Il Messaggero, 3 luglio 2023
Arcore un museo per B.
ROMA Storicizzare Berlusconi. Operazione naturale, considerando l’importanza che ha avuto il Cav nella vicenda italiana. E dunque sta maturando l’idea di cui la famiglia e Pier Silvio in particolare hanno già parlato con i vertici, entusiasti, di Forza Italia di creare un parco a tema, una fondazione, un museo, un’istituzione adibita proprio a questo: a tenere viva la memoria altro che damnatio memoriae! di una figura che, al contrario di molti suoi contestatori, nei libri di storia resterà e che si vuole rendere anche materialmente visibile. Come? L’idea, ma la realizzazione ha bisogno di tempo, è di adibire Villa San Martino, ad Arcore, a luogo simbolo visitabile all’inizio per appuntamento e dopo magari con accessi contingentati come un normale museo della storicizzazione di Berlusconi. Ci saranno un comitato scientifico formato da storici: primo nome possibile, quello di Giordano Bruno Guerri e un comitato d’onore, comprendente alcuni membri della famiglia e gli amici più cari, da Gianni Letta a Fedele Confalonieri, e la nuova Fondazione Silvio Berlusconi potrà diventare lo sviluppo, l’ampliamento e il rilancio della Fondazione Luigi Berlusconi, quella in via Senato a Milano, che il Cavaliere volle intitolare a suo padre.
La domenica si andrà in visita al memoriale di Villa San Martino, per guardare tra l’altro gli oltre 20mila dipinti non tutti di valore della Quadreria di Arcore, come la chiamava il Cavaliere? Sì, se il progetto (a cui il mondo berlusconiano tiene moltissimo e nel quale ci sarebbe un ruolo anche per Marta Fascina) va in porto. Ma si andrà al Museo Berlusconi anche per sentire nelle sale la voce del Cavaliere registrata nei suoi discorsi più celebri come quelli durante le visite di Stato in America e in Europa, per non dire della famosa orazione per il 25 aprile ad Onna, dopo il sisma abruzzese.
Il pezzo forte dovrebbe essere la ricostruzione del set in cui fu girato nella Villa Belvedere a Macherio, però, e non ad Arcore il video della discesa in campo nel 94. Ci potrà essere, si tratta solo di recuperarla, la telecamera originale che immortalò uno slogan epocale: «L’Italia è il Paese che amo». E ancora: il Museo Berlusconi sarà quello in cui verrà proiettato a loop il lungometraggio di due ore, intitolato Il fiume della libertà, che fu confezionato per il ventennale di Forza Italia da Roberto Gasparotti e Francesco Giro. Quando Silvio lo vide per la prima volta, ne fu entusiasta: «È meglio di un kolossal americano. Ed è più vero della verità». Lo teneva sempre sul comodino, e gli sarebbe piaciuto vederlo trasmettere al cinema e nelle sue tivvù.
IL MATERIALE
Non mancherà la copia originale del Contratto con gli italiani del 2001, che Berlusconi raccontava di tenere in casa (c’è chi dice al bagno). Per non dire delle librerie in cui i visitatori del Museo Berlusconi potranno vedere i classici a lui carissimi (dalle antiche edizioni dell’Elogio della follia di Erasmo da Rotterdam, dell’Utopia di Tommaso Moro e del Principe di Machiavelli alla collezione completa degli scritti di Churchill e alle biografie di statisti come Thatcher e Mandela) e sfogliare i volumi con i discorsi parlamentari, gli interventi internazionali, le orazioni nelle convention di partito. Da Azzurra Libertà a Menomalechesilvio c’è, testo e musica del Cav, ma occhio alla chicca (se non bastasse l’emozione di toccare i tasti del pianoforte di Arcore su cui Silvio suonava per gli amici): si potranno finalmente ascoltare le canzoni di Trenet e di altri francesi reinterpretati da Berlusconi, compresa Dans mon ile di Henri Salvador che secondo lui era una di quelle che gli riuscivano meglio (certamente meglio delle canzoni napoletane in tandem con Apicella). E ancora: video, spot, foto (anche quelle con i campioni dello sport), la collezione di poster elettorali da quelli della Dc del 48 e si potrà capire come nascevano le sue campagne elettorali e come rivoluzionò la comunicazione politica, per esempio inventandosi i famosi maxi-manifesti 6X3. Siccome i taroccamenti lo rendevano euforico («Sono la riprova che la campagna funziona») non mancheranno Più Tasse per Totti e altri giochi così compresi quelli in cui lui parodiava gli altri (lo sketch: «Tik Tok TaK!»).
Non una monumentalizzazione del Cav – a proposito c’è anche il Mausoleo con le sue ceneri a Villa San Martino – ma un luogo della memoria dinamico e, nei limiti, accessibile. Il Cav del resto era proprio come lo ha descritto l’arcivescovo Delpini nell’omelia funebre: uno che amava vivere e dentro la sua vita c’era di tutto. Anche l’amore per i fiori. Nell’ultima fase era particolarmente affezionato ai tulipani, e guai a chi – aggirandosi in questo parco a tema – li calpesterà. Perché la storia va rispettata tutta e conosciuta bene.