Corriere della Sera, 5 luglio 2023
Miriam Cates, nuova stella dei conservatori inglesi
È una donna, è cristiana, è una madre: ma è Miriam. L’astro nascente della politica britannica sembra la clone di Giorgia (Meloni) e molti nelle file dei conservatori già vedono in lei il futuro del partito. A 40 anni Miriam Cates, evangelica con tre figli, laureata a Cambridge, deputata dal 2019, ha la strada spianata per diventare la leader della nuova destra che nascerà dalle ceneri di 13 anni di governo Tory.
Perché il problema è che la premiership di Rishi Sunak sta implodendo: il suo approccio da tecnocrate non è bastato a risollevare le sorti dell’esecutivo e le sue promesse – abbattere l’inflazione, fermare l’immigrazione illegale, risollevare la sanità, etc. – stanno naufragando una ad una. Il vantaggio dei laburisti nei sondaggi appare incolmabile e i conservatori sembrano ormai rassegnati a una catastrofica sconfitta alle elezioni dell’anno prossimo.
Ma se questa prospettiva da un lato ha fatto scattare un fuggi fuggi, con deputati e ministri che non si ricandidano e passano ad altre e più lucrose carriere che non la politica, dall’altro lato ha scatenato una furiosa competizione per il cuore e l’anima del partito, che a questo punto ha bisogno di una vera rifondazione, dopo aver sperimentato il liberalismo sociale di David Cameron, l’interventismo di Boris Johnson, l’ultraliberismo kamikaze di Liz Truss e l’insipido managerialismo di Sunak.
Ad avere il vento in poppa in questo momento sono i «nazional-conservatori», la fazione che si rifà esplicitamente alle destre europee, da Meloni a Viktor Orbán, e la cui star indiscussa è Miriam Cates. Lunedì il gruppo parlamentare a loro ispirato – battezzato «Nuovi conservatori» – ha pubblicato un manifesto sull’immigrazione in cui suggerisce un taglio del 60% degli arrivi (legali) in Gran Bretagna, che l’anno scorso hanno toccato il milione e 200 mila: come ha sostenuto Miriam, l’attuale livello di immigrazione mette a rischio «la sicurezza economica e culturale» del Paese.
E l’accento va sul «culturale»: perché quella di Cates è una crociata sui valori. Il suo era stato l’intervento più applaudito alla conferenza di metà maggio, a Londra, che ha tenuto a battesimo i nazional-conservatori: lì Miriam ha tessuto l’elogio della famiglia tradizionale, del matrimonio a vita, dell’importanza per le donne di stare a casa e fare figli, ha lamentato che troppe persone vanno all’università a scapito di famiglia e lavori tecnico manuali, che finiscono appannaggio degli immigrati. Insomma, ha esaltato un conservatorismo «basato sul patriottismo e i valori tradizionali», contrapposti ai «valori dell’élite globale», e non ha neppure esitato a evocare fantasmi da combattere come il «marxismo culturale», concetto controverso usato dalle destre estreme.
Ma ormai neppure a Londra vanno troppo per il sottile. E quella che Miriam Cates sta guidando è una vera mutazione genetica dei conservatori, la più antica formazione politica d’Occidente e «partito naturale di governo» grazie al suo pragmatismo e alla sua flessibilità ideologica: che con lei potrebbe invece diventare un movimento nazional-populista più a suo agio con le risorgenti destre europee (e con i repubblicani di Trump-DeSantis) che non con l’eredità di Churchill e Thatcher.
Ma l’esempio di Giorgia mostra che è una strada percorribile: una madre cristiana anche a Londra?