Corriere della Sera, 1 luglio 2023
Università Usa, la stangata dei debiti
A 24 ore di distanza dalla cancellazione della affirmative action introdotta 45 anni fa per dare chance di ammissione alle università migliori anche a studenti delle minoranze etniche svantaggiate, la Corte Suprema ha dato un altro colpo alle politiche progressiste dichiarando illegittimo, dunque bloccandolo, il piano di abbattimento del debito di decine di milioni di studenti americani (per un totale di 430 miliardi di dollari) varato dalla Casa Bianca di Joe Biden nell’autunno scorso.
Il presidente, che aveva già reagito con durezza alla sentenza di giovedì, ha bollato con parole di fuoco questa seconda decisione, un’accusa di abuso di potere nei suoi confronti: «L’ipocrisia di questi funzionari pubblici eletti da repubblicani è sbalorditiva: hanno male interpretato la Costituzione». I magistrati supremi ridotti a officials di parte: ma ormai la Corte è un campo di battaglia politico coi giudici che si scontrano apertamente e pubblicamente. Con quelli progressisti in netta minoranza (3 su 9).
La battaglia è politica su tutti e due i fronti. La disputa sulla legittimità giuridica di una riduzione del debito degli studenti decisa senza passare dal Congresso ha un valore relativo: dopo vari rinvii dei pagamenti degli studenti per l’emergenza Covid (i primi voluti da Trump, nel 2020) Biden aveva deciso che, al momento di riprendere a pagare le rate, a ottobre, molti studenti (fin qui 15 milioni, ma si può arrivare a 40) avrebbero ottenuto uno sconto di 10-20 mila dollari. Era una promessa elettorale (più generosa) che il presidente era riuscito a concretizzare solo in parte.
Adesso la Corte cancella anche quella. Guai seri per gli studenti: erano già in difficoltà e ora dovranno pagare tutto, arretrati compresi. E guai politici per Biden: i colpi su prestiti studenteschi e affirmative action peseranno sulla campagna per la sua rielezione. Il presidente tenta di salvare almeno una parte della sua manovra (soprattutto con un rinvio di un anno delle scadenze più pesanti), ma non ha un vero «piano B» basato sull’urgenza: la Corte, infatti, ha già bocciato il piano attuale rifiutandone la logica emergenziale. Il ministro della Pubblica Istruzione, Cardona, aveva infatti concesso gli «sconti» agli studenti sulla base di una legge del 2003 (Heroes Act) che lo autorizza a modificare le politiche per il credito scolastico in caso d’emergenza.
Per la Corte si è trattato di un abuso di potere perché l’intervento non si è limitato a una correzione, ma ha riscritto radicalmente le norme votate dal Parlamento, e perché l’emergenza Covid è ormai alle nostre spalle.
Biden sapeva che il suo intervento era a rischio (l’ha varato, dopo molti indugi, su pressione della sinistra del suo partito quando ha capito che in Congresso non sarebbe passato). Nei giorni scorsi ha dovuto addirittura usare i suoi poteri di veto perché anche il Senato a maggioranza democratica aveva sfiduciato il provvedimento a causa della defezione di tre suoi senatori (Manchin, Tester e Sinema). Al presidente non resta che denunciare il cinismo dei repubblicani: nessuna obiezione su migliaia di miliardi di sussidi Covid per imprese e famiglie, sussidi dei quali hanno beneficiato anche loro, e porta sbattuta in faccia agli studenti squattrinati.