La Stampa, 3 luglio 2023
I numeri sugli incidenti stradali in Italia
Una guerra insensata dal bollettino impressionante insanguina le strade italiane: otto persone muoiono in media ogni giorno in incidenti provocati da velocità eccessiva, guida in stato di alterazione da alcol o stupefacenti, o più semplicemente per distrazione al volante. I dati Polstrada del 2022 parlano di 1.489 decessi, ma sono appunto basati sui soli rilievi della polizia: «A questi vanno aggiunti i decessi constatati da carabinieri e polizia municipale – spiega Silvia Frisina, presidente dell’Associazione familiari e vittime della strada -. In questo modo si arriva a circa 3mila morti l’anno scorso, di cui 300 pedoni, investiti perlopiù sulle strisce». Restando ai numeri della Polstrada, è stato osservato un aumento complessivo di incidenti pari al 7,1% rispetto al 2021, oltre 70mila in confronto a circa 66mila. Crescono anche gli incidenti con lesioni – quasi 29mila – e le persone ferite – 42.300 -, rispettivamente dell’8,4% e del 10,6%.
Ma ci sono dati ancora più recenti, relativi all’anno in corso, che mostrano come alla fine del 2023 potremmo trovarci a fare i conti con numeri ancora più preoccupanti: l’associazione ha registrato le morti fra i pedoni – i più indifesi, in quanto sprovvisti di qualsiasi protezione -, che nei primi sei mesi di quest’anno sono già 180. «Una cifra spaventosa, considerato che l’anno scorso, in totale, i pedoni deceduti sono stati 307 – dice Frisina -. Significa che alla fine del 2023 questo numero sarà quasi sicuramente superiore». Le rilevazioni della polizia riportano poi un altro elemento significativo circa le cause dei comportamenti pericolosi al volante: nel 2022 i conducenti controllati con etilometri sono stati 416mila, 13.500 i multati per guida in stato di ebbrezza; 1.180 le persone denunciate per aver fatto uso di sostanze stupefacenti.
Su questo quadro dove latitano invece le statistiche sulle conseguenze di velocità eccessiva e uso del cellulare, piombano i tragici aggiornamenti quotidiani su incidenti come quello della Tesla che ha ammazzato una donna sabato a Roma, o della sfida degli youtuber che hanno travolto la Smart, causando la morte di un bambino, sempre nella Capitale. Di fronte a un fenomeno che sembra ingovernabile, a meno di dotare tutte le strade della penisola di autovelox e controlli veramente efficaci da parte delle forze dell’ordine, c’è chi prova a far crescere la consapevolezza fra i responsabili di reati stradali.
L’Associazione familiari e vittime, in convenzione col ministero della Giustizia, ha avviato un progetto in otto città che riguarda la messa in prova e i lavori socialmente utili come pena sostitutiva. «Cerchiamo di far sviluppare una maggiore coscienza fra gli automobilisti, facendo svolgere attività di assistenti pedonali agli incroci a quanti hanno commesso reati stradali, spesso provocando lesioni ad altre persone», dice la presidente. Letizia – il nome è di fantasia – è una donna di 32 anni che cinque anni fa provocò un incidente risultando positiva all’alcoltest e oggi assiste i passanti negli attraversamenti nella zona della stazione di Porta Nuova, a Torino: «Ero a casa mia, di sera, quando mio fratello mi disse che era rimasto a piedi. Avevo bevuto una birra a cena, sono uscita per andare a prenderlo e sono montata su una rotonda per l’asfalto bagnato – racconta -. I carabinieri mi hanno trovata positiva, ne è seguita la revoca della patente per due anni, il sequestro dell’auto e una multa da 6.000 euro».Una lezione servita a qualcosa: «Ho imparato a non dare mai niente per scontato, anche solo dopo un bicchiere di birra non bisogna prendere la macchina». Ancora più interessanti le scene cui assiste all’incrocio dove sta svolgendo le 160 ore di messa alla prova: «È pazzesco come la gente si distragga: gli automobilisti danno per scontato di dover passare prima dei pedoni anche quando questi hanno il verde, sono presi dal telefonino e si buttano letteralmente sulle strisce pedonali. Passano lo stesso anche se ci siamo noi con la paletta rossa. Una volta un’auto stava per investire sia il pedone che attraversava che l’assistente pedonale. I cellulari giocano un ruolo pazzesco e i gesti delle persone al volante sono automatici, non se ne accorgono. Prima di fare questo servizio non me ne rendevo conto neanch’io. Quando poi fai notare ai conducenti che devono aspettare, diventano pure aggressivi».
Anche Fabrizio, 21 anni, di Bologna, svolge lo stesso servizio dopo che un anno fa ha tamponato il mezzo di un ragazzo, provocandogli lesioni con prognosi di 60 giorni: «Stavo andando al lavoro al mattino, non avevo bevuto né assunto droghe, è stata pura distrazione – dice -. Il ragazzo nell’altra macchina si è fatto molto male a una mano ed è scattato il processo per lesioni gravi. Ora faccio l’assistente pedonale in centro a Bologna, fermo le auto per far passare i pedoni. È giusto che paghi per il mio errore, la gente poi mi ringrazia. Adesso non bevo più neanche una birra prima di guidare, non voglio che risucceda una cosa simile».