La Stampa, 6 luglio 2023
Meloni solidale finché il governo non ne risente
Adesso che Santanchè ha parlato pronunciando la sua autodifesa e che i 5 stelle hanno presentato la mozione di sfiducia personale nei suoi confronti (se non altro, per vedere di nuovo il Pd sottomettersi a una loro iniziativa), la domanda che pende sul capo dell’"imputata”, in questo ennesimo “processo politico”, è la seguente: oggi come nel 1993, a trent’anni da Tangentopoli, un ministro deve dimettersi appena riceve l’avviso di garanzia, o può resistere, contando sulla propria maggioranza?
Intanto Santanchè nega – “ad ora” – di aver avuto alcuna comunicazione giudiziaria (anticipata ieri mattina dal “Domani” e confermata in serata). E poi si attesta sulla linea già fissata dalla premier Meloni: si dimetterà se sarà rinviata a giudizio, qualora insomma la magistratura ravvisi la necessità di sottoporla a processo. Al Senato, sia sul banco dei ministri, sia in aula, la solidarietà ufficiale del destra-centro non è mancata. Ma si sa che quella della Lega è tiepida (anche se Salvini, in materia di migranti, è passato per vari procedimenti quando era ministro dell’Interno e ha potuto essere nominato alle Infrastrutture restando in attesa di sentenze). L’aspetto più delicato riguarda la tenuta di Fratelli d’Italia, partito che ha al suo interno una consistente anima manettara, e che non sempre ha guardato con simpatia la rapida ascesa di Santanchè al governo (con Berlusconi non era mai andata oltre il sottosegretariato), senza avere alle spalle una lunga militanza nella destra-destra. Se nella maggioranza si può intercettare qualche striatura di dubbio, le opposizioni sono apertamente divise. Conte ha messo per primo la firma sotto una mozione di sfiducia personale, sulla quale il Pd non a caso ha indugiato, sapendo che il primo effetto di questa mossa solitamente è quello di ricompattare la maggioranza. In conclusione: i precedenti, anche recenti, insegnano che a decidere la sorte di un ministro è sempre il presidente del consiglio. Prima o dopo l’avviso di garanzia o il rinvio a giudizio e sempre sulla base di valutazioni politiche che tendono ad evitare che gli strascichi del caso si riflettano sul governo. Finora Santanchè può contare sulla solidarietà piena di Meloni, contraria al contraccolpo di eventuali dimissioni. Il resto si vedrà. —