il Giornale, 5 luglio 2023
Il ritorno del Niño
Prepariamoci a un clima matto e a virate improvvise. Con fenomeni meteo estremi: il caldo sar...
Prepariamoci a un clima matto e a virate improvvise. Con fenomeni meteo estremi: il caldo sarà tropicale, la pioggia sarà di quelle devastanti, la siccità spaccherà i campi. Tutta colpa del Nino, che torna dopo sette anni. Il fenomeno atmosferico di riscaldamento del Pacifico tropicale centrale e orientale può portare caldo record in varie parti del mondo. Lo annuncia con un comunicato l’Organizzazione meteorologica internazionale (Wmo).
«Aumenterà di molto la probabilità di battere i record di temperatura e innescherà più caldo estremo in molte parti del mondo e degli oceani – spiega il segretario generale della Wmo, Petteri Taalas -. La dichiarazione da parte della Wmo è il segnale ai governi nel mondo perché si preparino a limitare gli impatti sulla nostra salute, gli ecosistemi e le economie. Avvisi tempestivi e azioni preventive verso gli eventi meteorologici estremi associati con questo grande fenomeno climatico sono vitali per salvare vite e mezzi di sostentamento».
El Nino si verifica in media ogni due-sette anni, e dura fra i 9 e i 12 mesi. L’ultimo si era verificato nel 2016, e aveva contribuito (insieme all’effetto serra di origine umana) a rendere quell’anno il più caldo mai registrato. All’attivo ha vari danni: ha aumentato le precipitazioni in parti del Sudamerica, nel sud degli Stati Uniti, nel Corno d’Africa e nell’Asia centrale. Al tempo stesso ha causato gravi siccità in Australia, Indonesia, in parti dell’Asia meridionale, America centrale e nord del Sudamerica. Il fenomeno opposto del Nino, cioè il raffreddamento del Pacifico tropicale centrale e orientale, viene detto La Nina, ed è finito all’inizio del 2023.
In base al monitoraggio degli scienziati, da aprile, il riscaldamento sembra essere entrato in una nuova traiettoria. Nel frattempo l’area del ghiaccio marino globale è scesa di oltre un milione di km quadrati al di sotto del minimo precedente.
«Se qualche decennio fa, alcune persone avrebbero potuto pensare che il cambiamento climatico fosse un fenomeno relativamente lento, ora stiamo assistendo al nostro cambiamento climatico a un ritmo terrificante» ha affermato al The Guardian Peter Stott, che guida il monitoraggio e l’attribuzione del clima del Met Office del Regno Unito squadra. «Mentre El Nino si accumula per il resto di quest’anno, aggiungendo una marcia in più agli effetti dannosi del riscaldamento globale indotto dall’uomo, molti milioni di persone in tutto il pianeta e molti diversi ecosistemi dovranno affrontare sfide straordinarie e purtroppo subiranno gravi danni».
Il modello climatico del Nino emerge quando i normali venti orientali si indeboliscono e l’acqua calda si diffonde in tutto il Pacifico.
L’impatto immediato è sulla vita marina che non è abituata ad acque che si sono riscaldate di diversi gradi in alcune aree. Ancora più preoccupante, l’energia extra nell’oceano, che è il più grande assorbitore di calore del mondo, può portare tempeste più feroci del solito, scarichi di pioggia più distruttivi e ondate di calore più lunghe e più calde. Quando ad aprile iniziarono a essere registrati i picchi nell’Atlantico settentrionale, ci si era augurati fosse un «contrattempo». A maggio, tuttavia, la temperatura media nella regione è stata la più alta da quando sono iniziate le registrazioni nel 1850. Il 12 giugno, il climatologo Brian McNoldy ha scatenato una «tempesta» su Twitter calcolando che, sulla base dei dati passati, c’era una possibilità su 256mila che ciò accadesse.Michael Mann, professore all’Università della Pennsylvania, sostiene sia fondamentale concentrarsi su un quadro ampio: e ha messo in guardia gli studiosi facendo notare che la combustione di fossili stava portando a uragani più potenti e distruttivi, oltre a liberare l’energia nell’atmosfera per alimentare eventi meteorologici estremi, come siccità, ondate di caldo, incendi, e inondazioni. «Dobbiamo fare un passo indietro e guardare al quadro generale. Ed è già abbastanza allarmante».
L’Italia si prepara a un’ondata di caldo africano già da questo fine settimana. Nei prossimi giorni il Paese sarà diviso in due con instabilità, acquazzoni e temporali sparsi sulle regioni del Nord e sole al Centro-Sud. Ma con il fine settimana l’anticiclone africano si espanderà sul Mediterraneo convogliando aria molto calda e facendo salire le temperature di diversi gradi al di sopra della media di questo periodo.