Corriere della Sera, 3 luglio 2023
Che cosa significa «esplosione nucleare controllata»?
La Russia non rinuncia ad alimentare l’ansia atomica. Questa volta lasciando trapelare, secondo Kiev, lo scenario di una «esplosione nucleare controllata» nella centrale di Zaporizhzhia, fin dall’inizio del conflitto al centro delle preoccupazioni dell’Ucraina, dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (Aiea) e dei Paesi europei. Ma cosa significa «controllata»? Ha un qualche senso scientifico?
In generale qualunque reazione nucleare all’interno di un reattore civile è per definizione «controllata». Una centrale nucleare è di fatto una tecnologia per eliminare il pericolo che le radiazioni causate dalla rottura dell’atomo – generalmente dell’uranio arricchito – possano causare danni all’esterno. Ma l’affermazione è un ossimoro: una esplosione della centrale nucleare ucraina non può essere controllata, al limite decisa. Non è come far collassare un edificio o come colpire una centrale elettrica. Chiaramente i russi sanno bene che un’esplosione di una centrale atomica non potrebbe che causare perdite di radioattività ed è proprio questo il fantasma che si vuole richiamare (quello di Chernobyl), non a caso in un momento di incertezza sulla tenuta interna del Paese e sulla leadership dello stesso Putin.
1 Esistono dei rischi per la Russia stessa?
Certamente, perché le condizioni metereologiche, prevedibili solo parzialmente, potrebbero anche portare la nube radioattiva verso i russi.
2 Con quale scopo Putin ha fatto occupare l’impianto fin dal 2022?
La centrale di Zaporizhzhia è il più grande impianto atomico europeo e grazie a sei reattori forniva prima della guerra all’incirca metà del fabbisogno elettrico dell’intera ucraina. Bloccare il funzionamento della centrale vuole dire mettere al buio metà del Paese aggredito dalla Russia nel 2022. Ma è proprio per questo scopo che è stato occupato fin dalle prime fasi del conflitto. In realtà esiste un sistema di sicurezza che nel frattempo è stato supportato dai Paesi europei e che permette di collegare la rete di Kiev a quella di Stati limitrofi.
3 Ma qual è lo stato effettivo di «salute» della centrale?
Quello che sappiamo per certo, grazie agli ispettori dell’Aiea che più volte hanno potuto visitare e monitorare l’impianto, è che la struttura stessa è stata colpita diverse volte da proiettili di varie dimensioni, soprattutto nella fase iniziale del conflitto. Il che non va confuso con il dire che ci sono stati danni al reattore che è il cuore degli edifici fatti a «cipolla», una sorta di matriosca. Secondo gli esperti le strutture degli impianti, dal punto di vista ingegneristico, sono state pensate per resistere anche a forti impatti, potenzialmente anche quelle di un aereo. Con un caveat: nessuno ha mai testato realmente degli impianti nucleari in queste condizioni critiche. Il vero test è quello che si sta svolgendo in Ucraina. Quella di Zaporizhzhia è la prima centrale atomica che si trova al centro dei combattimenti, con missili che negli ultimi mesi sono arrivati a poche centinaia di metri.
4 Se il fine è staccare la «corrente» all’Ucraina, non sarebbe più facile fermare gli impianti?
L’impianto in effetti può essere semplicemente staccato «in uscita» visto che è sotto il controllo delle forze militari russe. È già accaduto per diversi mesi. Ma ora di fronte al rischio di un ritorno delle forze ucraine nella centrale si è tornati a forzare i toni. L’importante in realtà è non commettere mai l’errore contrario, cioè staccare la corrente in entrata che è necessaria per i sistemi di raffreddamento, di gestione e di controllo dei reattori, anche se «spenti».