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 2023  luglio 04 Martedì calendario

Bruce Lee 50 anni dopo

Divo del cinema, atleta, esperto di arti marziali, ma anche filosofo e indiscussa icona pop del ventesimo secolo, Bruce Lee, nella sua breve vita, è stato moltissime cose tutte assieme. Michele Martino prova a raccontarlo nella fluviale biografia, edita da 66thand2nd in uscita il 7 luglio, intitolata semplicemente: Bruce Lee, L’avventura del piccolo drago.
LA STORIA
Per capire quanto la sua figura sia stata centrale nella storia delle arti marziali, come in quella dei film d’azione, si può tranquillamente affermare che in entrambi i casi c’è stato un prima e un dopo Bruce Lee. «É stato il primo a insegnare sistematicamente ad allievi di etnie diverse, senza curarsi della loro provenienza, e uno dei primi a insegnare alle donne. È stato il primo a ibridare scientificamente stili e discipline di combattimento diversi, decenni prima che nascesse il concetto di mixed martial arts», racconta Martino, e poi aggiunge, «senza i suoi film, le arti marziali non avrebbero raggiunto la diffusione e la popolarità che hanno conosciuto dagli Anni 70 a oggi. Il suo contributo all’industria del cinema è stato così grande che non è stato possibile neanche comprenderlo fino in fondo. Se si guarda con attenzione un qualsiasi film d’azione contemporaneo, si trovano tecniche e angolazioni di riprese inventate da lui».
LA MANIA
Responsabile di aver portato la “mania del kung fu” tra i ragazzi degli Anni Settanta, (che prima della sua entrata sul palcoscenico occidentale esisteva in gran parte solo a Hong Kong), ha inoltre l’innegabile merito di aver contribuito a cambiare il modo in cui gli asiatici venivano rappresentati nei film americani dell’epoca. La sua vita è stata più avventurosa di un film: nato a San Francisco ma cresciuto a Honk Hong, Bruce Lee, è stato attore bambino prima di sbarcare ad Hollywood; giovane attaccabrighe e ribelle senza causa; ballerino di cha cha cha e successivamente inventore di una sua personale arte marziale, il Jeet Kune Do. Disciplina che lo ha trasformato in coach di personaggi del calibro di Steve McQueen, Sharon Tate, Karim Abdul-Jabbar e Chuck Norris.
IL FINALE
Martino si interroga, sul finale del libro, proprio sulle motivazioni di questo sterminato successo e sull’impatto che Lee ha avuto sull’intero sistema dell’industria cinematografica mondiale: «Prima di Bruce Lee i film d’azione hongkonghesi, così come quelli di samurai giapponesi, erano pieni di spadaccini volanti e combattimenti inverosimili. Si cercava, a quel tempo con mezzi limitati e trovate ingenue, di creare dinamismo attraverso “trucchi” di montaggio, così come si fa oggi, con più perizia e mezzi più raffinati, nei film delle serie di Ip Man o Jason Bourne, tanto per fare due esempi. Bruce Lee è ancora oggi l’unico in grado di reggere un piano sequenza anche di qualche minuto e tenere lo spettatore con gli occhi incollati allo schermo. È questa la sua grandezza, ciò che rende inimitabile e lo differenzia da tutti gli altri, venuti prima o dopo di lui», spiega l’autore.
«Un’influenza – aggiunge, – che va ben oltre agli Steven Seagal o ai Jean-Claude Van Damme. Se si osservano i film o i telefilm di combattimento che sono venuti dopo ci si rende conto che sono stati quasi tutti influenzati da lui». Una visione che, inoltre, ha visto Bruce Lee trasformarsi in un autentico modello per emarginati e disadattati, per chiunque non fosse in grado di conformarsi e, più in generale, per tutte le minoranze, stregate dal “piccolo cinese” capace di mandare al tappeto “l’oppressore bianco” grazie, oltre alla forza fisica, all’intuito e alla destrezza.
IL PERSONAGGIO
Un personaggio verso il quale ha un debito enorme anche tutto il mondo dei videogiochi e che è stato capace di ispirare nel tempo atleti di ogni disciplina, musicisti del jazz e dell’hip-hop e perfino pensatori o guru del lifestyle e del management. Il 20 luglio decorre il cinquantesimo anniversario dalla sua morte, rimasta a lungo avvolta nel mistero, alla simbolica età di trentatré anni, avvenuta sei giorni prima dell’uscita del suo unico film in lingua inglese, Enter the Dragon, a tutt’oggi il più grande blockbuster di arti marziali mai realizzato, che tornerà completamente restaurato nelle sale per alcuni giorni in agosto.
«Si parla ormai da diversi mesi, inoltre, di un nuovo biopic firmato da Ang Lee (con il figlio del regista, Mason Lee, nella parte di Bruce) – conclude Martino – sarà prodotto dalla Sony e avrà tra i produttori associati anche la figlia di Bruce, Shannon Lee. Dopo tante opere quantomeno discutibili, e fin troppo romanzate, ci auguriamo tutti che questo possa essere il miglior film mai girato su Bruce Lee, documentari a parte».