Avvenire, 6 luglio 2023
Vivere in cima a una colonna
Le colonne alle quali si riferisce il titolo del libro Colonne di fuoco. Simeone il Vecchio, Daniele, Simeone il Giovane e altri santi stiliti, curato da Michele Di Monte per le Edizioni Monasterium (pagine 253, euro 19,00) sono quelle in cima alle quali trascorsero buona parte della loro vita alcuni uomini, denominati appunto stiliti, come si legge nel sottotitolo del volume.
In greco colonna si dice stylos: di qui l’appellativo a cui si è fatto cenno. Dunque, nell’Oriente cristiano vissero non pochi asceti che scelsero questa forma estrema di testimonianza della fede in Gesù. Il primo fu il siriano Simeone lo Stilita, morto nel 459, l’esempio del quale spinse altri eremiti a praticare lo stilitismo. La colonna, sulla cui cima una balaustra metteva al sicuro lo stilita da cadute accidentali, era composta di tre parti: una serie di gradini alla base, il pilastro vero e proprio e, al vertice, lo spazio recintato, solo in qualche caso protetto da una tettoia. È facile immaginare quali privazioni e sofferenze comportasse il vivere in quelle condizioni; eppure è noto che gli stiliti furono quasi tutti longevi. Teodoreto di Ciro, autore della Vita del nostro santo padre Simeone stilita il Vecchio, ci informa che Simeone entrò in monastero non ancora adolescente, manifestando subito una forte propensione al rigore e alla mortificazione, tanto da prendere cibo una sola volta alla settimana e da imporsi il cilicio.
Allontanato dal cenobio, trascorse alcuni anni tra mortificazioni e digiuni. La fama della sua santità si diffuse rapidamente e numerosi erano i pellegrini che si recavano da lui anche soltanto per sfiorarne la povera veste. Ciò lo spinse a erigere una colonna dalla cui vetta, ove trascorreva le giornate nella preghiera, predicava e operava miracoli e guarigioni, inducendo molti a convertirsi. Anche Simeone stilita il Giovane, originario di Antiochia, che visse tra il 521 e il 592, godette di una straordinaria notorietà sin da bambino: a sette anni manifestava già una grande saggezza ed eccezionali poteri taumaturgici.
Ancora ragazzo si fece costruire una colonna sulla quale salì mentre venivano cantati inni e recitate preghiere. Dopo varie vicende, ordinò la costruzione di un monastero e nel 551 prese posizione su di una nuova colonna eretta al centro dell’edificio.
Davvero sorprendente è il fatto che questi uomini parteciparono attivamente agli accadimenti politici e ecclesiali del loro tempo, influendo spesso in modo assai incisivo sul loro svolgimento.
Dinanzi alle figure dei santi stiliti non si può non rimanere sconcertati. A questo riguardo risultano illuminanti queste parole di Teodoreto di Ciro a proposito di Simeone il Vecchio: «Io credo che egli non abbia fatto questa scelta senza una particolare ispirazione di Dio.
Esorto perciò i cristiani a frenare la loro lingua e a non usarla sconsideratamente, ma a pensare piuttosto che spesso il Signore suggerisce cose del genere per il bene degli uomini pigri». Molto belle sono anche le considerazioni sugli stiliti del santo cardinale John Henry Newman, che afferma: «Erano non dei semplici fantasmi di uomini, rozzi e volgari (…) ma uomini di solida virtù e degni del nome cristiano; uomini che si mortificavano non senza uno scopo preciso, il chiaro proposito di diventare buoni, spirituali, semplici, modesti, umili e piccoli, e che riuscirono nell’impresa»