Corriere della Sera, 3 luglio 2023
Buffon si ritira?
Selvaggio e sentimentale, anche il calcio eterno di Gigi Buffon sta per finire o almeno per cambiare forma. Qualcuno potrebbe obiettare che è già finito da un po’, ché diciassette presenze nell’ultima stagione di B e i playoff persi con il Cagliari sono la riprova che questo è stato il classico «anno di troppo» per il migliore portiere di sempre, 45 anni compiuti il 28 gennaio.
Ma queste sono categorie e ragionamenti che per Buffon non valgono, del resto ha appena respinto a pugni chiusi un’offerta da trenta milioni dall’Arabia, che non si nega a nessuno, figurarsi a un’icona come lui, che però vuole stare più vicino alla famiglia, ai quattro figli e alla compagna Ilaria D’Amico.
Casomai pesa la delusione per non aver riportato il suo Parma in A come promesso, l’unico cruccio che ancora gli darebbe l’energia mentale per continuare. La decisione del ritiro non è ancora presa, ma è la più probabile (a spanne siamo sull’80%), c’è ancora una riserva da sciogliere entro questa settimana, qualche interrogativo a cui trovare risposta, anche sulla tenuta fisica, dopo una stagione scandita da guai muscolari. Gigione ha un contratto con i gialloblu che scade nel giugno 2024, ma il presidente Krause è un amico e lo prenderebbe subito in società, saltando la fila, che si annuncia lunga. Anche se uno come Buffon non ci sta a fare l’uomo immagine o lo specchietto per le allodole. Per pensare all’eventuale «dopo», che presto o tardi arriverà, c’è comunque tempo: la Juve, la Nazionale, il Parma e (solo in parte) il Psg sono stati la galassia attorno a cui il pianeta Buffon ha gravitato, abbracciando quasi tutto il calcio italiano, a suon di record, come quello di imbattibilità in A (975’) e di presenze in azzurro (176). Ma è vero anche che – ieri come oggi – Gigi non mette d’accordo tutti, per i suoi errori del passato, certi peccati di gioventù o dichiarazioni sopra le righe. Ma è quasi tutto materiale extra campo, perché tra i pali un portiere che ha commesso meno passi falsi di lui per oltre venticinque anni di carriera è impossibile da trovare.
Buffon non ha rivoluzionato il mestiere come Jascin, l’unico portiere Pallone d’oro o Neuer, l’unico che davvero ha insidiato Super Gigi per il modo in cui ha aperto la strada alla moderna interpretazione del ruolo. Gigi è il prototipo del Portiere, non quello che esce di piede fuori area o fa ripartire l’azione con il lancio perfetto, ma quello che è sempre al posto giusto nel momento giusto: è (stato) il custode del talento più puro e duraturo nel ruolo di tutta la pluricentenaria storia del pallone. Perché ci sono stati diversi numeri uno più forti di Buffon, anche tra quelli delle varie generazioni che lui stesso ha attraversato, ma nessuno è durato ad altissimo livello come lui. E la quantità, se è unita a tanta qualità, ha il suo peso.
Gigione è anche l’ultimo dei giganti azzurri ancora in attività, ma da quella notte magica di Berlino 2006 sono passati quasi diciassette anni e forse il momento per chiudere il cerchio è arrivato davvero. Anche se la cicatrice della mancata qualificazione a Russia 2018 brucia ancora e sempre brucerà: quella contro la Svezia a San Siro, chiusa tra le lacrime, è stata la penultima partita in Nazionale per Buffon, prima dell’addio con l’Argentina sotto la breve gestione Di Biagio. Poi qualcosa si è rotto, forse non tutti hanno capito Gigi e forse lui non ha capito tutto. Succederà anche adesso, se continuerà a giocare. Un po’ meno, se smetterà, aprendo la porta fra cronaca e leggenda.