Corriere della Sera, 30 giugno 2023
Le strategie di Meloni
Sui dossier economici la vera partita si giocherà in autunno quando entrerà nel vivo il negoziato sulla riforma del Patto di stabilità e sulla revisione del bilancio dell’Ue 2021-2027, che prevede che i governi sborsino 66 miliardi di euro in più per finanziare le nuove priorità politiche dell’Unione. Il Consiglio europeo di dicembre dovrà esprimersi e in quei mesi è probabile che la mancata ratifica del Mes torni al centro del dibattito. Lo sforzo di questo Consiglio europeo è invece mostrare unità per dare forza alle decisioni a sostegno dell’Ucraina e poi trovare un approccio comune nelle relazioni con la Cina. In questo momento la premier Giorgia Meloni è in prima linea nel sostegno all’Ucraina e anche la sua posizione nei confronti della Cina è piuttosto critica, in linea con la Commissione Ue. Una sintonia che di certo Bruxelles non vuole incrinare adesso. Meloni è riuscita a creare rapporti costruttivi anche all’interno del Consiglio europeo, come con il premier olandese Mark Rutte. Non è poi un mistero che abbia un buon rapporto sia con Ursula von der Leyen sia con Charles Michel. Viene descritta come razionale, affidabile, molto preparata sui singoli dossier (a differenza, riferiscono diverse fonti di Palazzo Berlaymont e dell’Europa Building, di altri premier italiani del passato). Una fonte Ue spiega che su Russia e Cina al G7 è stata la leader più dura. E benché ci sia la consapevolezza di una differenza tra il suo atteggiamento e quello dell’amministrazione italiana molto più soft nei confronti di questi due Paesi, l’opinione a Bruxelles è che Meloni non si farà condizionare dall’amministrazione. Se c’è un punto debole – dicono – sono i suoi ministri. Ma sull’immigrazione – osservano – si è arrivati a un accordo perché Meloni ha superato le posizioni di Salvini. Insomma, in questo momento non c’è interesse a creare problemi all’Italia. E ancora ieri il presidente dell’Eurogruppo Paschal Donohoe ha usato toni pacati e di comprensione. Le cose cambieranno probabilmente in autunno. A quel punto Meloni dovrà scegliere la strategia sapendo che legare la ratifica del Mes alla riforma del Patto di stabilità troverà i Paesi Ue sordi.