la Repubblica, 29 giugno 2023
Amato fa gli auguri a Napolitano
Caro Direttore, oggi, 29 giugno, è il compleanno di Giorgio Napolitano. Compie 98 anni e si allontana il tempo del suo impegno pluridecennale al servizio dell’Italia e delle sue Istituzioni.
Ma ne rimane viva la memoria, e con essa la gratitudine che gli si deve.
Era stato fra i non pochi giovani italiani entrati durante la guerra nel partito comunista, non perché attratto da Lenin o dall’Unione Sovietica, ma perché quel partito gli parve allora l’organizzazione più adeguata per combattere il fascismo.
Non a caso molti anni più tardi avrebbe preso sempre più consistenza in lui, e grazie a lui, la prospettiva di un innesto dello stesso partito comunista nel grande filone del socialismo europeo. Fu una prospettiva per affermare la quale il “migliorista” Napolitano subì diverse sconfitte, e tuttavia fu lui a renderla concreta promuovendo l’ingresso di Altiero Spinelli nel primo Parlamento europeo eletto dai cittadini, come indipendente nella lista del Pci. Il patrimonio culturale del riformismo veniva così legato all’ideale europeo e su questo legame Napolitano avrebbe costruito tutto il suo percorso successivo.Fu lui, del resto, con un memorabile discorso che tenne a Washington nel 2009 quando già era Presidente della Repubblica, a stabilire con il Presidente Obama un rapporto di fiducia che non si era instaurato fra lo stesso Obama e il nostro governo dell’epoca. Lo fece all’insegna della sua Italia europea.
Ma non posso non ricordare la grande esperienza che ebbi con lui nel 2011, quando mi volle come successore di Carlo Ciampi nel Comitato per il centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia.
Ghostwriter di se stesso, scrisse e pronunciò discorsi bellissimi in ogni parte del Paese sull’unità della nazione, sul senso della patria, sulla lettura da dare alla vicenda risorgimentale in termini che si imposero agli stessi storici.
Tace oggi, il vecchio Giorgio, davanti alle dispute sull’essere patria e nazione concetti più o meno di destra, magari per riconoscimento della stessa sinistra.
Il suo silenzio è il massimo di benevolenza che la nostra indomita incultura può aspettarsi da lui.
Insieme agli auguri, caro Direttore, facciamogli giungere il nostro grazie sincero.