il Fatto Quotidiano, 29 giugno 2023
Extraprofitti, arriva alla Consulta la tassa di Draghi
Era nell’aria e ora è ufficiale. Sarà la Corte costituzionale a esprimersi sulla legittimità della tassa sugli “extra-profitti” voluta nell’aprile del 2022 dal governo Draghi per tassare i super guadagni delle compagnie energetiche grazie ai rialzi stellari dei prezzi del gas seguiti all’invasione dell’Ucraina. Lo ha deciso la Corte di giustizia tributaria di Roma in una sentenza del 3 maggio scorso. Non è un fulmine a ciel sereno, visto che i difetti di costruzione della misura (poi corretta dal governo Meloni) sono stati evidenti fin da subito. Non è un caso che si sia rivelata un clamoroso flop anche negli incassi: circa 2,5 miliardi sui dieci stimati dall’esecutivo di allora. In una conferenza stampa ad agosto 2022, l’ex governatore Bce accusò le aziende di voler eludere il contributo, costringendo il governo a trovare altre risorse per calmierare le bollette (fu perfino varata una stretta sulle sanzioni per chi non versava il dovuto).
La sentenza riguarda un piccolo operatore romano, una Srl, che ha chiesto all’Agenzia il rimborso di quanto versato. I giudici sposano le argomentazioni del ricorrente e ritengono “non manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale” della norma, che hanno così deciso di rinviare alla Consulta. In sostanza, la piccola compagnia contesta le modalità scelte per individuare gli “extra-profitti”, cioè la semplice differenza tra le operazioni attive e passive ai fini Iva realizzate tra l’ottobre 2021 e l’aprile 2022 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. In questo modo non si è andati a colpire con precisioni i maggiori utili, ma si è intervenuti con una modalità, per così dire, grossier, dovuta all’urgenza del governo di fare cassa senza aspettare la chiusura dei bilanci. La sentenza, rivelata ieri dal Sole 24 Ore e che Il Fatto ha letto, dà atto che il ricorrente (che si è visto il patrimonio netto azzerato dalla misura) non ritiene ingiustificata una tassa sugli extra-profitti, ma accusa il governo di non aver optato per le modalità più consone per individuarli, a partire dal contributo di solidarietà sugli utili nel comparto energetico individuato nella proposta di regolamento europeo. Quest’ultima, peraltro, è stata poi la via scelta dal governo Meloni per correggere la tassa (un’aliquota del 50% sui profitti realizzati nel 2022 eccedenti almeno il 10% della media di quelli ottenuti nel 2018-2022). Insomma, senza identificare bene quali sono gli “extra-profitti” si rischia un bis della “Robin Hood Tax” (la tassa sulle transazioni finanziarie) voluta da Tremonti nel 2008 e bocciata nel 2015 dalla Consulta, che però non obbligò il governo a restituire i rimborsi.