il Giornale, 1 luglio 2023
Le chitarre della storia
È lo strumento del rock, un oggetto quasi feticistico senza il quale oggi non sarebbe concepibile l’iconografia che accompagna questo genere musicale dalla culla. Certo, non fu la chitarra a mettere un giovane Elvis sull’altare del nuovo culto orgiastico del rock’n’roll, ma quel suo ancheggiare con la Martin D28 la chitarra folk nell’immaginario collettivo internazionale a tracolla non sarebbe stato altrettanto efficace in sua assenza. E dire che la chitarra è uno degli strumenti più afoni nonché uno dei più ostici da suonare: non le premesse migliori per farne quell’icona assoluta intorno alla quale si sono costruite le sorti della musica moderna. Ma che significa strumento afono? Fondamentalmente poco sonoro, dal volume basso rispetto agli altri strumenti. Una chitarra acustica non avrebbe certo potuto competere con batteria, ottoni, contrabbasso e pianoforte. Così, nei primi anni Trenta, negli USA alcuni produttori di chitarre si industriarono per ovviare a tale limite congenito. Senza percorrere le tappe di quell’evoluzione, basterà ricordare che nel 1936 Gibson introdusse con successo i primi strumenti dotati di pickup, un microfono integrato in grado di riequilibrare i giochi tra la sei corde e i compagni di orchestra: la Gibson ES-150 vantava un pickup Charlie Christian, intitolato al chitarrista di colore dalla vita breve e travagliata che, di fatto, per primo saltò il fossato dell’elettrificazione, suonando al fianco di Benny Goodman. Ma fu grazie a un’intuizione di Leo Fender, il fondatore dell’altro marchio leggendario di chitarre made in USA, che nacque la prima solid body, la prima chitarra elettrica a essere concepita come tale e a non poter, di fatto, che essere suonata attraverso un sistema di amplificazione. Sappiamo tutti che a Leo Fender si deve la creazione della Stratocaster la chitarra elettrica più venduta e imitata nella storia e della Telecaster, ma fu l’Esquire ad anticipare quest’ultima. Bruce Springsteen ne possiede diverse, forse perché la Tele è da sempre la chitarra più spartana e più simile a un’acustica. Gibson, naturalmente, non rimase con le mani in mano e, per mettersi al pari, si avvalse della consulenza del maestro della 6 corde Les Paul, insieme al quale sviluppò lo strumento mitico che ancor oggi porta il suo nome e che ha attraversato generazioni di chitarristi rock senza mai perdere smalto. La chitarra è un po’ come una bella donna, vi sarà capitato di sentir dire: un amore intenso, non necessariamente fedele. Di certo, esistono chitarristi iconici che sono legati a doppia mandata a un modello particolare. E, a proposito della Gibson Les Paul, non è un’eresia dire che quella chitarra si sarebbe potuta chiamare Jimmy Page, se già non avesse portato un nome altisonante. I Led Zeppelin non sarebbero ciò che tutti conoscono, anche se non molti sanno che buona parte degli assoli più incendiari, in realtà, Page li suonò su una Fender Telecaster, in apparenza quanto di più lontano da una Les Paul possa esserci: chiara, tagliente e stridente, la Tele, cupa, facilmente in distorsione e calda la Les Paul. Nessuno sa su quale altro strumento avrebbe messo le mani Jimi Hendrix se la sua parabola non fosse stata così repentina. Certo è che nessuno come lui a eccezione di Eric Clapton avrebbe mai legato la propria immagine a una Stratocaster, la chitarra elettrica più innovativa della storia. La cosa oggi fa sorridere, considerato che la prima Strato venne commercializzata nel 1954. In pochi avrebbero potuto scommettere su quella forma futuristica oggi entrata nella normalità. Eppure, Buddy Holly, il talentuoso cantante texano che avrebbe potuto far tremare il regno di Elvis se un incidente aereo non se lo fosse portato via troppo presto, legò la sua immagine a quello strumento. Anche questo spiega il tradimento operato da Clapton nel passaggio dalla Les Paul alla Strato. La sua Blackie a Eric è sempre piaciuto dare un nome alle sue ragazze fa il paio con la prima elettrica, una Strato sunburst, sfoggiata da Bob Dylan nel concerto della svolta rock, sul palco del festival di Newport, nel 1965. Ce n’è per tutti i gusti: se i compianti Stevie Ray Vaughan e Jeff Beck sono difficilmente immaginabili senza una Strato a tracolla, a chi verrebbe in mente Angus Young degli AC-DC con una chitarra che non sia la sua fedele Gibson SG, quella che in Italia viene chiamata affettuosamente Diavoletto? In fondo, non è altro che una versione più leggera e maneggevole di una Les Paul. Lo scontroso Peter Green era per la Les Paul e il suo estimatore Carlos Santana per la SG. Già, si è parlato solo di Gibson, Fender e Martin, sacra triade made in USA. Ma il rock da lì viene e la sua corte è ammantata di stelle e strisce più che d’oro e lustrini.