la Repubblica, 4 luglio 2023
Walter Chiari e una diceria per i mediocri
Noi che abbiamo amato Walter Chiari avremmo preferito non leggere, in una lunga intervista al figlio apparsa sulCorriere della Sera, che “in un certo senso l’egemonia comunista la pagò con la galera”. Chiari finì in galera per la cocaina, uno dei tanti modi nei quali dissipò il suo talento. Fu un uomo bellissimo, un grande attore e un affabulatore geniale. Ebbe una carriera favolosa (quasi 200 film) e una popolarità smisurata, quella dei sabato sera televisivi. Guadagnò montagne di soldi e li sperperò allegramente anche per colpa di una generosità quasi patologica: invitava sempre lui, e spesso al ristorante erano in venti.
Da ragazzo era stato fascista (Decima Mas) ma non risulta che nessuno glielo abbia mai rinfacciato, né Visconti né Gregoretti né il cinema “di sinistra” degli anni Cinquanta e Sessanta, quei registi, quegli sceneggiatori ai quali Chiari deve fama e ricchezza. E basta, dunque, con questa litania meschina e falsa degli emarginati dall’“egemonia culturale comunista”. È un pretesto che può valere per le mezze cartucce, che sono tante e si consolano spacciandosi per povere vittime. Non per i grandi, quale Chiari fu, vittima solamente, nella seconda parte della sua vita, di se stesso. E poi celebrato, da morto, da un bel programma, Storia di un altro italiano, prodotto dalla Rai e realizzato da Tatti Sanguineti: non di destra. Mi dispiace che il figlio Simone rimpalli in qualche modo questa fetida diceria. Fosse solo un abbaglio prodotto dall’amore filiale, non varrebbe la pena parlarne. Ma è un falso storico insopportabile, colonna portante della (falsa) narrazione del nuovo potere di destra.
PS – È la destra che mette in galera i cocainomani. La sinistra è, in prevalenza, antiproibizionista.