MowMag, 4 luglio 2023
Scuse, Sgarbi e Morgan. Hanno tutti rotto il cazzo
Ognuno ha il tempo che gli è stato dato e gli interpreti di questo tempo che si merita. È un po’ contorto, lo so, ma la vicenda di Sgarbi e Morgan all’inaugurazione estiva del MAXXI lo dimostra. Il direttore Alessandro Giuli (uno a cui la divisa da gerarca donerebbe tantissimo per portamento e rigidità formale) li invita, Sgarbi – incalzato da Morgan – parla di cazzi, fighe, prostate, manda affanculo uno al telefono e poi alcuni (e alcune, sia mai che le paladine delle vocali si offendano) dipendenti del grande museo romano scrivono indignate a Giuli e Giuli si scusa. Sgarbi e Morgan no, non si scusano, e menomale dico io. Perché le scuse hanno rotto il cazzo. Ma anche Sgarbi e Morgan lo hanno rotto. Ma vi pare mai che la cosiddetta destra che vorrebbe finalmente buttare giù dal trono della cultura la cosiddetta sinistra non abbia altro da proporre che Sgarbi e Morgan o ancora Sgarbi, Sgarbi e ancora Sgarbi?
Dopo le polemiche c’è chi ha difeso il diritto al turpiloquio, sacrosanto, e chi si è spinto a elogiare Sgarbi come il più grande italiano vivente o a chiamarlo intellettuale e a me vengono i brividi. Ognuno ha gli interpreti del proprio tempo che si merita, sì: una volta c’era D’Annunzio (eroico, impavido davvero, non per posa), c’era Calvino, c’era Moravia (citato da Sgarbi, oh yeah), c’erano Monicelli, Fellini e potrei citarne tanti senza andare troppo indietro e oggi? Basta con questo bluff. Sgarbi è apprezzabile, apprezzabilissimo come critico d’arte, grande curatore di mostre, onestissimo scrittore, uomo dall’illustre sapere, ma grazie al cazzo mi viene da dire, quanti altri possono vantare lo stesso curriculum?
Anche mia nonna conteneva un grande sapere, conosco decine di persone che ci potrebbero intrattenere sulla storia dell’arte con (anche) un piglio provocatore. Nessuno di loro però dice amenità, caga parlando al telefono e facendosi riprendere da una telecamera, si fa portare via di peso dal Parlamento, tratta malissimo i suoi collaboratori, rende opera la sua vita e i modi in cui vive anche perché ciò che dice e ciò che produce non ha la grandezza di diventare anch’essa stessa opera. E badate bene, se questo fosse successo io sarei il primo a riconoscerlo. Ma mi citate un libro che resterà nei secoli di Sgarbi? Mi citate chessò una scultura, un quadro di Sgarbi? Ci ricorderemo della spinta di Mughini che lo ha fatto franare come un anziano con problemi di equilibrio sul palco del Costanzo Show, ci ricorderemo dei suoi sproloqui, per un tempo limitato e poi chissà. Tutto qua.
Quindi difendo il diritto al turpiloquio di Sgarbi ma giammai Sgarbi. Perché va detto, è un grande personaggio televisivo, ma come intellettuale è sopravvalutato. Ognuno (e tre!) si merita gli interpreti del tempo che vive. E noi, che parliamo di Sgarbi mentre abbiamo una quota di laureati più bassa d’Europa (il 20 %), il costo del lavoro più basso tra i Paesi dalle economie avanzate (siamo ai livelli della Polonia) e la quota più alta di occupati a rischio di povertà (il 27 %), tra una puntata di Temptation Island e l’altra, Sgarbi ce lo meritiamo. E ci meritiamo pure le copie sbiadite di Sgarbi (come Morgan). Molto semplice.