il Fatto Quotidiano, 1 luglio 2023
Brasile, Bolsonaro ineleggibile per otto anni: “Abusò del suo potere e flirtò col golpismo”
“Ho preso una pugnalata alla schiena. Il Paese è sulla strada della dittatura”. Con queste parole, in una conferenza stampa trasmessa da Cnn Brasil, l’ex presidente del Brasile Jair Bolsonaro – leader della destra e della sua area più religiosa – ha commentato il verdetto di condanna del Tribunale superiore elettorale, che ne ha stabilito l’ineleggibilità fino al 2030 per abuso di potere per alcune dichiarazioni, precedenti alle ultime elezioni, sulla regolarità del sistema di voto elettronico e per uso distorsivo dei media a fine elettorali. Nel corso di una riunione, il 18 luglio 2022, infatti, Bolsonaro utilizzò personale di governo, il canale televisivo di Stato e il palazzo presidenziale di Brasilia per comunicare agli ambasciatori stranieri che il sistema di voto del Paese era truccato. L’episodio era stato preceduto, nel febbraio 2022, da alcune dichiarazioni in cui Bolsonaro sosteneva che il presidente del Tribunale elettorale, Edson Fachin, aveva dimostrato “l’inaffidabilità del sistema elettorale”.
Dei sette giudici del Tribunale elettorale, solo due si sono espressi a favore dell’ex presidente, ritenendo che le affermazioni fatte rientrassero nel pieno diritto garantito a ogni cittadino di esprimere liberamente le proprie opinioni, mentre il voto decisivo è stato espresso dal ministro Cármen Lúcia. Dal fascicolo è stato tuttavia escluso per volere del magistrato Raul Araujo – il primo a votare contro l’ex presidente –, il documento golpista ritrovato nella casa dell’ex ministro bolsonarista, Anderson Torres, che invece era stato usato dal relatore Bendito Goncalves, che ha affermato che l’imputato ha “flirtato pericolosamente con il golpismo”, spingendo i suoi sostenitori alla “paranoia collettiva”. Bolsonaro, che ha definito l’attività del Tribunale superiore elettorale “un massacro” della sua persona, ha fatto sapere che presenterà ricorso alla Corte Suprema. L’esclusione dalla corsa alle prossime elezioni presidenziali pone un problema politico alla destra brasiliana che deve trovare un nuovo leader. I nomi sul tavolo sarebbero quattro: il governatore del Parana, Ratinho Jr. (Psd-Pr), il governatore del Minas Gerais, Romeu Zema (Novo-Mg), il governatore di San Paolo, Tarcisio de Freitas (repubblicani) e la senatrice Tereza Cristina (Pp-Ms). Tarcisio, al momento, appare il favorito, ma saranno le Amministrative del 2024 a definire il nome del prossimo candidato alle presidenziali.