Il Messaggero, 5 luglio 2023
Una guida a Roma e le domande assurde dei turisti
ROMA L’esempio più lontano nel tempo lo racconta Stendhal, nelle sue “Passeggiate romane”. Nel primo Ottocento, un inglese a cavallo fa il suo ingresso nel Colosseo, vede degli operai che restaurano un muro e dice: «Mi piace questo edificio, sarà magnifico quando sarà finito». Sono passati due secoli, Roma non si gira più a cavallo, semmai in monopattino, ma i commenti di chi visita per la prima volta la città più bella del mondo non sono cambiati. «Fanno domande incredibili» testimonia Roberta Bernabei, esperta di storia dell’arte che da anni lavora come guida turistica e tutti i giorni accompagna i turisti per Roma.
LA SISTINA
«I peggiori sono gli americani, e gli australiani. C’è chi davanti ai Fori esclama “ma sono tutti rotti, perché non li aggiustano?”. C’è chi è convinto che il fiume di Roma sia il Tigri. Nella Cappella Sistina un turista mi chiese se è lì dentro che durante i conclavi vengono bruciati i papi». Gli stranieri che arrivano qui hanno una visione approssimativa, distorta, anacronistica di Roma e dell’Italia in generale. «Più di una volta – continua la Bernabei – mi è capitato che volessero sapere dove teniamo gli etruschi, o gli antichi romani, in quale riserva: nella loro testa se li immaginano come gli indiani d’America, relegati in qualche area isolata del Paese. E non parlo solo di gente ignorante». La guida ricorda quando accompagnò ai Musei vaticani una signora che si era presentata come artista e studiosa di storia dell’arte. «La portai a vedere le Stanze di Raffaello, e lei mi chiese: Raffaello chi? Più di recente, davanti alla Basilica di San Pietro, mentre indicavo le statue dei santi sul colonnato del Bernini, un cliente voleva che gli mostrassi la sezione con i santi recenti, quelli fatti da poco».
Arrivano da lontano per vedere un mondo che non capiscono, e cercano di interpretarlo. I loro muri hanno in genere qualche decennio di storia, non qualche millennio, perciò un turista inglese non ci trova niente di strano nell’incidere il proprio nome su un mattone che per lui non è antico, né potrebbe esserlo. Roberta lo dice senza sfumature: «Sono pericolosi, come può essere pericoloso chi non sa dove si trova. Proprio ieri al Palatino ho visto una madre seduta su una pietra, il figlio saltava sui resti del palazzo imperiale. Ho dovuto dirglielo: signora il bambino lo porti a Disneyland a divertirsi, non qui».
GLI ITALIANI
Ma non si creda che il fenomeno riguardi soltanto gli stranieri. Anche i turisti italiani sanno farsi notare. Come quella signora che – racconta ancora Bernabei – nella Cappella Sistina sentiva parlare della volta dipinta da Michelangelo, e polemicamente obiettò: «Ma perché “la volta”? Michelangelo ha dipinto tante volte, mica una sola».