La Stampa, 6 luglio 2023
Intervista a Bianca Berlinguer
Al centro della bufera mediatica, Bianca Berlinguer vive l’ineluttabile conseguenza delle sue decisioni con un certo divertito fastidio. Via dalla Rai, un futuro immediato su Mediaset, ha scatenato la ridda di supposizioni e di dietrologie. Troppe inesattezze, troppa attenzione per quella che in fondo dovrebbe essere una normale scelta professionale, una legge del mercato che cambia. Per Bianca Berlinguer, di contro, troppi ricordi legati a viale Mazzini. Come strapparsi il cordone ombelicale, confida. Lasciare il noto per l’ignoto può essere una piacevole incognita che vivifica persona e lavoro. O un terribile rischio. E lei, dopo settimane di assedio e di silenzio, ne parla con noi per la prima volta.
Berlinguer, perché e quando ha deciso di lasciare la Rai che l’accolse giovanissima?
«Già da tempo mi sentivo isolata, un’estranea nella mia stessa famiglia. Assenza di quella comunanza di intenti che ti porta a lavorare bene e tranquillamente. Costretta a parare colpi, sempre da sola con il mio gruppo di lavoro. Tollerata e non coinvolta».
Che cosa di preciso l’ha fatta sentire non appoggiata?
«Un insieme di situazioni: per un anno intero hanno allontanato Mauro Corona, una figura importante per la mia trasmissione. Si trattava anche di una questione di principio: è impensabile interferire così pesantemente con l’identità di Cartabianca senza il mio accordo. L’ex ad Carlo Fuortes lo reintegrò e gliene sono ancora grata e poco tempo dopo scoppiò il caso Alessandro Orsini e anche allora ho dovuto sostenere una battaglia in Rai perché si può non condividere il suo pensiero ma le sue posizioni hanno tutto il diritto di essere rappresentate perché corrispondono a una fetta dell’opinione pubblica nazionale».
Questi episodi risalgono a parecchio tempo fa e lei lascia oggi...
«Ho subito tutto questo fino a quando un mese fa mi sono resa conto che nulla sarebbe cambiato davvero e che tutte le promesse e le garanzie rispetto al ruolo e allo spazio affidati dalla Rai alla mia trasmissione erano prive di fondamento. Una spia molto significativa si trovava nel fatto che, per l’ennesima volta, mentre tutte le reti proteggono i loro prodotti con un lavoro di squadra e con la massima solidarietà interna, ogni martedì scoprivo che su La 7, la trasmissione mia concorrente, era affollata di volti noti della Rai. Tutto questo conferma quanto poco il tuo editore tenga a te».
Non sarà, come è stato scritto, che lei mal sopportava la concorrenza interna di programmi che pescavano tra il suo stesso pubblico? Le Belve di Francesca Fagnani su Rai2, tanto per non fare nomi?
«Ma figuriamoci, sciocchezze, di questo abbiamo riso al telefono, lei e io. Sono piccinerie che non ci appartengono. Non si lascia la Rai dopo 34 anni per 5 puntate di una collega peraltro molto brava come Fagnani».
Però quando l’ad Rai ha saputo della trattativa con Mediaset l’ha subito chiamata per trattenerla, vero?
«Roberto Sergio, che ha dimostrato di essere un gran signore, è intervenuto quando la situazione era già compromessa, appena 48 ore prima della presentazione dei palinsesti. Quando già avevo preso in seria considerazione l’ipotesi molto dolorosa dell’addio. Sono cresciuta in questa azienda, a cui mi sento ancora legatissima nonostante la rottura del rapporto sentimentale».
Che cosa l’ha maggiormente addolorata?
«Dover lasciare tante persone che sono state preziose e indispensabili per la mia vita e per la mia carriera: tutto lo studio, la mia regista, i miei inseparabili amici Patrizia e Luca a cui devo tanto della mia immagine televisiva. E la proposta Mediaset è arrivata proprio quando mi rendevo conto che il rapporto con la direzione della Rai non era più ricucibile. Tutto sommato ho avuto la sensazione di aver risolto loro un problema andando via».
