Avvenire, 5 luglio 2023
Che cos’è l’induismo
L’induismo è plurale, inclusivo e non contiene un nucleo dottrinale. Contrariamente alle religioni abramitiche, l’induismo non ha un’origine, un profeta, un Dio, un libro o un dogma condivisi da tutti gli induisti. L’induismo è simile a migliaia di altre religioni dette “indigene”, che per secoli si sono sviluppate in un certo posto e in una certa cultura. Come nelle altre religioni indigene, il sacro e il profano, il naturale e il sovrannaturale, la religione e la cultura sono indistinguibili, inseparabili e interconnessiLo stesso termine “induista” non appare neanche nelle decine di scritture religiose afferenti all’induismo. Il termine è stato formulato da stranieri per definire gli abitanti del subcontinente indiano. Sono stati poi i colonizzatori britannici a dividere gli indiani in due gruppi religiosi principali: i musulmani e i non musulmani. Chiamarono quest’ultimo gruppo “hindu”, come era stato fatto dagli stranieri precedenti. L’arrivo dei britannici con la loro dominazione ha provocato una crisi conoscitiva nel pensiero religioso indiano. In effetti, il complesso delle conoscenze tradizionali non consentiva la comprensione delle trasformazioni dell’India britannica del XVIII e XIX secolo. I riformatori religiosi sia induisti sia musulmani hanno quindi cercato di elaborare un nuovo sistema di conoscenze per confrontarsi al loro presente. Inoltre, l’espansione dell’educazione all’occidentale rese il dibattito più esteso e contribuì alla discussione di fonti che prima venivano accettate senza obiezione. Questa svolta contribuì al rinascimento del pensiero politico indiano. La nuova generazione di pensatori riteneva che la società dovesse cambiare e adattarsi, mantenendo però la specificità della sua cultura e civiltà, oggetto di orgoglio. Ci fu una combinazione teorica e ideologica complessa tra l’accettazione e il rigetto della modernità e della civiltà occidentale. Questo periodo di rinascimento induista accese l’interesse della classe media, educata all’occidentale, per l’India antica: sul piano del linguaggio e della letteratura, della storia e della mitologia, e delle scritture induiste.
Il rinascimento induista conobbe due fasi. Nella prima, i riformatori si concentrarono sulla riforma sociale, culturale e religiosa, senza un’agenda politica. Cercavano di elevare e “ringiovanire” la società, in particolare tramite l’educazione, e di sradicare i mali sociali che secondo loro affliggevano le comunità indiane da secoli. Erano meno interessati a una lotta concreta di decolonizzazione o a un posizionamento nell’arena politica. Inoltre, le altre comunità religiose non venivano stigmatizzate. La seconda fase del rinascimento iniziò verso 1870. Il cambiamento fu graduale ma profondo. Il conservatorismo religioso ebbe la meglio sulle impostazioni progressiste e le riforme furono derise, non dagli induisti ortodossi e poco istruiti, ma da quelli educati all’occidentale. Una parte rilevante di questi abbracciò la tradizione. Le traduzioni dei testi indiani antichi, le ricerche della Asian Society e l’educazione occidentale, da una parte, e il razzismo e lo sfruttamento coloniale, dall’altra, suscitarono un orgoglio nazionale, connesso alla civiltà indiana e induista. Fin dal suo emergere, questo nazionalismo comunitario era caratterizzato da conservatorismo, da un pensiero reazionario, da odio e dalla violenza. Non era soltanto antibritannico, ma anche ostile nei confronti dei musulmani.
Questi sviluppi contribuirono a evidenziare due questioni che separavano gli induisti dai non induisti, ossia il vegetarianismo e l’odio per i mangiatori di carne bo anche se questi due aspetti non erano costitutivi dell’induismo originario. In effetti, nonostante i numerosi inni che lodano le vacche e altri animali, i veda menzionano decine di eventi in cui queste creature vengono sacrificate e mangiate, anche da dèi vedici come Indra o Agni, a celebrazione della loro gloria e per la preservazione della vita. Anche dopo, per secoli, i sacrifici dei bovini continuarono, e mangiare la carne bovina non era considerato un atto reprensibile. Fu soltanto dopo l’apparizione del buddismo e del giainismo nel VII secolo a.C. che l’ahimsa (la non violenza) fu adottata dai brahmani.
