il Fatto Quotidiano, 29 giugno 2023
Da Capaldi a Cobain e Adele: quelli che perdono le parole
Ho perso le parole. L’incubo di ogni cantante. Te le dimentichi, il gobbo si oscura o peggio: senti il buio nel cervello e capisci che quella canzone non la porterai mai a casa, perché la testa ti congiura contro. Il tilt di Lewis Capaldi si è risolto con un commovente coro del pubblico di Glastonbury, che ha intonato al posto suo la hit Someone you loved. Quella che comincia così: “Sto cedendo e ho paura che stavolta non ci sia nessuno a salvarmi. Questo tutto o niente è davvero un modo per farmi impazzire”. Sceso dal palco, Lewis ha scelto il niente, almeno per il momento. Stop al tour, annullate le restanti 24 date, il cantante italo-scozzese (il padre è originario del Frusinate) ha deciso di dedicarsi alla sua salute mentale dopo la diagnosi della Sindrome di Tourette. Che gli aveva giocato un brutto tiro anche in febbraio a Francoforte e – forse non casualmente – sempre su Someone you loved. Anche lì i fan si erano impegnati a risolvergli l’impasse, ma non puoi affrontare uno show temendo che i tic verbali e mimici ti blocchino di fronte a una platea pagante. Capaldi, 26 anni, si è detto comunque sollevato dall’aver individuato la causa della sua sofferenza: un disturbo neurologico che si manifesta durante l’infanzia e sparisce pian piano, salvo complicazioni, durante l’età adulta. Certo che se sei una star il freno a mano tirato può farti fare testacoda.
Lo sa Billie Eilish, anche lei afflitta dalla stessa sindrome. Ne ha parlato con David Letterman, rivelando che non pochi altri big nascondono quella fragilità sistemica. Kurt Cobain aveva scritto un pezzo catartico, Tourette’s, disperatamente autobiografico. Da ragazzino gli avevano certificato una natura ipercinetica e difficoltà di attenzione: e curato, come milioni di altri bambini americani, con il Ritalin. Nei live il leader dei Nirvana tentava stoicamente di cantare a tempo digrignando i denti per mantenere il controllo su tempo e ritmo, sperando di non farsi fregare da quei “singhiozzi” e spasmi involontari che ti mandano in fumo il concerto. A pensarci bene, il grunge era la terapia rock per una generazione, soprattutto negli Usa, che Big Pharma aveva precocemente impasticcato. Ma se l’insidia non è la Tourette, bensì un accidente quasi irreversibile come un ictus, se vuoi tornare a cantare circondati di amici dediti a te. È accaduto a Joni Mitchell, colpita dalla folgore nel 2015: “curata” nello spirito da colleghi amorevoli capitanati da Brandi Carlile, Joni si è riappropriata della propria leggenda tornando on stage l’anno scorso al Festival di Newport e il 10 giugno scorso a Gorge in un set vero e proprio.
Poi ci sono gli adorabili confusi. Non rincoglioniti, ma affetti da amnesie estemporanee. È capitato a tutte le superstar. Adele ci gioca su. Dimentica il testo di Chasing Pavements o di altri successi galattici? Che problema c’è: punta il microfono sugli adoratori e quelli li sanno meglio di te. Miley Cyrus, Ariana Grande, Jay Z, Beyoncè, Ed Sheeran: ognuno di loro ha un aneddoto sul panico che ti assale quando sei sotto i riflettori e ti senti impreparato come uno scolaretto all’esame.
Nel 2017 persino lo smagato Chris Martin si perse nella nebbia dei versi della sua Princess of China. Ne uscì ridendo: “Ragazzi, è colpa mia, non dei Coldplay. Per favore questa non mettetela su YouTube”. Gli italiani se la cavano meglio con la memoria? Macché: a Sanremo 2023 Ramazzotti si bloccò clamorosamente su Un’emozione per sempre: per fortuna era la serata dei duetti, il salvagente glielo tirò Ultimo. La Vanoni cazziò Baudo, sempre in diretta tv, perché gli impallava il suggeritore elettronico mentre attaccava una cover di Vasco. Il quale, se avesse cali di fosforo, potrebbe affrontare tutto un tour senza emettere una nota. Seduto sul palco, al signor Rossi basterebbe fare il direttore di un coro per settantamila, e buona vita a tutti. Ma il Re degli Scordanti è notoriamente Celentano. Irrimediabile la figuraccia per il tributo in morte di De André su La guerra di Piero. Piovvero fischi. Come in qualche Sanremo d’antan. O a Rock Economy, dove farfugliò sillabe a caso su L’arcobaleno, l’elegia mogoliana per Battisti. Adriano spiegò: è sparito il gobbo. La scatola nera degli smemorati in Mi 7ma.