Corriere della Sera, 29 giugno 2023
Berlusconi, l’altra eredità
ROMA Sulla carta, e con ogni evidenza destinati a rimanere là, ci sarebbero anche tre cammelli, regalo personale da Gheddafi mai ritirato dallo zoo di Tripoli, dove i tre esemplari vivevano prima della destituzione del Colonnello. Probabile che non siano sopravvissuti al passare del tempo e alla caduta del regime libico. Al contrario del letto gigantesco, nelle carte giudiziarie della vecchia inchiesta della Procura di Bari è identificato come «lettone», omaggio di Vladimir Putin, che stava nella residenza romana di Palazzo Grazioli e che verosimilmente, dopo il trasloco, è stato trasferito a Villa Grande, la casa che era stata di Franco Zeffirelli, ultimo domicilio del Cavaliere nella Capitale.
Tutto questo, e molto altro, fa parte del lato meno illuminato dell’eredità di Silvio Berlusconi. Tutto quello che sta al di là di Fininvest, Mediaset, Mondadori, della partecipazione in Mediolanum, degli immobili, del lascito politico in Forza Italia e nel centrodestra italiano. Sono le imbarcazioni, le opere d’arte, persino oggetti cheap che col passare degli anni, soprattutto dopo la morte del legittimo proprietario, hanno acquisito un valore storico decisamente superiore a quello di mercato. Come, per esempio, le cinque repliche della Coppa dei Campioni vinte da presidente del Milan e considerate, dall’ex presidente del Consiglio, una delle prime cose da mostrare quando, in vita, si dilettava a fare da Cicerone a chi andava in visita a Villa San Martino per la prima volta.
Tutto questo, in linea di principio, può essere entrato a far parte del lascito testamentario e comporre capitoli a parte dello stesso, persino essere smembrato dal luogo in cui si trova attualmente. A cominciare dalle opere d’arte di varia provenienza, comprese le decine di migliaia di dipinti – si parlò di ventimila unità, ma molte sono state regalate nel corso degli anni ad amici e parlamentari – acquistati al telefono alle aste televisive. Tanti ritratti, tante «Venezie», una quantità indefinita di paesaggi, alcuni di provenienza incerta, altri attribuite a una «scuola». In questo bouquet dal numero e dal valore indefinito c’è qualche perla rara, che fa salire il valore totale della collezione – secondo una stima di Vittorio Sgarbi – «a una decina di milioni di euro, ovviamente se tutto viene venduto singolarmente».
Tra questi pezzi, nel libro Scoperte e rivelazioni, uscito da poco per La Nave di Teseo, Sgarbi censisce un ritratto di Anna Fallarino a opera di Piero Annigoni, pezzo pregiato della collezione Casati Stampa che stava dentro Villa San Martino prima che la residenza venisse acquistata da Berlusconi. Opera di un certo rilievo storico, insieme a tanti ritratti fotografici di uomini non identificati insieme alla donna e al marito Camillo Casati Stampa, che prima di suicidarsi la uccise insieme all’amante nell’agosto del 1970 in quello che è passato alla storia come il delitto di Via Puccini. Nella pinacoteca adiacente alla stanza dei collaboratori di Berlusconi dovrebbe esserci un quadro di Tiziano raffigurante un erede De’ Medici, acquistato anni fa dal Museo di Cleveland. Mentre, tornando in casa, c’è una Gioconda nuda attribuita a Bernardino Luini e una copia dell’Antea del Parmigianino (l’originale si trova al Louvre). A Villa Gernetto, dove si trova parte del patrimonio artistico comprato alle televendite, c’è anche un pezzo pregiato, un dipinto dell’Ottocento di Francesco Coghetti; e se non fosse stata illegalmente sradicata prima che la Villa passasse nelle mani di Berlusconi, ci sarebbe stata anche una scultura di Canova, poi mirabilmente sottratta all’illegalità da un intervento di Sgarbi, che la rintracciò a Palermo, le fece mettere sopra un vincolo dei Beni Culturali e ne impedì la vendita.
Decisamente più semplice il conteggio delle barche. Tra queste, la Principessa VaiVia, barca a vela da 42 metri; la Morning Glory, lunga 48; la Magnum 70, che invece è a motore. Solo questo vale più di venti milioni di euro.