Corriere della Sera, 29 giugno 2023
Come si addestrano gli ucraini
DAL NOSTRO INVIATO
Kent (Inghilterra) La retrovia della guerra ucraina è qui, nella campagna del Sud dell’Inghilterra, fra paesaggi punteggiati da pale eoliche e placide pecore al pascolo. Ma appena varcata la soglia di filo spinato della base militare del Kent (che deve restare segreta), si è investiti dall’odore acre della polvere da sparo, i fumogeni entrano negli occhi, le esplosioni rimbombano assordanti interrotte solo dal crepitio delle mitragliatrici.
È un campo di battaglia: le reclute dell’esercito ucraino strisciano nel fango, incalzate dalle urla degli istruttori britannici, «Muoviti, muoviti, cazzo! Vuoi morire qui?». Le ragazze che fanno da interpreti vanno su e giù, le orecchie al riparo delle cuffie insonorizzate, i giovani soldati ansimano stravolti, i volti stremati sotto i colori mimetici, stramazzano, si rialzano, corrono verso le linee nemiche. Sembra di stare sul set di Full Metal Jacket, solo che questo non è un film.
«Prendiamo dei civili e li trasformiamo in soldati», spiegano gli ufficiali britannici: perché questo è il programma di addestramento dei militari ucraini che ha già visto passare 17 mila reclute nelle basi del Regno Unito e che entro l’anno prossimo punta a raggiungere quota 30 mila. Sono tassisti, panettieri, autisti di autobus, ma anche medici e bancari, gente che non ha nessuna preparazione militare e che attraverso un durissimo corso di cinque settimane viene messa in condizione di affrontare l’invasore russo.
L’età media è di 33 anni, ma ci sono anche ragazzi 18enni e canuti ultracinquantenni: gli inculcano i principi di base, ossia «sopravvivenza e letalità». Qui, nella base del Kent, simulano l’avanzata lungo le ultime centinaia di metri prima delle linee nemiche, li preparano a fronteggiare suoni e visioni del campo di battaglia senza cedere al panico e allo stress. Poi c’è la pratica di guerriglia urbana, con le irruzioni dalle finestre di case diroccate e gli scontri a fuoco a distanza ravvicinata.
«Cosa mi ha spinto qui? – spiega Dmytro, passamontagna sul volto e mitra in braccio —. Innanzitutto proteggere la mia famiglia e i miei amici, allo stesso tempo che il mio Paese». Prima della guerra, in Ucraina, lui aveva un piccolo business, una tipografia che lavorava per le case editrici, e prima di venire qui già aiutava le forze armate di Kiev come volontario civile, perché suo fratello minore è pure un soldato e dunque voleva sostenerlo. «Non avevo nessuna precedente esperienza militare – ammette —, tutto il mio training e la mia conoscenza l’ho appresa qui in queste settimane: ora ho fiducia che posso difendere me stesso e i miei fratelli in armi. E difendere l’Ucraina».
Dmytro ha una moglie e due figli, un ragazzo di 17 anni e una bambina di 10: comunicare loro la sua scelta non è stato facile. «È stato un processo lungo spiegare alla mia famiglia che devo difendere loro e l’Ucraina. Non è stata una decisione immediata: mio figlio ha capito che devo farlo, la bambina un po’ meno – ammette con un po’ di rammarico —. I miei genitori approvano, è stato difficile ma comprendono».
Molte di queste reclute sono andate direttamente nel tritacarne di Bakhmut: «Non dico che non ho paura per me stesso – confessa Dmytro – ma posso dire con certezza che abbiamo gente forte in Ucraina: è la nostra terra, la difenderemo e non abbiamo altra scelta se non proteggerla». Fiduciosi che vincerete la guerra? I commilitoni che si stringono attorno a lui gli fanno eco: «Certamente, non abbiamo altre opzioni».
Ad addestrarli ci sono i Royal Marines, ma anche ufficiali della Raf, la Royal Air Force, coadiuvati da un contingente internazionale che va dai canadesi ai lituani. Oltre ai fondamentali per la sopravvivenza, il training si concentra anche sull’uso dei droni e sullo studio del sistema di trincee russo: gli insegnano le tecniche occidentali, perché la preparazione delle forze armate ucraine è ancora di tipo sovietico. E queste reclute, una volta sul campo, «fanno la differenza, i comandanti locali sono impressionati», raccontano gli istruttori inglesi.
La Gran Bretagna è stata in prima fila, fin dall’inizio dell’invasione russa, nel sostenere la resistenza ucraina: Londra ha fornito sinora assistenza militare per 4 miliardi e mezzo di sterline (oltre 5 miliardi di euro, uno sforzo secondo solo a quello americano), che include i carri armati Challenger, veicoli blindati, oltre 10mila missili anti-tank, 100 mila proiettili di artiglieria, oltre cento cannoni anti-aerei, cui si aggiunge il programma di addestramento per fanteria, carristi e piloti.