Tuttavia, l’ahimsa non fu allora associata al vegetarianismo. I movimenti di protezione delle vacche cominciarono a organizzarsi nel Punjab dopo il 1870 e si diffusero nelle altre regioni del Nord e dell’Ovest dell’India. Scontri violenti che opponevano indiani e musulmani ebbero luogo in quei decenni. Mentre le divisioni tra le due comunità si allargavano, cominciò a emergere una nazione induista, in opposizione alla nazione indiana secolare sostenuta dal Partito del Congresso, e acquisì sempre più potere. La protezione di Gau-Mata (la Madre-Vacca) diventò una questione emotiva intorno alla quale gli induisti si poterono unire.
Durante la prima metà del XX secolo numerosi riformatori, scrittori e leader politici strumentalizzarono l’induismo a fini politici. Sia Gandhi sia Rabindranath Tagore, due giganti del movimento nazionale indiano che cercavano l’unità tra induisti e musulmani, fecero uso tuttavia dei simboli e della cultura induista, ciò che rese i musulmani sospettosi nei loro confronti. Il vegetarianismo e la venerazione delle vacche diventarono una dimensione importante del nazionalismo indiano. Gandhi fece molto per promuoverli, tramite le sue azioni e abitudini quotidiane. La venerazione delle vacche, che dapprima era marginale, diventò un principio centrale dell’induismo. Tuttavia Gandhi non promosse mai la violenza nei confronti dei musulmani per proteggere le vacche, e chiese agli induisti di essere pazienti. Quest’approccio veicolava tuttavia una chiara distinzione tra buoni e cattivi (che avrebbero dovuto modificare le loro prassi).
Gandhi sosteneva che il progresso spirituale e la grandezza di una nazione richiedevano la fine dell’uccisione degli animali. Il suo vegetarianismo ebbe un impatto profondo sugli induisti, e il vegetarianismo diventò un modello di vita superiore e rispettato anche se la maggior parte degli induisti non lo applicava.
Gandhi rispettava l’islam e le altre religioni. Creò l’Indian national congress, la bandiera del nazionalismo secolare dell’India pre-indipendenza, un partito delle masse. Tuttavia, il suo vegetarianismo militante lo rese anche il simbolo dell’unità e del nazionalismo induista, che si rafforzarono.
All’inizio del XX secolo, diverse orvina, ganizzazioni dell’Hindutva [l’ideologia integralista, ndr], come l’Akhil Barathya Hindu Mahasabha, nel tentativo di creare o risvegliare la nazione induista, crearono un movimento per la protezione delle vacche. La macellazione dei bovini da parte dei musulmani o di altre minoranze diventò motivo di tensioni e di rivolte. La formazione Bjp (Bharatiya janata party) e la sua ascesa graduale come partito dominante in India è stata senza precedenti per un partito induista nazionalista o hindutva. Mentre guadagnava terreno nelle diverse elezioni a livello statale negli anni ’90 strumentalizzò l’induismo sostenendo che era in pericolo (sebbene gli induisti rappresentassero l’80% della popolazione). La minaccia agli induisti è un altro cliché, che si è rafforzato nella retorica nazionalista e populista. Dopo aver formato vari governi nazionali, il Bjp cominciò a rendere l’hindutva l’ideologia mainstream, discriminando i musulmani e le altre minoranze. Rafforzato dalle vittorie alle due elezioni nazionali, il premier e leader del Bjp Naendra Modi ha intensificato la sua strumentalizzazione dell’induismo. La GauMata e il vegetarianismo sono diventati delle prassi imposte a livello istituzionale. Gli studiosi parlano oggi di “food nationalism” o “vegetarian nationalism”. Nuovi ministeri sono stati creati a livello statale per salvare e onorare le vacche. Le scuole statali, estremizzando il divieto sino a comprendere altri animali, hanno persino smesso di servire le uova a pranzo ai bambini, anche nelle aree in cui i bambini poveri soffrono di deficit proteico. I musulmani, i dalit (paria o intoccabili) e i cristiani non sono più soltanto emarginati, esclusi e derisi come mangiatori di carne bovina. Sono sempre più vittime di aggressioni, con la complicità tacita della polizia locale. Il linciaggio di persone accusate di essere coinvolte nell’uccisione di una vacca non è più eccezionale. Molte persone sono state uccise solo perché trasportavano delle vacche per l’industria casearia. Solo il sospetto di mangiare carne bovina può provocare il linciaggio di minoranze. Tali episodi sono raramente commentati da Modi. Nel 2018, la Corte Suprema esortò il Parlamento e le legislature dello Stato a emanare leggi specifiche contro il linciaggio e di prendere delle misure per punire rapidamente i criminali coinvolti in tali aggressioni. Nessun provvedimento è stato preso fino a oggi.