ItaliaOggi, 28 giugno 2023
Il turismo estremo negli Usa
Per 27 mila euro avrete a disposizione una cabina confortevole e cibo di qualità cucinato da celebri chef austriaci. Niente male, considerando che la location è una rompighiaccio russa a propulsione nucleare che ripercorre le orme di Robert Peary e Frederick Cook, i primi a raggiungere il Polo Nord. Un’ottima alternativa per chi si annoia sui litorali di ridenti località balneari o per chi non sopporta gli animatori dei villaggi turistici, a patto di avere un buon conto in banca e di ignorare la remota ma pur sempre esistente possibilità di non fare ritorno a casa.
È il cosiddetto turismo estremo. Che negli Stati Uniti, nonostante il tragico indicente del Titan, il sommergibile imploso a poche centinaia di metri dal relitto del Titanic, continua ad attrarre facoltosi spericolati. «È improbabile che l’industria del turismo estremo subisca un duro colpo, perché le persone, in genere, hanno la memoria corta», ha spiegato James Petrick, un docente della Texas University che studia i comportamenti d’acquisto dei turisti.
Tra le mete più ambite da chi preferisce il brivido all’ombrellone c’è lo spazio. Come la missione suborbitale Virtute 1, che il 29 giugno decollerà a bordo di Vss Unity per il primo volo spaziale commerciale di Virgin Galactic per portare tre membri dell’aeronautica italiana in condizioni di microgravità. Costo del biglietto per un normale passeggero: 410 mila euro.
Mentre OceanGate (la società americana del Titan che organizza le visite ai resti del Titanic) è risultata priva di certificazioni, Virgin Galactic e altre compagnie di voli spaziali hanno lavorato a stretto contatto con agenzie di regolamentazione come la Federal aviation administration, che rilascia licenze commerciali ed esegue ispezioni di sicurezza.
Per chi vuole restare coi piedi per terra, ma senza rinunciare all’adrenalina, c’è la Racing school di Phoenix, in Arizona, dov’è possibile mettersi al volante di una vettura da Formula Uno su una pista d’asfalto piena di curve e tornanti. Mare non vuol dire per forza pensioni con moquette secolari e buffet in cui prosciutto e melone non manca mai. Volendo (e pagando molto di più) si può optare per immersioni alla scoperta di relitti in acque frequentate da squali organizzate dalla Expeditions mad dog con sede a New York. Oppure si può sorvolare in elicottero il Kilauea, il vulcano attivo delle isole hawaiane. «Le persone che intraprendono simili viaggi hanno una motivazione intrinseca che le fa desiderare questo tipo di emozione», ha sottolineato Petrick. «L’industria del turismo estremo è altamente resiliente, perché necessita di pochissime persone per renderla economicamente sostenibile. È un piccolo mercato di nicchia, ma attorno al quale ruotano parecchi soldi».
Anche secondo Alan Fyall, presidente del marketing turistico all’università della Florida, tutto quello di cui ha bisogno il comparto del turismo estremo «sono poche persone molto ricche e disposte a correre il rischio».
Come diceva Ernest Hemingway, «le corse in auto, le corride e l’alpinismo sono gli unici veri sport, tutti gli altri sono giochi». Anche lui, però, non disdegnava di sorseggiare un Bloody Mary in un caffè di Montparnasse. Lontano dai tori e dal pericolo.