Corriere della Sera, 6 luglio 2023
Santanché si difende
Monica Guerzoni
Rimbalzano però nella maggioranza le voci di rimpasto
ROMA Quando anche il secondo e ultimo applauso si è spento, Daniela Santanchè fila via nei corridoi di Palazzo Madama per abbracciare il figlio Lorenzo, che ha assistito all’autodifesa della madre davanti alla tv in una stanza del Senato, perché lei non ha voluto «darlo in pasto alla stampa». Negli stessi minuti, i senatori che sciamano via dall’Aula si interrogano su quelle parole sibilline lasciate cadere dalla ministra del Turismo, con lo sguardo puntato verso la sinistra dell’emiciclo: «Mi fa sorridere che le critiche più feroci vengano da molti che in privato hanno tutto un altro atteggiamento nei miei confronti e che a volte vanno anche con piacere nei locali di intrattenimento che ho fondato... Mi fermo qui, per carità di Patria».
Allusioni, insinuazioni che non sono state certo al centro della tanto attesa informativa al Senato, ma che hanno acceso la curiosità dei parlamentari. A chi si riferiva? A sentire i colleghi di FdI la ministra ha voluto scagliare qualche sassolino appuntito contro esponenti del Pd, che amerebbero accomodarsi sotto le tende arabe del Twiga di Forte dei Marmi. Ma c’è anche chi, tra la buvette e il salone Garibaldi, assicura che in passato parlamentari di ogni colore abbiano implorato l’editrice di Novella Duemila di non pubblicare qualche foto imbarazzante. Santanchè non fa nomi: «Sono una signora, chi voleva capire ha capito». Ma nemmeno smentisce: «Sarebbe un elenco lunghissimo, non resterebbe fuori nessuno».
Ore 15, la partenza è al contrattacco: «Sono qui per difendere il mio onore e quello di mio figlio». La ministra denuncia una «campagna di vero e proprio odio» nei suoi confronti, poi si appella alla maggioranza perché fermi «l’imboscata» di cui si ritiene vittima: «È accaduto qualcosa che dovrebbe allarmare tutti voi. Affermo sul mio onore che non sono stata raggiunta da alcun avviso di garanzia. Ma stamattina (ieri per chi legge, ndr) il quotidiano Domani afferma che sarei indagata, sia pure segretamente». Una cosa «gravissima», che per lei fa finire «in subordine» le denunce di Report rilanciate dalle opposizioni.
Parla oltre mezz’ora, con i ministri intorno e l’amico Ignazio La Russa sullo scranno più alto, che sarà citato nel discorso per un «intervento professionale amichevole» del suo studio legale. Ora fa la vittima, ora esalta «con orgoglio» la Santanchè imprenditrice che per salvare le sue aziende «ed estinguere tutti i debiti, in primo luogo fiscali», ha impegnato tutto il suo patrimonio: «Mi aspettavo un plauso...». Giura che mai si è appropriata di nulla, mai ha abusato delle sue posizioni apicali nelle aziende, mai ha avuto favoritismi e rivendica di aver avuto coraggio: «E poi chi fa può sbagliare». Gli stipendi d’oro? «Da Ki group ho incassato 27 mila euro lordi in tre anni». La dipendente di Visibilia Spa che avrebbe percepito la cassa Covid a sua insaputa, mentre continuava a lavorare? «Non ha mai messo piede in Visibilia dalla sua entrata in Cig», eppure la società «ha preferito sanare la posizione». Il finale è a effetto, con Santanchè che si dice «felice, mi piace quello che vedo quando mi guardo allo specchio», si sofferma «sulle mie case, le amicizie, i nomignoli» e nega di dover pagare 43 multe per sosta vietata: «Multe di competenza dell’Arma dei carabinieri a cui ho dato in comodato gratuito una mia vettura (una Maserati, ndr) per non gravare sulle auto di scorta di proprietà statale».
I 5 Stelle presenteranno la mozione di sfiducia individuale, grideranno «dimissioni, dimissioni!», ma per lei lo scandalo non è che una ministra sia indagata, ma che lo venga a sapere da un giornale: «È una vergogna, uno schifo... Queste sporche, schifose pratiche... Ma vi chiedo, è un Paese normale quello in cui un giornalista può scrivere che conosce cose a suo dire secretate dalla magistratura e ignote all’interessato e ai suoi avvocati?». E qui mostra il certificato (pulito) dei carichi pendenti, ma l’Aula resta fredda. L’applauso non scatta nemmeno dai banchi della destra. Nel pomeriggio fonti della Procura di Milano faranno sapere che l’iscrizione nel registro degli indagati «per bancarotta e falso in bilancio su Visibilia, il gruppo da lei fondato», non è più secretata.
La notizia agita la maggioranza, i senatori sono ancora in Aula quando inizia a rimbalzare la tentazione di un rimpasto di governo che Giorgia Meloni, ieri in missione in Polonia, avrebbe in mente di avviare dopo le Europee. Qualcuno azzarda un paio di nomi in bilico, da Pichetto Fratin a Locatelli, ma la poltrona che oggi più balla è proprio quella di Santanchè. Le fonti di governo si dividono, c’è chi assicura che la premier proverà fino all’ultimo a salvarla e chi teme che l’abbia già «mollata». Eppure lei continua a mostrarsi tranquilla. La mozione di sfiducia? «Bene! L’opposizione fa l’opposizione». L’imbarazzo tra i ministri? «Io ho visto compattezza e solidarietà. Una vicinanza umana che mai mi sarei aspettata». Anche da Salvini? «È stato molto carino e così Tajani e Piantedosi, non ho visto un solo ministro freddo». E Giorgia Meloni? «Una donna straordinaria».