il Giornale, 3 luglio 2023
Coppie gay, i ricorsi sono inammissibili
«Sono ricorsi all’utero in affitto sapendo perfettamente che era contrario all’ordine pubblico italiano» così come sancito dalla Cassazione, e proibito dalla legge italiana che rientra «negli ampi spazi di discrezionalità» di cui ogni nazione europea gode. È questo uno dei passaggi chiave delle tre sentenze-fotocopia depositate il 22 giugno dalla Corte europea dei diritti dell’Uomo in risposta ai ricorsi di una decina di coppie italiane omosessuali. La richiesta era sempre la stessa: ottenere la trascrizione all’anagrafe italiana di entrambi i partner, sia il genitore biologico che il cosiddetto «genitore intenzionale». Ricorsi che la Corte di Strasburgo respinge senza neanche entrare nel merito, dichiarandoli inammissibili. A decidere all’unanimità è stato un collegio presieduto dall’ungherese Péter Paczolay e di cui faceva parte per l’Italia il giudice Raffaele Sabato.
Quando le decisioni della Corte sono arrivate in Italia, sono state lette con attenzione al ministero dell’Interno, nello staff di Matteo Piantedosi: cioè del ministro cui compete dare le indicazioni alle prefetture sui riconoscimenti di figli di due genitori dello stesso sesso, chiesti da coppie gay che hanno utilizzato all’estero la fecondazione assistita o la maternità surrogata. Piantedosi è stato accusato spesso – da ultimo dal sindaco di Milano Beppe Sala – di avere forzato la mano per motivi ideologici, bloccando riconoscimenti che erano possibili. Le tre sentenze della Corte non solo danno ragione al ministro, ma – bloccando i ricorsi come «inammissibili» prima ancora di aprire la causa, escludendo che ci fosse anche un “fumus” di buone ragioni – di fatto sconsigliano ad altre coppie gay italiane di seguire lo stesso esempio ricorrendo in massa a Strasburgo. Le speranze di vincere la loro battaglia dovranno concentrarsi in Italia, sulla legge che prima o poi il Parlamento dovrà varare. Va notato che il giudice italiano che ha bocciato i ricorsi gay non è sospettabile di essere un ottuso conservatore: Raffaele «Lello» Sabato è da sempre una toga progressista, legato alla corrente centrista di Unicost ma applaudito, al momento della nomina alla Corte europea, dal plenum di Area, la corrente di sinistra.
Le decisioni di Strasburgo bocciano allo stesso modo ricorsi di coppie maschili e coppie femminili. In questo modo vanno oltre la recente decisione del tribunale civile di Milano che ha annullato solo le trascrizioni di figli di due papà, mentre ha lasciato aperta la porta alle registrazioni di due mamme per un motivo semplice: nel primo caso i figli vengono prodotti con maternità surrogata, ovvero utero in affitto; nel secondo si ricorre alla procreazione assistita. Non è affatto la stessa cosa.
Per la Cassazione italiana le due pratiche vanno considerate in modo distinto, e a essere del tutto intollerabile per l’ordine pubblico è solo la prima. Ad affrontare il delicato tema nello stesso modo, due giorni fa, un giurista del calibro di Giuliano Amato, ex presidente della Corte Costituzionale, che in una intervista a Repubblica dichiara di ritenere possibili e legittime le due mamme («non vedo ostacoli al riconoscimento della genitorialità piena anche della madre non biologica») ma chiude seccamente la porta all’utero in affitto, quindi ai due papà. E quando gli chiedono se così non si discriminano i figli dei gay maschi risponde secco: «É una conseguenza inevitabile».
La Corte europea, come si è visto, è ancora più rigida. Alle mamme e ai papà «intenzionali» che vogliono riconoscere il figlio biologico del loro partner, Strasburgo indica la stessa strada indicata dalla Procura di Milano: adottateli.