la Repubblica, 30 giugno 2023
Quando La neve a casa di Miccicchè
Dicembre 2022. Lo chef di Villa Zito, edificio settecentesco oggi sede di uno dei ristoranti più ricercati della “Palermo bene” viene intercettato dalla squadra Mobile. Lo hanno messo “sotto” perché, mesi prima, era stato contattato da un pezzo da Novanta di Cosa Nostra. L’inchiesta è coperta da segreto d’ufficio, ma si sa che uno degli interlocutori del signor Mario Di Ferro, 57 anni, ora agli arresti domiciliari, è l’ex presidente dell’assemblea siciliana Gianfranco Miccichè, vicerè per decenni di Silvio Berlusconi in Sicilia, già senatore, viceministro e chi più ne ha (di cariche) più ne metta. La conversazione è quantomai sospetta perché Di Ferro chiede al politico «quanti giorni si sarebbe fermato fuori». Miccichè replica quasi stupito. «Dove?» facendo intendere di non comprendere. Ma per il procuratore Maurizio Delucia e per il suo Aggiunto Paolo Guido, erano questi gli albori di un codice con il quale l’ex ras di Forza Italia nell’isola e Di Ferro inizieranno a fare affari per lungo tempo. Cocaina. Lo chef la vende al politico (non indagato).
Nei frame agli atti dell’inchiesta emerge come alcune dosi sarebbero state acquistate utilizzando l’auto blu – una Bmw – con lampeggiante acceso.
Agli atti dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Antonella Consiglio figurano decine di cessioni di droga. Dove i giorni nei quali Miccichè si sarebbe trattenuto fuori sono -per gli inquirenti – le dosi di bamba da sniffare, pratica dalla quale Miccichè non si sarebbe evidentemente liberato. Fu lui stesso, da poco nominato all’epoca sottosegretario alla Funzione pubblica, a denunciarne la propria dipendenza ai microfoni del programma “La Zanzara” nel 2013 annunciando però – forse con troppo, pur se comprensibile, ottimismo – un affrancamento completo: «Non sono più un cocainomane: lo sono stato quando ero ragazzo ma l’ho sempre ammesso. Avevo 20 anni». E invece no. Il vizietto non lo avrebbe perso. E non solo lui lo avrebbe coltivato. Pochi mesi fa, era finito nel ciclone dell’inchiesta il suo ex fedelissimo all’Ars (di cui Miccichè era presidente) Giancarlo Migliorisi (anche lui non indagato): per gli investigatori un altro che si riforniva di coca dal gestore del bistrot stellato. Miccichè commentò stranito: «Non sapevo avesse questo tipo di problema». E però quando gli investigatori decifrarono il codice-Di Ferro, fu chiaro (a loro) che anche il politico era assiduo compratore. Sono documentate decine di dazioni di cocaina iniziate il 19 novembre 2022. Seguiranno altre forniture: 26 novembre, 30 novembre 2022, 3 dicembre, 27 dicembre (10 dosi complessive), 30 dicembre, 6 gennaio, 12 gennaio (4 dosi), 26 gennaio (2 dosi), 31 gennaio, 12 febbraio, 1 marzo, 21 marzo, 1 aprile (5 dosi). Con uno schema collaudato, certificato dal traffico dei telefoni. Miccichè sente Di Ferro. Parlano di «giorni» per dire dosi. Quest’ultimo chiama due pusher (anche loro arrestati) e dopo un’oretta al bistrot spunta l’auto del politico. Il 3 marzo scorso Di Ferro era a Piano Battaglia. Dice a Miccichè: «Ci vediamo domani ora ti mando una bella foto di dove sono per ora, è pieno di neve». Replica con risatina annessa: «Anche a casa mia? Hai notizie anche a casa mia?». In un’altra occasione Di Ferro e Miccichè pranzano insieme. L’ex presidente lo chiama prima: «Sto partendo adesso». Lo chef precisa: «Non ti scordare i soldi». Segue gentile invito di Miccichè ad andare a quel paese: «Ciao, sto arrivando, va caca». È il 3 dicembre 2022 quando Miccichè telefona ancora a Di Ferro: «Mi puoi mandare da mangiare? Senza esagerare però mi raccomando». Da Villa Zito non partono pietanze, ma telefonate ai soliti due spacciatori: «Vai da Gianfranco». Infine a gennaio Miccichè chiama il gestore del ristorante: «Stiamo venendo siamo in quattro», ma si presenta in auto con una sola donna. Per i poliziotti guidati da Marco Basile, era tutto fin troppo chiaro. L’ex presidente dell’Ars nega: «Prima di potere dire qualcosa devo capire cosa c’è nell’inchiesta in cui non sono indagato, ma posso dire che sono dispiaciuto per Mario Di Ferro: è un caro amico che conosco e frequento da moltissimi anni. Andavo alla sue feste che erano sempre molto divertenti, frequentate da tantissima gente e dove non ho mai visto della droga»