Il Sole 24 Ore, 1 luglio 2023
La ragnatela delle società di Prigozhin
L’impero finanziario di Evgeny Prigozhin è un network a due teste, una visibile e una sommersa. Basta un’incursione nel registro delle società della Federazione russa – come ha fatto “Fiume di denaro”, il format multimediale di inchiesta del Sole 24 Ore – per sollevare i primi interrogativi. Come ha fatto Prigozhin a diventare miliardario? Dove sono finiti i soldi che Vladimir Putin ha versato al gruppo del suo ex cuoco per sostenere le armate della Wagner? Ma soprattutto, dove sono scomparse le società che hanno permesso all’ex venditore di hot dog di diventare così potente?
La realtà che appare dalle carte è uno specchio deformante. Secondo i registri ufficiali, il capo della Wagner controlla soltanto cinque imprese in Russia e ne amministra un’altra di cui non risulta nemmeno proprietario, almeno non ufficialmente. Stando ai bilanci – quelli ufficiali, raccolti dalla banca dati russa Spark-Interfax – nel 2022 le sue società avrebbero incassato complessivamente 700mila euro.
Più o meno quanto un unico autovelox posizionato sulla strada che da Arona porta a Meina, sul Lago Maggiore – peraltro luogo amato dai miliardari russi, alcuni dei quali hanno anche proprietà –, ha fatto guadagnare in soli tre mesi di multe nel 2022. A fronte di 700mila euro incassati (poco più di 66 milioni di rubli), le società di Prigozhin avrebbero bruciato ben 4,3 milioni di euro (quasi 412 milioni di rubli). Le perdite, cioè, sarebbero state pari a sei volte il fatturato. È questo il volto del miliardario Prigozhin?
Ma i numeri ufficiali nascondono una realtà ben diversa. L’altra faccia del capo (o si dovrebbe dire ex capo) della Wagner – quella sommersa – è fatta di miniere d’oro e diamanti in Africa e di società nel settore del gas e del petrolio in Siria. Un business, questo sì miliardario, decollato grazie ai servizi resi dal gruppo di mercenari ai governi di Damasco e di altri Paesi africani.
Vista dall’esterno, la galassia Prigozhin è come un iceberg la cui parte visibile è anche la più insignificante mentre quella sommersa è più grande e più importante. “Fiume di denaro” ha cercato di ricostruire il doppio volto di questo impero cresciuto per trent’anni all’ombra di Vladimir Putin e che ora finirà – chissà – per crollare come un castello di carte dopo la ribellione del gruppo Wagner e la marcia su Mosca, interrotta quando le truppe erano a soli 200 chilometri dal Cremlino.
Il gruppo imprenditoriale fondato da Prigozhin ruota ancora attorno alla holding Concord Gestione e Consulenza, iscritta nel registro delle imprese 26 anni fa, il 26 maggio 1997. A 34 anni, 24 mesi prima di creare la sua holding, Prigozhin aveva aperto il suo primo locale sull’isola Vasilyevsky, una delle più grandi su cui sorge San Pietroburgo.
Era un’enoteca-bar, seguita un anno dopo dal ristorante “Old Customs”, il primo di una lunga serie. Nel 1998 acquistò una nave e la trasformò in un ristorante di lusso sulle rive della Neva, che chiamò “New Island”, dove Putin amava portare i suoi ospiti stranieri, da Jaques Chirac a George W. Bush. Fu l’inizio della sua fortuna.
Concord Gestione e Consulenza si occupa naturalmente di ristorazione e di food delivery, è posseduta al 100% dall’imprenditore di San Pietroburgo e controlla a sua volta altre due imprese: la Concord M (anch’essa nel campo della ristorazione) e la Ritm, che gestisce immobili. Prigozhin possiede poi l’intero capitale della Concord Catering e il 49% della Aurum, una società di distribuzione di film, video e programmi televisivi.
Un’altra società importante nella galassia di Prigozhin è la Reteil, che si occupa della vendita e dell’affitto di immobili e gestisce a San Pietroburgo il Pmc Wagner Center. Qui ha sede l’unica società russa che fa riferimento al gruppo militare di mercenari, la Jsc Centro Pmc Wagner, ma i suoi veri azionisti sono schermati. Ufficialmente Prigozhin è solo l’amministratore di Reteil, ma risalire a chi controlli effettivamente la società è impossibile.
L’impresa, infatti, è una società per azioni non pubblica e per la legge russa non deve indicare il nome dei suoi azionisti.
I dati ufficiali sono impietosi: quasi tutte le attività di Prigozhin sono in perdita. Per la banca dati Spark-Interfax, le entrate di Concord Gestione e Consulenza ammontavano nel 2022 a 48,6 milioni di rubli e la perdita era di 77,5 milioni di rubli. Negli ultimi 11 anni la holding del gruppo Concord ha registrato un rosso complessivo di 494 milioni di rubli e solo per quattro anni su undici ha chiuso il bilancio positivamente. Se si considerassero solo queste cifre, Prigozhin sarebbe fallito da tempo.
Nei documenti ufficiali, inoltre, non c’è nessuna traccia delle centinaia di milioni incassati dallo Stato russo per sostenere il gruppo Wagner.
Putin ha rivelato che il Gruppo Wagner è stato finanziato dallo Stato russo e che grazie a questi sostegni il gruppo Concord ha guadagnato 80 miliardi di rubli. «Spero che nessuno abbia rubato nulla o abbia rubato di meno durante questo lavoro. Ma ovviamente lo capiremo», ha poi aggiunto Putin.
Difficile prevedere cosa accadrà alle società russe di Prigozhin ora che l’imprenditore è in esilio in Bielorussia. In quasi trent’anni di attività – e sotto l’ala protettiva di Putin – Prigozhin ha guadagnato centinaia di milioni grazie agli appalti statali per le mense delle scuole, degli ospedali e delle caserme, anche se i bilanci direbbero il contrario. Ma da anni le inchieste dei giornali più liberi in Russia raccontano dei suoi metodi spregiudicati per aggiudicarsi commesse pubbliche.
E così, mentre crescevano le sue ricchezze, Prigozhin estendeva i suoi affari anche al clan familiare. Nella rete del suo business sono entrati la moglie Lyubov Valentinovna Prigozhina e i loro tre figli: la primogenita Polina Evgenievna (nata nel 1992), il figlio Pavel Evgenevich (nato nel 1998) e la più giovane Veronica Evgenevna (nata nel 2005). Anche loro diventati improvvisamente imprenditori.
Cosa resterà di questo impero che controlla centri commerciali, hotel, immobili residenziali di prestigio, ristoranti, grandi magazzini, business center, yacht e jet privati, forse solo Putin lo sa