Il Messaggero, 29 giugno 2023
La partita che Bankitalia dovrà giocare in Europa
Possiamo dire che la delibera del Consiglio dei Ministri relativa alla nomina di Fabio Panetta a Governatore della Banca d’Italia a decorrere dal primo novembre, ora sottoposta alla decisione conclusiva del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, era “diffusamente ritenuta auspicabile”.
Gli accostamenti che vengono fatti in queste ore del designato a questo o a quella parte politica non tengono conto del fatto che, come sa chi lo conosce bene, Panetta è un “panettiano”, geloso della propria autonomia di pensiero e fermo difensore dell’indipendenza istituzionale di quell’intellettuale collettivo che è la Banca d’Italia.
Le capacità e l’esperienza non comuni di Panetta sono ampiamente note; del pari, conosciuto è il suo collocarsi in pieno nella migliore tradizione dell’ultracentenario Istituto di Via Nazionale con il bisogno sempre di argomentare, motivare, ricorrere per le verifiche al “calculemus”, affrontare a viso aperto i più aspri confronti dialettici.
Basti ricordare che egli, già ai primi gradi della carriera dirigenziale, era stato nominato dal Governatore Antonio Fazio “accompanying person” per la partecipazione alle sedute del Direttivo della Bce, mentre gli altri accompagnatori erano, nei rispettivi Istituti, o Direttori generali o Vice Governatori. A Panetta si presenterà, come egli sa bene, un duro compito: dare continuità all’opera importante svolta in 12 anni da Ignazio Visco, ma innovare – forte della conoscenza per 35 anni della Banca d’Italia e per oltre 3 anni della Bce, dal suo interno, quale componente dell’Esecutivo – soprattutto nell’esercizio delle funzioni in compartecipazione con la stessa Bce e nell’affrontare sfide già aperte, quali quella dell’impiego dell’intelligenza artificiale, dei “cripto – asset”, per non parlare del progetto da lui coordinato dell’euro digitale.
È fondamentale la valorizzazione del personale, nonché l’adeguamento delle competenze e dell’organizzazione alle trasformazioni vorticose in corso nei vari settori e che richiedono saperi elevati in campi nuovi, come quello della digitalizzazione, e, in forme avanzate, nella combinazione di specialismi economici, finanziari e giuridici. Va difeso il principio di sussidiarietà.
La Banca d’Italia – pur avendo ceduto attribuzioni all’Istituto di Francoforte, per la Vigilanza con un Accordo intergovernativo che confligge con il Trattato Ue – non potrà mai divenire la Filiale italiana della Bce. Dovrà essere ancor più all’altezza del confronto con quest’ultima, nell’interesse nazionale e di quello dell’Unione.
È nota la posizione di Panetta in questa fase sulla linea di politica monetaria e sul richiamo alla prudenza nei passi da compiere, nonché alle valutazioni scrupolose per evitare di fare come chi guidi un’autovettura a tutta velocità e a fari spenti nella notte: considerazioni, queste, che lo hanno incasellato fra le “colombe”. Non credo che ami queste classificazioni, né che si possa pensare a lui come a chi sguaina la spada contro coloro che sostengono restrizioni monetarie a tutto spiano. Ma certamente si può confidare che sosterrà una linea con scienza, innanzitutto, e coscienza, secondo la propria libertà di pensiero. Continuare, con un percorso al buio, con l’aumento dei tassi, secondo quanto preannuncia la presidente Christine Lagarde, con l’obiettivo di raggiungere il target del 2 per cento, pur essendo doveroso combattere l’inflazione, significa fare astrazione dalla necessità di valutare come si arriva all’obiettivo testè indicato: se in forze o sfiniti, con danni gravi alla crescita e alla fasce di reddito meno favorite.
È il tema di queste settimane, sollevato anche dalla premier Giorgia Meloni nell’intervento di ieri alla Camera. Infine vi è l’interrogativo di chi sostituirà Panetta a Francoforte. Che debba essere un italiano, un esponente di un Paese fondatore, è fuori di dubbio. Che non sia facile sostituire un personaggio come Panetta con le sue qualità è altrettanto pacifico. Dunque, la scelta dovrà essere molto ben meditata, assumendo, innanzitutto, il livello di competenza e di esperienza sul campo, non essendo sufficiente la sola appartenenza, pur importante, a una Istituzione. Non si potrà sbagliare. Non si potrà avere, volens nolens, un risultato che paradossalmente bilanci in negativo la molto apprezzabile decisione di Panetta Governatore. E si deve per forza confidare che ciò non avverrà, anche per le conseguenze che ne discenderebbero per l’Italia e la Banca d’Italia.