra amicizia. Vede, a settembre compirò 82 anni e mi meraviglio come ci sono arrivato, con tutte queste vicissitudini, il carcere, le inchieste. Ultimamente poi…»
Cosa è successo?
«Ora mi sto curando un tumore abbastanza invasivo, con metastasi alle ossa e che viene dalla prostata. L’ho sviluppato quando ero in carcere e lì non me lo hanno fatto curare. Se avessi potuto non sarei arrivato a questo punto. Però ora mi sto sottoponendo a una cura sperimentale per cronicizzare le metastasi. Sembra che funzioni».
Un ricordo della vostra amicizia?
«La nascita di Forza Italia: Martinazzoli, allora segretario della Dc, se ne era appena andato da Arcore senza voler fondare un nuovo Partito Popolare per contrastare i comunisti del Pds. Erano i primi anni ’90. Berlusconi mi venne vicino e mi disse: "Non ha capito niente. Sai che facciamo? Fondiamo noi un partito. Lo fanno tutti, lo facciamo anche noi". L’idea del nome Forza Italia, che non piaceva a nessuno, fu ovviamente sua. E si è visto che successo ha avuto».
Adesso un po’ meno, però. Che futuro avrà Forza Italia?
«Non lo so. Ma so che Berlusconi in un certo senso ha lasciato anche un testamento per Forza Italia, con delle regole scritte che credo si stiano rispettando al di là dei contrasti interni che ogni tanto emergono»
Lei ha avuto comunque sempre tanti soldi da Berlusconi. La villa sul lago di Como per esempio venne pagata cara dal Cavaliere…
«Guardi, anche quella è un storia da riscrivere. Io l’ho venduta a 21 milioni e la procura di Palermo disse che Berlusconi me l’aveva pagata a prezzo esorbitante e che valeva la metà. Aprirono perfino un procedimento. Ebbene, pensi che qualche anno dopo Berlusconi rivendette quella villa a dei russi facendosela pagare ben 28 milioni. Al punto che suddivise con me il surplus di guadagno. Questo per farle capire la sua generosità. La Procura di Palermo chiuse il procedimento di corsa».
Marta Fascina ha avuto addirittura più di tre volte tanto lei. Che ne pensa?
«Credo sia stato un gesto giustissimo e bellissimo, lei è stata davvero dedita a Berlusconi in maniera impressionante, mai visto una donna così innamorata del presidente. Lui me lo diceva: lei mi ha amato come nessun altro. E poi credo che lei abbia fatto una cosa bellissima soprattutto: ha riunito una famiglia che ultimamente era un po’ distante. Lei è stata fantastica, non c’è cifra che possa ripagare questo grande afflato che lei ha costruito intorno a lui».
Quando aveva sentito l’ultima volta il Cavaliere?
«Tre giorni prima che entrasse in ospedale. Era lucidissimo, stava mettendo per iscritto le regole per la fondazione di Forza Italia. Mi disse: "Ho pensato che tu potresti prendere di nuovo un incarico nel partito, fare la selezione dei candidati alle prossime elezioni, tu sei bravo a scegliere persone giuste"».
Gliel’ha detto a Tajani?
«No… Ma lui andrà avanti per conto suo, comunque se vuole una mano sa che da me potrà averla sempre, è un amico e si sta comportando bene, anche lui era affezionato a Berlusconi. Che di lui diceva: "Tajani è uno che non sbaglia"».
Cosa succederà nel futuro della dinastia?
«Ho sentito i figli: sono stati fantastici, riuniti come non era mai successo prima, sono legatissimi e non c’è pericolo che possano litigare, non ci saranno diatribe come in altre famiglie. Glielo garantisco».
Lei invece, neo milionario, cosa farà?
«Io sto studiando, mi sono iscritto all’università di Bologna alla facoltà di storia e questo mi impegna e poi mi occupo come sempre della biblioteca di via Senato a Milano e sto costituendo una grande biblioteca siciliana nella Valle dei Templi. Sarà il mio dono e anche quello del mio amico Silvio per Agrigento Capitale della Cultura 2025. Sarà pronta per quella data e quando l’inaugureremo sarà un bell’evento».