Corriere della Sera, 2 luglio 2023
Intervista a Matteo Salvini
Vicepremier Salvini, lei domani incontrerà la sua alleata storica Marine Le Pen. La fisionomia di governo della Lega è compatibile con questa alleanza?
«Assolutamente sì, Marine Le Pen è apprezzata da una fetta consistente di francesi e da anni rappresenta la principale forza di centrodestra in Francia. Attualmente è anche primo partito in assoluto, ha rinnovato e rafforzato la dirigenza, si batte a difesa di lavoratori, agricoltori, pescatori e pensionati francesi. Di fatto, si comporta come la Lega in Italia. Aggiungo che lei, a differenza di altri, non ha mai insultato l’Italia».
Dell’eurogruppo leghista, Identità e democrazia, fanno parte anche i tedeschi di Alternative für Deutschland (Afd). Anche loro sono «compatibili»? Non rischiate di tagliarvi fuori dai tavoli che contano?
«Hanno rinnovato vertici e personale politico, ma con i tedeschi c’è un rapporto politico non paragonabile a quello che abbiamo, da più legislature, con Le Pen, gli austriaci, gli olandesi o altri. Segnalo, però, che Afd registra una crescita nei sondaggi e non certo perché i tedeschi sono diventati improvvisamente pericolosi estremisti: i partiti tradizionali del centro hanno scelto – ormai da troppi anni – di governare a Bruxelles con la sinistra, imponendo scelte pericolose anche per imprese e lavoro della Germania. Ricordo l’intesa che ho stretto con il mio omologo tedesco, Volker Wissing: un fronte comune per cambiare la scelta imposta dalla Commissione contro l’automotive, aprendo almeno agli e-fuel. La stessa Cdu tedesca dovrà scegliere in Europa fra governare coi socialisti o lavorare a una grande alleanza di centrodestra».
I vostri rapporti con Timmermans invece non sono idilliaci.
«Timmermans non difende gli interessi di lavoratori e imprenditori italiani o europei: con le sue scelte disastrose aiuta la Cina, qualche banchiere e alcune multinazionali straniere molto ricche e potenti. Ha un approccio ideologico preoccupante. L’attuale Commissione è nata grazie a una manciata di voti, 9, tra cui quelli grillini: si può e si deve cambiare».
Attendiamo di capire come pensate di essere più rilevanti.
«Vanno spezzati gli innaturali patti di potere con socialisti e sinistre che hanno tagliato fuori una fetta considerevole di centrodestra. E questi mesi di governo hanno confermato la solida tradizione della Lega di buongoverno. Ricordo che dal mio collega francese Clément Beaune sono arrivate le auspicate rassicurazioni sul cantiere della Torino-Lione. E con Adina Valean, commissario ai Trasporti, i rapporti sono eccellenti. La Lega è pragmatica: siamo certi che a Bruxelles serva una maggioranza chiaramente di centrodestra. Non posso credere che, tra i nostri alleati ed elettori, ci sia qualcuno che preferisca le sinistre o Macron al centrodestra unito. Escludere qualcuno a priori dall’alleanza di centrodestra è miope. Il vento è chiaro e le elezioni europee saranno decisive. Non vanno riaperte le porte ai socialisti e a una maggioranza Ursula, con Pd e 5 Stelle».
Il ministro Tajani ha parlato di un’alleanza «tra popolari, conservatori e liberali». Dire liberali vuole anche dire Macron. Lei si vede in un’alleanza del genere?
«Il ministro Tajani aveva cancellato un viaggio a Parigi, perché giustamente indignato per le critiche – gravi e gratuite – che proprio l’esecutivo Macron aveva rivolto all’Italia e al nostro governo. Mi sembra sorprendente auspicare un’alleanza con chi ci ha attaccato duramente e senza motivo. Io sono impegnato per unire tutto il centrodestra, l’unità delle nostre famiglie politiche, che hanno solide radici valoriali comuni, va costruita a ogni costo: è una delle eredità di Silvio Berlusconi. Proprio Silvio si è sempre rivolto anche alla grande famiglia liberale, ben diversa dai liberal di Macron. Un’alleanza tra conservatori, liberali, cristiani e federalisti è nella logica delle cose. Tra la Lega e il leader francese, chi sceglierebbero gli elettori italiani di centrodestra? Lo ribadisco: anche nell’interesse dell’Italia io scelgo la famiglia del centrodestra di cui fa parte la Le Pen».
