La Stampa, 6 luglio 2023
Nell’estate dei prezzi alle stelle crolla il mito dei voli low cost
Durante la globalizzazione, il mondo era tenuto assieme dalle cosiddette CGV, ossia le “catene globali” del valore. Molte di queste catene si rivelano oggi arrugginite, rigide o comunque inadatte al nostro modo di vita in rapidissima trasformazione.
La più recente ad aggiungersi all’elenco delle catene globali deteriorate è quella del trasporto aereo: i numeri parlano da soli. Non solo le tariffe “low cost” hanno subito aumenti stimati nel 30-50 per cento ma, pur con le tariffe ai massimi, la puntualità è ai minimi, tanto da indurre Eurocontrol, l’ente che sovrintende ai voli nello spazio aereo europeo, a lanciare un nuovo allarme – dopo quello di aprile – sulle difficoltà della prossima stagione.
I motivi sono un concentrato dei malesseri mondiali: la guerra ucraina ha costretto a modificare molte rotte e una decina di giorni fa una grande esercitazione aerea della Nato ha fortemente ridotto lo spazio aereo usufruibile sulla Germania. In questi cieli più affollati si è verificato un “aumento delle turbolenze in aria limpida” provocate dai mutamenti climatici e veri propri uragani atipici, come quello che ieri ha portato alla cancellazione di circa 400 voli all’aeroporto olandese di Schiphol a causa di Poly, un uragano mai visto prima in questa stagione.
Dall’altra parte dell’Atlantico le cose non vanno meglio, con 4-5mila voli cancellati nei giorni precedenti il 4 luglio, “l’Independence Day”, tradizionale giorno di riunione delle famiglie americane in memoria della Dichiarazione dell’Indipendenza del 1776: un segnale su quanto poco possa valere la nostra indipendenza.
Il numero medio di persone in volo nel mondo in qualsiasi momento viene stimato in circa mezzo milione, chiaramente un fenomeno di massa che, oltre al clima e alla politica, chiama in causa soprattutto l’organizzazione delle linee aeree e degli aeroporti che presenta una durissima scarsità di personale. Non solo nei servizi ai passeggeri negli aeroporti e a bordo, ma anche e soprattutto per quanto riguarda piloti e tecnici addetti ai rifornimenti: una conseguenza degli anni della pandemia, durante i quali le compagnie licenziarono alla grande personale divenuto sovrabbondante. Le stesse compagnie continuano nella pratica di vendere più biglietti di quanti siano i posti disponibili, il cosiddetto “overbooking”, basata sulla constatazione che c’è sempre qualcuno che all’ultimo momento non si presenta all’imbarco. Quando sbagliano i conti, i passeggeri in eccesso ricevono scuse – talvolta molto frettolose – e vengono imbarcati su un volo successivo.
Durante la pandemia, i sussidi alle compagnie aeree sono talvolta stati giganteschi. Gli Stati Uniti hanno deliberato aiuti di ben 54 miliardi di dollari alle loro compagnie aeree, da restituire a tassi di interesse bassi e in tempi lunghi. Nell’aprile-maggio 2020 Lufthansa venne ricapitalizzata dal governo tedesco con ben 6 miliardi, ai quali si aggiunse una garanzia su un prestito di altri 3 miliardi; questo non ha impedito un forte calo del livello del servizio, un tempo esempio da manuale, con lunghissime code di passeggeri stanchi ai banchi della compagnia con frettolose spiegazioni per le coincidenze perdute.
Sempre in piena pandemia, ossia nel 2021, Air France venne ricapitalizzata con 4 miliardi di euro, il che ha portato il governo francese a detenere quasi un terzo del capitale. Più bassi (2 miliardi di sterline) risultano i sussidi britannici a British Airways, che però gode di esenzioni fiscali molto consistenti sul costo del carburante. Tutto ciò spinse Ryanair – uno degli “outsider” in concorrenza alle vecchie “compagnie di bandiera” – a un’azione legale che l’ha vista vittoriosa tre anni più tardi. Stesso risultato è toccato ai ben minori aiuti di stato italiani (130 milioni) alle compagnie aeree dotate di licenza nazionale, mentre la stessa Ryanair venne esclusa. Questi sussidi hanno suscitato l’ira dei “verdi” in quanto sono considerati un incoraggiamento a inquinare e hanno indotto a una timida sperimentazione con nuovi tipi di carburante.
In ogni caso, alla confusione generale degli aeroporti, che i passeggeri stanno sperimentando praticamente in tutto il mondo, si aggiunge la confusione dei sussidi, miranti soprattutto a tenere in vita le società, a “tappare i buchi”, a rammendare le smagliature. Soprattutto nell’attuale situazione post-Covid, si potrebbe dire che le società cercano prima di tutto di “far soldi”, di rimanere a galla, ma è difficile scorgere veri piani a lungo termine, anche da parte di enti internazionali.
Su trasporti aerei affidabili, a prezzi abbordabili quanto meno dal cittadino medio, si gioca uno degli aspetti non trascurabili del nostro futuro. Il sistema “puro” di mercato ha dimostrato di non saper reggere allo shock che possiamo definire “pandemia+clima+guerre”; di vivere alla giornata; e generalmente di non aver ancora prodotto quelle innovazioni “fondamentali” che, in definitiva, ne giustificano l’esistenza. I governi non si sono comportati in maniera migliore ed essi pure hanno reagito in maniera istintiva alle emergenze e poco o nulla di più. E i passeggeri? Parafrasando Shakespeare, possono dire che “questo è l’inverno del nostro scontento” e ricordarsi che oltre che passeggeri sono anche, e soprattutto cittadini. E anche elettori.