Corriere della Sera, 4 luglio 2023
Intervista a Francesca Michielin
«Non amo stare al centro dell’attenzione. Anche per questo sono tornata a vivere in provincia dopo 6 anni a Milano». Lo dice Francesca Michielin, una che ha scelto una carriera che al centro dell’attenzione ti ci mette per forza: su un palco come le capiterà dal 9 luglio con il suo tour in cui presenterà anche la nuova «Fulmini» o davanti alle telecamere come conduttrice di «X Factor» che torna da settembre su Sky (e in streaming su Now). «E dire che sono sempre stata una che amava stare in gruppo, nel branco, ma non al centro».
Che bambina era?
«Iperattiva, instancabile. La fine della scuola mi mandava in crisi. Avevo paura di annoiarmi fino a settembre. E sfogavo la mia curiosità con il giardinaggio e i fumetti».
Zappa e rastrello?
«Non ho il pollice verde, ma ho sempre amato il contatto con la natura. Quando ero in giro con i miei chiedevo sempre di poter visitare un giardino botanico. E poi ho vissuto molto a contatto con la natura: Bassano è circondata dal verde».
I fumetti preferiti?
«I manga: Naruto, Inuyasha, Nana... I protagonisti erano “idoli” ma ancora umani, spesso figure nerd che riuscivano a trovare la loro strada. Solo in seguito sono diventati invincibili».
Ricordi scolastici?
«Alle elementari ero affascinata dalla grammatica. Ho soddisfatto la mia voglia di parole facendo il liceo classico. Mi piaceva l’aspetto dell’etimologia delle parole. Xeno, ad esempio, vuol dire straniero, ma anche ospite».
Oggi sembra quasi voglia dire «minaccia»...
«Sono cresciuta in contesti con un forte senso di comunità e la comunità l’ho sempre cercata. A Bassano frequentavo un centro laico legato ai missionari scalabriniani e alle attività partecipavano filippini, nigeriani, brasiliani... I miei genitori volevano che non mi ghettizzassi e crescessi senza pregiudizi ma qualcuno non mandava i propri figli proprio per questa multiculturalità. Questo è il lato meno bello della provincia in cui spesso si incontra chi percepisce la società come fatta da persone di un solo tipo».
Torniamo alle parole: come le usa nelle canzoni?
«Non sono rigida nell’uso degli accenti, ma sulle scelte grammaticali sono più attenta. Per “Magnifico” con Fedez ad esempio il testo proposto dagli autori diceva “è possibile che ho”: ho discusso e difeso il congiuntivo ed è diventato “abbia”».
Com’era da adolescente?
«Sono contenta di un’adolescenza che non aveva paura della solitudine. A volte stavo anche a casa al sabato sera, non sono mai stata schiava del dover uscire per forza. Ero timida e fragile ma avevo ben chiaro cosa mi facesse stare bene e cosa no».
Ricorda il primo bacio?
«Purtroppo no... forse perché è stato brutto...».
A 16 anni vinse «X Factor» e la sua dedica fu: «a tutti quelli che ci sono a prescindere e sanno chi sono e non cosa sembro»...
«Che pesantona... Esteticamente non ero niente di che, non stavo dritta con la schiena, non mi truccavo, mi vestivo normalmente: mi feriva sentirmi ripetere quanto fossi bruttina e goffa. Anche questa è mentalità provinciale: ti devono mettere in un gruppo per definire la tua identità. E io non stavo né con i fan dei Tokio Hotel, né con i truzzi: ero in mezzo e ascoltavo i Jefferson Airplane. Quella vittoria fu una conquista perché non era legata all’estetica: il pubblico aveva capito che c’era qualcosa. Oggi, anche se non è vero, mi dicono che sono figa...».
Si sente così?
«Ho un rapporto più bello con il mio corpo e l’immagine che mi sono scelta. E sono anche fiera di poter abbracciare le mie contraddizioni: sono tutte e nessuna».
Come, dicono gli hater, fare un post sull’impegno sociale e quello dopo sulle sfilate di moda.
«Ne parlavo di recente con mio padre... Alle persone non va giù che una donna possa avere più interessi. Quando scrivono “pensa a cantare” sotto a un post su un tema sociale lo vivo come un insulto pari a “vai a pulire i piatti”. Sui social sono stata subissata di hating e insulti sessisti per sei mesi per aver sbagliato la definizione di una tecnica chitarristica».
A Sanremo nessuna donna nei primi 5, nella classifica album del 2022 8 su 100: anche la musica è un settore maschilista?
«Siamo in una fase complessa. La narrazione che si fa delle donne è ferma e la narrazione che fanno le donne di se stesse è avanti. Da un lato sono in voga i testi maschilisti della trap. I ragazzini sentono queste cose e finiscono per dire: “le donne sono tutte puttane”. Allo stesso tempo ci sono artiste consapevoli di una nuova e diversa e femminilità, non quella della ragazza che canta bene e basta, che rivendicano la propria complessità e finiscono per stare antipatiche perché secondo qualcuno non dovrebbero pensare di poter discutere con i politici, come ad esempio fa Elodie».
Cita spesso la famiglia...
«Papà artigiano falegname e mamma ragioniera con un suo ufficio. Loro sono di quella generazione veneta in cui finivi le superiori e andavi a lavorare. Ci hanno tenuto che sia io che mio fratello non facessimo solo scelte pragmatiche. Mi fa impressione vedere adolescenti che giocano a calcio perché i campioni sono ricchi: è allucinante».
In autunno torna a condurre «X Factor» su Sky...
«Quel programma mi ha permesso di crescere, di andare alla ricerca di un linguaggio e una cifra stilistica tutta mia, imparando a mettermi sempre più in gioco. Condurlo è stata una delle esperienze professionali e umane più belle che abbia fatto e sono felicissima di essere di nuovo la padrona di casa. In questi primi giorni di audition mi sto divertendo un sacco. E sono molto contenta anche della giuria».
Ritroverà Fedez con cui ha collaborato più volte, e Morgan, uno dei coach dell’edizione che lei vinse...
«Sono persone che stimo. Morgan mi regalò le “Gymnopédies” di Satie che mi fece superare il primissimo esame al conservatorio. Con Fede ho condiviso tanta musica e esperienze importanti come il palco di Sanremo. So che io e lui sembriamo opposti. Abbiamo attitudini diverse ma su certe cose siamo sulla stessa lunghezza d’onda: ha dei valori morali simili ai miei».
Il regalo più bello che ha ricevuto? Quello fatto?
«Un Moog Sub 37 che mi ha regalato anni fa il presidente della Sony, Andrea Rosi. Quello che ho fatto, non dico a chi, è uno zainetto con il kit per essere pronti a partire per un viaggio in qualsiasi momento».