il Fatto Quotidiano, 1 luglio 2023
“I governi Ue invertano la rotta bellicista”
Gli ultimi avvenimenti dimostrano quali formidabili pericoli il mondo possa correre in seguito a un’esplosione “anarchica” dell’impero russo. Migliaia di sistemi d’arma micidiali possono finire nelle mani di gruppi politici e para-militari assolutamente irresponsabili. Uno scenario di questo genere dovrebbe spingere ogni autorità ragionevole, al di là della discussione e della ricerca sulle cause che ci hanno condotto a questo punto, ad assumere tutte le iniziative possibili per un cessate il fuoco, per una tregua, per l’avvio di serie trattative. Che significa ostinarsi per la “vittoria”? Che significa “vittoria”? La continuazione del massacro bellico in terra ucraina sino, appunto, alla dissoluzione sic et simpliciter della Federazione Russa?
Grandi Paesi come India, Brasile e Indonesia si sono espressi per una equa soluzione del conflitto rimanendo del tutto inascoltati. Il Papa e la Chiesa insistono invano da tempo perché parlino finalmente politica e diplomazia e, con la missione promossa in queste settimane, hanno osato dare un esempio. Questa è la via che anche la nostra Costituzione esige senza mezzi termini. Non solo in essa non esiste traccia di un concetto di “guerra giusta” ma, comunque si voglia interpretare e in che limiti il nostro “ripudio” della guerra, quel che è certo è che il dettato costituzionale obbliga chi ci governa a privilegiare sempre e comunque la via della trattativa. Che si fa in questo senso? Quali atti ha assunto il nostro governo per promuovere iniziative già sperimentate in altri teatri di guerra, come l’invio di forze internazionali di interposizione?
Noi riteniamo, inoltre, che un governo sia costituzionalmente tenuto ad agire per l’interesse nazionale. Quale interesse ha il nostro Paese a che si continui una guerra, si continui in massacri e devastazioni, che calpestano ogni diritto umano? Nessuna persona dotata del ben dell’intelletto può ritenere altro che idiota propaganda i paragoni con la guerra mondiale delle democrazie contro il nazi-fascismo. L’interesse europeo, economico, politico, culturale è che la guerra finisca, che la Federazione russa mantenga la sua stabilità, che i rapporti economico-culturali con essa possano riprendere. Interesse nazionale è che i fondi per l’aumento delle spese militari possano essere utilizzati per sostenere le strutture già in crisi del nostro Stato sociale. Stiamo assistendo a un vergognoso aumento di queste spese in tutto il mondo, a un vero e proprio riarmo tedesco, mentre crollano gli investimenti in scuola, sanità, servizi. Anche questo è palesemente contrario a spirito e lettera della Costituzione. È necessario che un grande movimento di popolo costringa i governi europei a un drastico mutamento di rotta.