È stato scritto che tra i motivi che l’hanno spinta all’addio ci fosse anche il fatto che lei avrebbe voluto il programma di Marco Damilano Il cavallo e la torre ma non le era stato possibile ottenerlo. È vero?
«Nulla di più falso. Quella striscia d’informazione mi era stata offerta da Fuortes già un anno fa e già allora dichiarai il mio disinteresse».
Martedì sera sono stati presentati i palinsesti Mediaset e Pier Silvio Berlusconi ha detto: «Dalla prossima stagione avremo su Rete4 una giornalista del cui arrivo sono felice. Bianca Berlinguer. Penso che possa far crescere il peso della nostra rete. Ho conosciuto una persona con la quale si è instaurato un rapporto vero e di fiducia e siccome voglio che le mie reti parlino in maniera trasversale il più possibile, ritengo che lei sia la persona giusta». Che farà a Mediaset?
«La serata di martedì e anche uno spazio quotidiano alternato con Nicola Porro. So bene quale cambiamento, anche di pubblico, dovrò affrontare, e questo ovviamente mi preoccupa, i rapporti da ricostruire con i miei ascoltatori, ma ho piena fiducia nelle rigorose garanzie che mi sono state assicurate da Mediaset. E poi mi trasferirò con il mio gruppo e questo mi tranquillizza».
Lei ha trattato proprio con Pier Silvio, lo conosceva già?
«Non ci siamo mai incontrati ma in questi giorni ci siamo sentiti più volte per telefono. I primi incontri li ho avuti con i dirigenti di Mediaset Mauro Crippa e Andrea Delogu. Ho trovato Berlusconi molto concentrato sulle sorti dell’azienda, attento ai dettagli e sinceramente interessato a dare un segnale di innovazione. È chiaro che vuole tentare nuove strade. E le scelte recenti lo confermano».
Molti hanno detto che Berlinguer da Berlusconi sembra quasi una bestemmia, la figlia di Enrico, iconica figura di sinistra dal figlio di Silvio, il cavaliere. L’impressione strana c’è...
«Io ho 63 anni, quando mio padre è morto ne avevo 24. L’anno venturo saranno 40 anni. E credo di poter rivendicare il diritto di essere valutata per quello che sono e per quello che faccio. Sono consapevole e felice di portare un cognome ancora oggi tanto amato. Un dono della vita essere stata sua figlia. Un’eredità onerosa che vivo con orgoglio. Ma poi come tutti devo essere chiamata a rispondere di ciò di cui solo io sono responsabile».
Nessuna abiura?
«Ma per carità. Sono una donna di sinistra e lo sarò sempre. Anche se sono stata attaccata più dalla sinistra che dalla destra. Devo molto all’ex direttore generale Campo Dall’Orto che mi ha dato la possibilità del programma quotidiano e poi di Cartabianca settimanale, nonostante le disposizioni ostili di Matteo Renzi. Ogni tanto accade che si trovi un dirigente che guarda prima alla qualità del prodotto e solo dopo all’etichetta che porti. Lo ha fatto Campo Dall’Orto, infatti durò poco e pure Sandro Curzi che veniva dal PCI e che fece uno splendido Tg3».
Ottimo rapporto diretto con Pier Silvio ma Silvio Berlusconi lo aveva mai incontrato?
«Lo avevo intervistato al Tg3 poi a Cartabianca e dopo qualche istante voleva già andarsene perché gli chiedevo risposte rapide. Riuscii a trattenerlo. Quando ero direttore del Tg3 lui era Presidente del Consiglio. Era prevenuto, al Tg veniva malvolentieri. Invece a Cartabianca l’ho visto molto più disponibile». —