Corriere della Sera, 3 luglio 2023
I 15 anni di Barbara D’Urso a Mediaset
Non è un divorzio, non ufficialmente. Ma ne ha comunque tutta l’aria. Il comunicato piuttosto scarno con cui Mediaset ha messo fine a una conduzione – quella di Barbara d’Urso a Pomeriggio 5 — che durava da 15 anni, di fatto, è una porta che si chiude su un’epoca e su un volto che, fino a poco tempo fa, era un pilastro della tv di Cologno.
Il contratto della conduttrice è in essere fino a dicembre, eppure la sensazione è che la tv di Pier Silvio Berlusconi abbia iniziato a dare forma a quel cambio di passo più volte evocato, che ha il suo manifesto nella frase pronunciata dall’ad mesi fa: «I programmi che mescolano gossip, politica, cronaca rosa e nera non funzionano più. Sono il passato». Se il riferimento non fosse stato abbastanza evidente, lo sono state le scelte: nel 2021 sono stati chiusi nel giro di pochi mesi due programmi della conduttrice, Live – Non è la d’Urso e Domenica Live, non confermata per la stagione successiva.
D’Urso, fino a poco prima ritenuta indispensabile, onnipresente nei palinsesti di Canale 5, viene piuttosto rapidamente circoscritta alla fascia pomeridiana, fatta eccezione per la prima serata della scorsa stagione tv su Italia 1, con uno show non di primo piano come La pupa e il secchione.
La critica principale mossa alla conduttrice è di fare una tv trash. Eppure, proprio a Silvia Toffanin, a Verissimo, d’Urso aveva risposto: «Televisione trash? Non so cosa sia». E forse anche questo è stato un punto fondamentale di non incontro con l’azienda. La sua idea di una tv fatta «col cuore», vicina agli spettatori con cui condivideva il «caffeuccio» prevedeva argomenti borderline, vip caduti in disgrazia (molto discussa l’intervista a Francesco Nuti), personaggi eccentrici, disposti a spingersi oltre i confini del buon gusto. Il tutto sfociava quasi sempre in discussioni animate, spesso in litigate in cui le parole superavano il lecito: lei le sanzionava ogni volta ma ogni volta andavano in onda. E con grandi ascolti. Questa, di fatto, era la base della sua convinzione: «Trash è un termine usato per molti programmi popolari».
A volte, al centro delle liti è finita anche lei: insultata da Sgarbi, suo ospite, a suon di «vaff» e «hai rotto il c...» (lei gli aveva risposto senza esitazione), accusata da Fabrizio Corona – sempre in diretta tv – di aver «sfruttato» la sua vicenda per fare share (anni dopo si era scusato). Tutto è diventato materia della sua tv. Come il «caso» quasi mitologico del finto marito di Pamela Prati, Mark Caltagirone. O il costumino alla Borat di Simone Coccia, fidanzato della senatrice del Pd Stefania Pezzopane, nel suo Grande fratello del 2018. «La gente vuole leggerezza», era la replica della conduttrice, sostenuta dai numeri.
A completare la sua filosofia televisiva, ci sono state le tante interviste ai politici, ogni volta finite sotto la lente per quel modo inusuale di affrontarle: il «sei bellino» rivolto a Matteo Renzi, l’Eterno riposo recitato con Matteo Salvini per le vittime del Covid, il suo stile colloquiale con Giorgia Meloni, il selfie con Silvio Berlusconi. Quasi tutti sono passati da lei e quasi tutti sono stati trattati nello stesso modo, non liturgico. Eccessivo, a detta di molti, tanto da finire al centro delle polemiche che hanno accompagnato la sua carriera. Il dato è che quello stile aveva plasmato gran parte dei palinsesti Mediaset. La sensazione è che ora, in quel ringraziamento un po’ frettoloso, si voglia ribadire che quel tempo è finito.