Corriere della Sera, 4 luglio 2023
Arcore diventerà un museo
L’ortodossia berlusconiana avrà il suo luogo di culto, che sarà una parte della villa di Arcore; i suoi simboli, da una delle due copie del Contratto con gli italiani firmate nello studio di Bruno Vespa ventidue anni fa (l’altra era rimasta negli studi della Rai) alle cinque repliche delle Coppe dei campioni vinte da presidente del Milan, senza tralasciare i cimeli ricevuti in dono dal Cavaliere dai capi di stato internazionali durante i mandati da presidente del Consiglio; e anche la sua sacerdotessa, visto che Marta Fascina continuerà ad abitare in una porzione di Villa San Martino.
Ma il capitolo dell’eredità berlusconiana che riguarda i luoghi di Silvio Berlusconi, legato a doppio filo con la consegna alla storia della memoria del Cavaliere e anche all’ipotesi (ventilata qualche giorno fa per primo da Dagospia) che una fondazione possa gestire in futuro l’enorme lascito materiale che sta al di fuori dei beni in senso stretto, per adesso ha più a che fare con un gigantesco «piano casa» che non con la gestione di un patrimonio storico. Per dirla con uno dei pochissimi esponenti di Forza Italia che è tornato a più riprese ad Arcore anche dopo la morte dell’ex presidente del Consiglio, «si sta iniziando a immaginare un percorso che porti a tenere vivo il ricordo delle tantissime cose che Berlusconi ha fatto in vita, certo. Ma da qui a immaginare che in breve tempo Arcore diventi come Graceland», e il riferimento è alla residenza di Elvis Presley, che è la seconda dimora degli Stati Uniti più visitata dai turisti dopo la Casa Bianca, «ecco, ce ne passa».
Di certezze, in attesa dell’apertura del testamento – che secondo Fedele Confalonieri, intercettato a margine dell’assemblea di Assolombarda, ci sarà «la settimana prossima» e senza ripercussioni «in famiglia e sull’assetto delle aziende controllate o partecipate da Fininvest» – ce n’è una su tutte: così com’è, il patrimonio delle residenze di Berlusconi ha un costo di gestione che supera i dieci milioni di euro l’anno. Ed è un costo che va tagliato. Le due proprietà ad Antigua e la Villa Blue Horizon alle Bermuda – quest’ultima resa celebre dallo scatto che immortalò la memorabile seduta di jogging alla quale parteciparono Berlusconi, Letta, Confalonieri, Galliani, Dell’Utri e Bernasconi – non vengono frequentate da tempo e sono quindi in cima nella lista degli immobili da vendere. Al contrario di Villa La Lampara, in Costa Azzurra, a Cannes, che rimarrebbe tra le case da tenere anche perché si trova in un luogo non troppo distante dalla villa di Marina, che la primogenita visita con una certa frequenza. C’è un punto interrogativo che riguarda Villa Grande, sull’Appia Antica, a Roma, la casa ch’era stata di Franco Zeffirelli e che Berlusconi aveva comprato lasciando che il regista e amico ci vivesse fino alla fine dei suoi giorni, che negli ultimi anni è stata il domicilio capitolino dell’ex presidente del Consiglio dopo la fine del contratto di locazione del piano nobile di Palazzo Grazioli; e molte domande a proposito di Villa Gernetto, che era stata acquistata col proposito mai realizzato di farne una specie di scuola-quadri di Forza Italia e che col tempo era divenuta la sede di quell’Università della libertà rimasta praticamente un’incompiuta.
E poi c’è Villa San Martino, la Mecca del berlusconismo di tutte le epoche, il simbolo dell’ascesa del Cavaliere nelle imprese, nella finanza, nello sport e poi anche nella politica. In una parte della residenza risiede e continuerà a risiedere Marta Fascina. Un’altra porzione della proprietà, che comprende la parte dedicata agli uffici dei collaboratori e anche la pinacoteca, probabilmente è destinata a diventare il «luogo della memoria» e a dare corpo a quel progetto che sta nella testa di familiari e amici stretti del Cavaliere. Fatte ovviamente le dovute proporzioni, non un luogo da pellegrinaggi di massa come la Graceland di Elvis, questo per ora non c’è neanche nella testa di chi sogna in grande. Ma un qualcosa che tenga vivo un pezzo significativo dell’ultimo mezzo secolo di questo Paese, questo sì.