Se dovesse immaginare l’Ue del futuro, come vedrebbe l’alleanza di governo?
«Tutto il centrodestra unito, senza i socialisti. La sfida è questa: evitare a tutti i costi che la sinistra possa restare nel governo europeo dopo tutti i danni e gli scandali. Sono certo che tutti i partiti della maggioranza, a partire da Fratelli d’Italia e Forza Italia, condividano l’obiettivo. Sono pronto a proporre un patto scritto, prima del voto: niente compromessi con la sinistra. Il tempo delle emergenze è finito e saremo chiari con gli elettori, evitando fibrillazioni e sospetti nel nostro campo. Faremo di tutto per battere la sinistra nelle urne ed evitare che i perdenti rientrino dalla finestra grazie a giochi di palazzo e tradimenti come con il Conte II. Dico di più: abbiamo ottimi rapporti con alcuni commissari mentre l’italiano Gentiloni è troppo spesso critico e poco collaborativo».
Il patto
Prima del voto europeo sono pronto a proporre un patto scritto ai partiti della maggioranza: niente compromessi
con la sinistra
Domani la Camera voterà per la sospensiva di 4 mesi chiesta dal centrodestra sul Mes. Perché proprio 4 mesi?
«La Lega pensa da sempre che il Mes sia uno strumento inutile per l’Italia, che ha un sistema economico in crescita e un sistema bancario sano. Ne riparleremo semmai in autunno in Parlamento, decidendo in armonia con gli alleati, a partire da Giorgia, e nell’esclusivo interesse del Paese».
Tra le questioni aperte in Europa, c’è il ricollocamento degli immigrati. Spesso a frenare sono proprio i vostri alleati.
«La Spagna socialista ha sparato sugli immigrati, la Francia di Macron chiude le frontiere e ha Parigi in fiamme, la Germania non è mai stata tenera fin dai tempi della Merkel. Poi, ci sono Paesi tradizionalmente più sensibili all’immigrazione come la Polonia, governata dai conservatori, o l’Ungheria di Orbán che a Bruxelles era nel Ppe. Ma Varsavia e Budapest hanno il pregio di una posizione chiara e senza ipocrisia. Il tema è: l’immigrazione va fermata a monte».
La scomparsa di Silvio Berlusconi apre dei problemi politici nella maggioranza?
«No, abbiamo il dovere di onorare l’impegno e la straordinaria eredità di Silvio. Per me era un amico, non solo un alleato. Ha creato il centrodestra e ha sempre combattuto per l’unità. Con Giorgia siamo in totale sintonia e sono certo che lo dimostreremo anche in Europa. Il governo sta operando bene, i sondaggi sono molto positivi e la Lega cresce in modo rilevante anche secondo il sondaggio pubblicato proprio dal Corriere. Non possiamo rovinare questo lavoro di squadra».
La delega fiscale traccerà la strada alla prossima legge di Bilancio. Cosa vi aspettate?
«La delega fiscale ha finalmente ridisegnato il rapporto tra il cittadino contribuente e lo Stato, nell’ottica di un fisco amico ed alleato di chi lavora. Mi piace ricordare la storica battaglia della Lega per ottenere la possibilità di pagare le tasse a rate: da domani sarà realtà».
Sulla guerra, la sensazione è che Lega e FdI non siano esattamente sintonizzati. Se si dovesse approvare l’invio di altre armi in Ucraina, voi sareste d’accordo?
«Abbiamo sempre trovato un accordo, a Roma come a Bruxelles, e non ci sono né ci saranno ambiguità. Le opposizioni non possono dire la stessa cosa. Personalmente, guardo con grande fiducia e speranza a quanto ottenuto dal cardinale Zuppi a Mosca perché ritengo il Santo Padre fondamentale per il cessate il fuoco. Non abbiamo alcun imbarazzo sulla scena internazionale: come Lega stiamo organizzando missioni in Usa, Francia e Spagna. E al Mit siamo già impegnati per un grande e memorabile G7 dei Trasporti nella prossima primavera».
Il governo sembra in difficoltà sulla sicurezza. Qual è la ricetta della Lega?
L’immigrazione
Va fermata a monte L’Ungheria, già nel Ppe, e la Polonia, governata dai conservatori, hanno
il pregio di una posizione chiara e senza ipocrisia
«Presto vedrò il ministro Piantedosi, insieme vogliamo ragionare a un piano straordinario per la sicurezza nelle grandi città. La nostra collaborazione è totale».