Corriere della Sera, 6 luglio 2023
Il giorno più caldo di sempre
Esistono fatti di cronaca che vanno contati e altri che vanno pesati: quello del 3 e del 4 luglio è da pesare. I due giorni appena trascorsi sono stati quelli con la temperatura media più alta sulla superficie dell’intero pianeta Terra da quando la rileviamo con strumenti affidabili (più o meno l’inizio del Novecento): lunedì 3 luglio passerà alla storia come il giorno in cui è stata infranta per la prima volta la barriera dei 17 gradi Celsius in media, precisamente 17,1. Il precedente record non era lontano: basta tornare con il calendario al 24 luglio del 2022 quando questa speciale colonnina di mercurio globale si era fermata giusto una frazione di grado prima: 16,92. A riprova che il 17 porti sfortuna, martedì è arrivato subito un ulteriore ritocco del dato di lunedì: 17,19 gradi.
Siamo ormai abituati e forse anche un po’ annoiati dai record: l’estate più calda; la giornata più torrida mai registrata in Italia, il record del termometro nella Valle della Morte, in California. Anzi. Essendo quella del 3-4 luglio una temperatura «media» potremmo anche mettere la testa sotto la sabbia e rifugiarci dietro il famigerato pollo di Trilussa: alla fine c’è chi ne ha mangiati due di polli e chi zero. Le medie sono un esercizio algebrico, una sorta di magia matematica che fa emergere un numero virtuale che non c’è, se non per caso, in nessun luogo del mondo. Ma è proprio questo il motivo che preoccupa gli scienziati del clima: 17,1 è il numero che mette insieme le temperature record fatte registrare in questi giorni in alcune aree come la Cina, quelle del fenomeno (secolare) di El Niño in piena azione, ma anche l’inverno in corso dell’Antartide.
È un fatto di cronaca che pesa, perché è il risultato di uno straordinario sforzo collettivo di decine di migliaia di istituti, scienziate e scienziati, centraline, sonde, satelliti per raggiungere i poli, gli oceani o i luoghi non monitorati in Africa o in Siberia.
Tra i ghiacci
I carotaggi in Antartide: aumenta la CO2, responsabile
del cambiamento
Una di queste scienziate è Marina Baldi, climatologa del Cnr, seconda la quale questo «è il vero campanello d’allarme, molto più importante di fenomeni estremi che però possono avere natura locale». È come avere a disposizione un enorme termometro per il pianeta. E ci sta dicendo che la Terra sta poco bene. «17 gradi potrebbero sembrare non molti» spiega Baldi. «Ma questi numeri ci dicono che in effetti c’è qualcosa che non va perché in genere la temperatura media che misuriamo sulla Terra in una giornata si muove tra i 12 e i 17 gradi. Se invece calcoliamo la temperatura media della Terra nell’arco di un anno il valore si attesta sui 15 gradi, perché chiaramente ci sono i mesi invernali ad avere un peso. La registrazione di un dato medio sopra i 17 gradi, nonostante i poli, vuole dire che abbiamo raggiunto in molte zone temperature mai viste finora».
Dunque questo record non va confuso con i tanti che siamo abituati a sentire. Come la temperatura massima mai registrata in un singolo luogo che fino a poco fa pensavamo fosse quella intercettata in Libia (58 gradi) ma che adesso è stata rielaborata da un gruppo di studiosi che ha concluso che non fosse reale. Il valore massimo è quello della Death Valley, in California: 56,7 gradi. Questi sono gli estremi, come la temperatura fatta registrare in Sicilia nel 2021 con 48,8 gradi, record europeo. O, ancora, la Siberia del 2020 che aveva superato i 38 gradi. «Il valore medio – conclude Baldi – ci dà un’indicazione anche della velocità del cambiamento climatico e del riscaldamento globale».
I fenomeni naturali come El Niño che, come ricorda Baldi, era conosciuto da secoli dalle popolazioni locali che notavano come ogni 2-5 anni la pescosità del Pacifico crollasse costringendole alla fame, si sommano alle conseguenze dell’attività antropica. Di cui ormai c’è certezza: i carotaggi nei ghiacci dell’Antartide hanno mostrato come dall’era industriale sia iniziata una concentrazione crescente dell’anidride carbonica, la CO2, e degli altri gas serra. Il 4 luglio 2023 è un giorno destinato a non essere cancellato dalle cronache terrestri del climate change. E intanto da oggi si profila per l’Italia, dal fine settimana, l’arrivo di un’ondata di caldo provocata dall’anticiclone africano.