la Repubblica, 28 giugno 2023
La nuova Luna Rossa
CAGLIARI – Luna Rossa, per ora, naviga velocissima nei computer dei progettisti, nei calcoli della meccatronica che guidano la creazione del nuovo gigante dei mari al primo piano della base di Cagliari. A destra, nell’edificio della Capitaneria di Porto del molo Ichnusa, ci sono gli uffici della DIA, a sinistra l’ala riservata al design office che lavora costantemente su simulatori e intelligenza artificiale.
«Le prossime barche di America’s Cup saranno fantascienza, assomiglieranno più ad aerei che a barche a vela» vede nel futuro Michele Cannoni, boat captain. «La velocità? Oltre i cinquanta nodi». Non è ancora il momento per costruire la nuova barca dei sogni italiana, è top secret anche la data di inizio lavori nel cantiere della Persico di Nembro. Ma i giochi tra progettisti, equipaggi e spie sono già iniziati verso l’edizione di fine estate 2024 a Barcellona. Intanto, una Luna Rossa bonsai è già arrivata a Barcellona per le prime gare targate America’s Cup: è l’AC40 che il team ha impacchettato con tanto amore nei giorni scorsi nell’hangar delle barche, per spedirla verso gli allenamenti e le World Series di settembre. Un monoscafo volante di quaranta piedi imposto dai vincitori di Emirates Team New Zealand, legislatori assoluti secondo il rito di una coppa nata nel 1852.
Accanto alla prima Luna continua la sperimentazione sul prototipo di dodici metri a triangoli bianco-rosso-neri che Prada ha deciso di costruire per gli allenamenti nel golfo di Cagliari: per stargli dietro, sulla barca appoggio hanno dovuto montare quattro motori da quattrocentocinquanta cavalli l’uno. Altri team hanno fatto scelte diverse, come Alinghi che si esercita su una vecchia barca di New Zealand, sperando nello stesso risultato.
Dalla sconfitta di Auckland si riparte sempre, da quella coppa svanita sul possibile 4-3 nella tana del nemico. «L’amarezza non sparisce mai» ammette sincero Max Sirena, team director e skipper. «C’è stato un momento in cui loro hanno perso molta fiducia, erano convinti di vincere 7-0 e siamo finiti sul 3-3, abbiamo commesso errori, ma annegare un pesce è difficile… La Coppa è fortemente anglosassone, sarebbe stato il più grosso smacco la vittoria di un team italiano. Siamo stati un incubo per loro. Cosa pensa il team ora, più di due anni dopo? Vogliamo fare il c… all’avversario, mente chi non pensa a una vendetta. In questa gara non esiste la medaglia d’argento, bisogna provarci fino a quando non ci riesci. La passione di Patrizio Bertelli è paradossalmente aumentata, spinta da questa forte voglia di rivalsa».
Di istinto killer parla Gillo Nobili, due America’s Cup vinte con Oracle e New Zealand, una montagna d’uomo scesa da Luna Rossa 2021 per diventare Operations Manager: «Abbiamo super velisti, super ingegneri, super disegnatori, e tutti vogliono vincere. Questokiller instinct, il voler vincere in modo assoluto, ti porta a voler eccellere in tutto quello che fai». Vincere significa incassare («New Zealand avrà più budget perché Barcellona ha investito tanto per portare lì la Coppa America» dice ancora Sirena), ma significa anche scrivere le regole sperimentandole con largo anticipo. Le novità decise ad Auckland non sono tanto le gare degli AC40, la coppa dei giovani e delle donne, quanto il format della nuova barca che è lunga ventiquattro metri come prima, ma dentro sarà rivoluzionata. Non più undici membri dell’equipaggio, ma otto. «Il peso è stato ridotto di una tonnellata» spiega Nobili, «togliendo anche tre componenti dell’equipaggio». L’obiettivo è non vedere più quei gioielli che volavano ad Auckland arenarsi come balene spiaggiate per un calo di vento. «La riduzione permetterà alle barche di volare già con sei nodi e mezzo».
Poi c’è la novità più spettacolare, o meglio il ritorno come nell’edizione 2017 (vinta da NZ) dei “Cyclors” che, pedalando, generano energia per mandare in pressione il circuito idraulico che movimenta parti della barca come vele e foil. Uno sforzo mostruoso, che richiederà sostituzioni di interi blocchi di marinai-ciclisti da una regata all’altra. «Queste nuove barche richiederanno ancora più energia, prevediamo su una regata di 30 minuti uno sforzo costante di 25. Abbiamo bisogno di ciclisti che pesano tra i novanta e i cento chili e in Italia c’è un uomo con queste caratteristiche: Filippo Ganna» azzarda Sirena che, spesso, si consulta in call con DanieleBennati, il ct della nazionale su strada. «Ovviamente è difficile portar via un campione che ha battuto il record dell’ora: ma se vorrà venire è il benvenuto, non potremo offrirgli chissà quali contratti ma lui potrà salire tranquillamente a bordo, non ha bisogno di tanto allenamento». Tra agosto e settembre 2024, quando Luna Rossa affronterà gli altri sfidanti, Ganna avrà già alle spalle le Classiche, il Giro e il Tour, le Olimpiadi: chissà… magari potrebbe essere più un problema la sua appartenenza a Ineos, che sponsorizza il team britannico di America’s Cup.
Al pianterreno della base le varie famiglie di Luna Rossa si riuniscono in sala mensa: frutta e verdura a chilometro zero, l’alimentazione accomuna designer e marinai. La formula si rinnova nel tempo, ognuno passa qualcosa all’altro e impara un nuovo mestiere. Romano Battisti, canottiere medaglia d’argento a Londra 2012, ora si gode il piacere «di stare anche seduto dopo un allenamento, perché non si può capire la fatica di un’intera giornata in mare. Lavoro all’albero e alla produzione del cordame, facciamo test con trazione fino a sei tonnellate».
Si chiamano nuove sfide: a Ganna può interessare l’articolo?