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 2023  giugno 28 Mercoledì calendario

l’ora vibrante di mosca alla fine del giorno

Vasilij Kandinskij entrò nel regno del pensiero astratto studiando all’università di Mosca l’economia politica, l’etnografia, la storia del diritto russo e del diritto agricolo, il diritto romano, e il diritto penale, che lo colpì particolarmente per le teorie, allora nuove, di Cesare Lombroso. Nel tempo libero cercava di fissare sulla tela «il coro dei colori, che scaturiva dalla natura e invadeva tutto il mio essere; facevo dei poveri e vani tentativi per esprimere tutta la forza di queste vibrazioni. A farmi scoprire l’esistenza di un’arte che oggi, in contrasto con l’arte figurativa, è stata chiamata arte astratta, furono quattro avvenimenti singolari».
Il primo fu l’ora incantata di Mosca alla fine del giorno. Kandinskij la chiamava «la mia ora».
Questa ora esplodeva sul far della sera, con il sole già basso e al colmo della potenza cromatica: «Come il “forte” finale di un’immensa orchestra, Mosca risuona vittoriosamente. Il rosa, il lilla, il giallo, il bianco, il turchino, il verde pistacchio, il rosso fiamma delle case e delle chiese si uniscono al coro con il prato di un verde folle e il mormorio profondo degli alberi; e insieme compare la neve dalle mille voci canore e l’allegretto dei rami spogli e infine la cintura della muraglia rossa del Cremlino severo, dritto, silenzioso. E al di sopra di tutto, come un grido di trionfo, come un alleluia immortale, scoppia la linea bianca, intagliata, rigida, del campanile di Ivan Velikij. La testa d’oro della sua cupola tende verso il cielo una nostalgia acuta ed eterna. La sua sagoma slanciata è, tra le stelle multicolori o dorate delle altre cupole, il vero sole di Mosca». Il pittore che fosse riuscito a rendere questa ora avrebbe raggiunto la felicità più grande, la più irraggiungibile che potesse toccargli.
Il secondo avvenimento fu il Lohengrin di Wagner al teatro di corte. Kandinskij riconobbe in quella musica la perfetta raffigurazione della sua Mosca incantata.
Sentì che Wagner, con i violini, i bassi gravi, e soprattutto gli strumenti a fiato, era riuscito a dipingere tutti i colori luminosi che aveva sentito risuonare nella visione della città sul finire del giorno.
Il terzo avvenimento fu la mostra degli impressionisti francesi a Mosca, dove vide i celebri Covoni di Claude Monet. Kandinskij si trovò di fronte a un dipinto che avrebbe dovuto, secondo quanto diceva il catalogo, rappresentare dei covoni e che tuttavia lui non riusciva a riconoscere come tali. Era turbato e irritato dalla confusione di quella pittura, dal fatto di non riuscire a riconoscere l’oggetto. E nello stesso tempo era colpito dall’intensità e dalla fantasia della tavolozza, e sentì che i dettagli del quadro si imprimevano nella sua memoria in maniera incancellabile. Cominciò allora a domandarsi se l’oggetto, in un dipinto, fosse davvero indispensabile.
Il quarto avvenimento fu la notizia che era stata scoperta la divisione dell’atomo. Intravide nella disintegrazione atomica quella del mondo intero. Scrisse che non si sarebbe stupito di vedere una pietra fondersi ed evaporare. Tutto gli apparve improvvisamente vago, incerto, vacillante, e la scienza nient’altro che follia.
La scissione dell’atomo spazzò via gli ultimi ostacoli che frenavano il cammino di Kandinskij verso l’arte. Se anche la scienza si rivelava inaffidabile, tanto valeva dedicarsi alla cosa che lui amava di più, a quei colori che fin da piccolo lo avevano catturato con la loro bellezza ed energia.

Nel 1896, alla soglia dei trent’anni, rifiutò una cattedra di Diritto all’università di Dorpat, in Estonia, e se ne andò a studiare pittura a Monaco di Baviera.
(da: Lauretta Colonnelli La vita segreta dei colori Marsilio)