Tuttolibri, 1 luglio 2023
Biografia di Liala
C’è molto di fiabesco nella stessa storia della famosissima scrittrice il cui nom de plume venne creato da Gabriele d’Annunzio in persona, quando la incontrò al Vittoriale, accompagnata da Arnoldo Mondadori: «A Liala, compagna d’ali e d’insolenze», le scrisse su una fotografia che volle dedicarle alla fine dell’incontro. Era il 1931 e Amalia Liana Negretti Odescalchi si accingeva a pubblicare il suo primo romanzo, Signorsì, con protagonista proprio un aviatore. D’Annunzio comprese che quello per le ali era un amore che avevano in comune.Ma come è arrivata alla scrittura e cosa la spinse a immergersi nelle storie di aviatori e militari fino a diventare l’indiscussa regina della letteratura femminile dell’epoca? Vale la pena ricordare brevemente la sua storia, vista la peculiarità del personaggio. Liala nasce a Carate Urio nel 1897, su quel meraviglioso lago di Como che farà da cornice a tante sue storie, da padre farmacista e madre nobile. Si iscrive a sua volta all’università di Farmacia a Pavia, ma non porta a compimento gli studi perché nel 1919 sposa il marchese Pompeo Cambiasi, ufficiale di marina, più grande di lei di ben diciassette anni. L’amore coniugale si raffredderà dopo qualche anno, facendola avvicinare a un altro marchese, Vittorio Centurione Scotto, asso dell’aviazione, che aveva partecipato giovanissimo al primo conflitto mondiale, pilotando idrovolanti, e che Liala ha sempre considerato il grande amore della sua vita.Certe volte sono gli eventi drammatici a rendere particolarmente epico un amore, e Liala lo scoprirà sulla sua pelle dopo la prematura morte di Centurione Scotto, nel 1926, quando lui precipiterà nel lago di Varese durante una sessione di allenamento per la prestigiosa coppa Schneider. Dopo la grande tragedia Liala si avvicinerà di nuovo al marito, ma anche questa volta l’unione non è destinata a durare. Il suo dolore per la perdita è troppo forte perché possa tornare alla vita di prima, e sarà proprio questa grande sofferenza che la porterà a voler mettere su carta la sua prima storia d’amore, incentrata appunto sulla figura di un eroico aviatore.Non si tratta della loro storia d’amore, almeno non esattamente, ma scriverla farà scoprire a Liala il potere catartico del raccontare storie e la possibilità di mantenere viva la memoria, attingendovi per rendere più autentica la narrazione. Il romanzo di ambientazione militare farà breccia non solo nel cuore delle lettrici, ma anche nella comunità aviatoria, a tal punto che persino Italo Balbo scriverà all’autrice in segno di riconoscimento.Il marchese Centurione Scotto non fu, tra l’altro, l’unico amore «su ali» della famosa scrittrice, che negli anni della pubblicazione del suo primo romanzo intrecciò una relazione con il tenente colonnello Pietro Sordi, che sarà costretto a congedarsi dal servizio nel 1932, perché le regole dell’epoca non permettevano a un ufficiale della Regia Aviazione la convivenza con una donna separata. Si lasceranno nel 1948, e a quel punto Liala inizierà a scrivere anche romanzi con altre ambientazioni. Evidentemente doveva essersi stufata degli aviatori sia nei romanzi che nella vita di tutti i giorni!Per quanto Liala non abbia scritto vere e proprie storie autobiografiche (fa eccezione Diario vagabondo, pubblicato nel 1977), le vicende che ha narrato ci fanno subito comprendere quanto profondamente moderna sia sempre stata e come abbia rifiutato la concezione borghese del matrimonio, non accontentandosi e non arrendendosi all’infelicità, ma anzi mettendosi sempre in discussione. Ecco perché ripubblicare e leggere oggi i romanzi di Liala non è solo un salto nel passato, un passato spesso luccicante fatto di donne e uomini eleganti e raffinati, ma anche un modo per riconoscere il potere rivoluzionario che ha avuto la sua scrittura.Sono andata alla ricerca di alcuni filmati di vecchie interviste di Liala e sono rimasta colpita dal fatto che da molti punti di vista l’anziana signora presente nei video è da considerarsi a tutti gli effetti non solo una portabandiera della libertà femminile, ma anche una sorta di influencer ante litteram: Laila non ha problemi ad affermare di aver sempre voluto insegnare alle sue lettrici anche a prendersi cura di loro stesse, «a lavarsi bene, a curare la persona, a pettinarsi bene». Dotata di un grande senso dell’umorismo, affermava sorridendo di essere arrivata prima dei deodoranti, visto che i suoi romanzi contenevano tonnellate di sapone.Per rispetto ai suoi personaggi, era sempre perfettamente vestita e truccata quando si metteva a scrivere, facendo particolare attenzione che le scarpe fossero in tinta con gli abiti. Brillante, intelligente ed esuberante, sapeva come muoversi in società.Aveva capito molto presto l’importanza di non piangersi addosso, trasportando questo suo pragmatismo anche nella sua scrittura. D’Annunzio le consigliò di essere una scrittrice schietta e sincera, e lei lo fu sempre, fedele a sé stessa. Il suggerimento suona attualissimo, tra l’altro.Alla fine Signorsì vendette un milione e mezzo di copie. Durante la sua carriera Liala pubblicò più di ottanta romanzi, per un totale di oltre dieci milioni di copie vendute.«Il più delle volte io lavoro per me, mi piace raccontarmi quello che scrivo» dice sorridendo in un altro filmato. E io non posso fare a meno di provare un’incredibile vicinanza a questa donna, perché nonostante tutte le differenze legate al periodo storico e alle vicende personali (io mi sono limitata a sposare il mio grande amore conosciuto sui banchi del liceo, mentre lei ha vissuto parecchie vite, tutte piuttosto avventurose), riesco a riconoscere una certa scintilla comune, una sincera passione per la battuta ironica.Liala non amava il colore rosa e non le piaceva che la si definisse una scrittrice di rosa, insistendo che nei suoi romanzi non ci fosse il rosa bensì la vita. È dalla notte dei tempi, insomma, che la critica più rigorosa non riesce proprio a comprendere le donne che scrivono di donne.La narrativa femminile attuale ha un grande debito di riconoscenza verso Liala, perché per prima ha messo il perno sull’importanza della sessualità femminile, anche scollegata dal vincolo matrimoniale, nel caso di legami non appaganti. Nei suoi romanzi le protagoniste femminili sono state finalmente soggetti desideranti e non più passivi, hanno voluto scegliere e non si sono limitate a essere prede.Liala testimoniò in prima persona anche l’importanza dell’indipendenza finanziaria delle donne, acquistando la sua amatissima villa sul lago di Varese, «La cucciola», con i proventi dei propri romanzi, alla faccia di mariti e amanti vari. Inutile a dirsi: ha fatto tutto senza mai rinunciare al suo giro di perle.