la Repubblica, 4 luglio 2023
Truman Capote, quando una frase valeva un milione
Il doc è assai godibile e pieno di spunti, ma il personaggio è oltre: è uno di quelli per cui recensori americani non di primo pelo – in questo caso Ed Rampell – guardano il lavoro, si commuovono un po’ e poi non possono evitare di scrivere nella recensione di quella volta che da ragazzi incrociarono lui, il protagonista, in un negozietto newyorchese (“Maestro, quando ho visto il filmA sangue freddo mi è venuta voglia di leggere il libro”.
Risposta: “Ha fatto bene, il libro è molto meglio del film”). Perché lui era Truman Capote e nessuno toglie dalla testa che la sostanza è importante, ma il contorno assai di più:The Capote Tales è un documentario appena arrivato su Sky Arte e, appunto, è pieno di cose. I curiosi accaniti della storiadel piccolo e turbinante scrittore hanno di che ritemprarsi. Ma il lavoro (diretto da Ebs Burnough, ex consigliere alla Casa Bianca con Obama) è un’immersione, ben più che commovente, in un’America ovvero una New York d’epoca da impazzire: saltando da un Capote ospite nei Late Show della tv con battute corrosive al repertorio di immagini che comprendono Mick Jagger al Madison Square Garden, sul palco, dentro un abisso di lussuria. La storia – che fa girare interviste a personaggi come Jay McInerney – ruota intorno al libro mai scritto o mai pubblicato, per intero, o chissà, Preghiere esaudite.
Un milione di dollari in anticipo (bei tempi) e poi un traccheggiare infinito dell’autore senza consegnare mai qualcosa didefinitivo: dentro, il veleno altrettanto lussurioso di Capote verso il bel mondo che frequentava, con signore di estremo lignaggio che si scandalizzano quando scoprono in rari spezzoni pubblicati che Capote aveva portato il dileggio oltre il limite. Da cui la frase: “Ma cosa pensavano? Sono uno scrittore.
Credevano che le frequentassi perché mi piacevano?”. Il libro completo non c’è mai stato, ma la frase valeva il milione di dollari.