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 2023  giugno 28 Mercoledì calendario

Intervista a Fred Vasseur

MARANELLO Nella sala montaggio della Gestione Sportiva si avvitano gli ultimi pezzi delle monoposto per l’Austria. Sulla pista di Fiorano Leclerc e Sainz approfittano dei 100 km di filming day per testare le novità da usare questo fine settimana: ala anteriore e fondo. Gara verità al Red Bull Ring, la prima di quattro entro fine luglio. Fred Vasseur si concede la pausa pranzo al mitico Montana. «Miglioro con l’italiano, conosco tutto il menù». Ride, sfoggia ottimismo: «Stiamo andando nella direzione giusta».
Eppure dalla classifica non si direbbe, perché ha fiducia?
«In Canada abbiamo fatto passi in avanti, avevamo chiaro dal primo giorno che cosa non andasse su questa macchina, veloce in qualifica, sul giro singolo, ma difficile da portare in gara».
Se lo avete capito dal primo giorno perché i progressi si vedono solo ora?
«Abbiamo dovuto “girare la nave”, cambiare direzione degli sviluppi. Servono mesi, il percorso è cominciato a marzo in galleria del vento dopo aver scoperto i problemi».
Quindi il vero Mondiale della Ferrari inizia ora, questa è la sua macchina?
«Non è il mio modo di pensare né di gestire un team. Mai pensato neanche per un secondo di mollare. Non era un problema di potenziale, ma di come sfruttarlo. A Montreal giravamo sui ritmi di Verstappen. È chiaro che non basta, i prossimi circuiti ci diranno molto».
Partiamo dall’Austria.
«È l’opposto del Canada, se andremo bene anche lì, avremo la conferma di aver imboccato la strada giusta».
Un passo indietro. Al suo arrivo in Ferrari si parlava di Mondiale. Chi le ha detto che questa macchina sarebbe stata da vertice e su quali basi?
«Non mi va di dare la colpa a nessuno. Ma l’anno scorso sono stato fatte certe scelte. Dai primi chilometri a Fiorano, e poi nei test in Bahrein, abbiamo capito che non funzionavano. Le simulazioni avevano sottovalutato alcuni effetti negativi sul comportamento della vettura. Così siamo stati costretti a cercare un compromesso fra prestazioni e guidabilità».
Da come parla sembra che il piano per riportare la Ferrari a vincere richieda mesi, forse anni. Lei è un tipo paziente?
«No. E non è questione di pazienza. Di settimane, mesi o anni. Ma di sensazioni. Ora sono buone perché inizio a vedere progressi. Vincere deve essere sempre l’obiettivo».
Leclerc
Charles è capace di fare magie in qualifica, va oltre. Ma a volte cerca il massimo anche quando l’auto non può darlo. E sbaglia
Ha parlato con Mattia Binotto in questi mesi?
«No, l’ho incontrato soltanto prima di essere nominato. E non ho voglia ora di dedicare energie a pensare al passato. Il passato è passato, non conosco quali fossero le dinamiche all’interno della squadra all’epoca».
E il futuro? È vero che ha preso un ingegnere di primissimo livello, chi è?
«Niente nomi, fa parte di un piano più ampio di rinforzi. In F1 le cose stanno così. Vuoi un ingegnere junior? Arriva in 6 mesi. Ne vuoi uno senior? Ne servono almeno 18. Questo, che io considero un “top guy”, lavorerà sulla macchina del 2025».
Chi dirige il progetto della monoposto del prossimo anno? Sempre il direttore tecnico Enrico Cardile, si fida di lui?
«Sì, lui. Ma ricordiamoci che i rinforzi devono arrivare in ogni reparto, in alcuni siamo sottodimensionati rispetto a Red Bull, Mercedes o Aston Martin. Sto anche spingendo per prendere gente fuori dal mondo Ferrari, che porti conoscenze dall’esterno».
Capitolo piloti. Sainz dice di voler restare dopo il 2024. Ma i negoziati per il rinnovo non partono, perché?
«Mancano 18 mesi alla scadenza, lo stesso vale per Charles. In questo momento introdurre l’argomento rinnovo sarebbe una distrazione, l’ho detto ai loro manager un paio di settimane fa. La priorità è che i piloti collaborino per sviluppare la macchina. Poi durante l’estate, o dopo, inizieremo a parlarne».
Così non corre il rischio di perderli?
«Quel rischio c’è sempre. Sono entrambi attratti dal progetto, vogliono restare e vincere. Ma dobbiamo ragionare da squadra e maturare in ogni area. Parlare oggi soltanto di piloti sarebbe sbagliato per i passi in avanti che dobbiamo fare come team».
Si dice che Sainz sia stata una scelta di Binotto, non di Vasseur. Cosa risponde?
«Se è per questo neanche Charles l’ho scelto, me lo sono trovato. E allora? Sono soddisfatto di Carlos, è regolare e dà indicazioni tecniche importanti. Con Charles forma una coppia vincente. Credo sia molto sottovalutato».
Sainz
Dice che vuole restare? Bene, sono soddisfatto di lui: è molto sottovalutato. Ma la priorità non è il rinnovo dei piloti
Come farà a convincere Leclerc a rimanere?
«Il modo migliore è dargli una macchina competitiva. Lui sa che ogni stagione è cruciale per la sua carriera. Ha un obiettivo: diventare campione del mondo. E vincere il titolo è anche il nostro obiettivo. Bisogna far sentire sia lui che Carlos al centro del progetto».
E loro due in che cosa devono crescere?
«Carlos è veloce ed equilibrato, ma come tutti ha margini di crescita. Charles invece è capace di fare magie in qualifica, di andare oltre. Ma a volte supera il limite ricercando sempre il massimo anche quando la macchina non può darlo. Vuole vincere sempre, perciò può commettere errori come a inizio stagione. Ne abbiamo parlato insieme».
Verstappen domina perché è il migliore o perché ha la macchina migliore?
«Da quando è campione del mondo non sbaglia quasi mai. I titoli gli hanno dato un nuovo livello di sicurezza, per lui c’è un prima e un dopo...».
Qual è stata la decisione più difficile che ha preso da quando è a Maranello?
«Spostare personale da una mansione a un’altra, riorganizzare la struttura».
Che cosa deve fare la Ferrari per tornare al vertice della F1?
«Crescere più rapidamente degli altri. È ora di accelerare, ed è per questo che assumiamo e investiamo nel futuro».
Da bambino chi era il suo idolo?
«Prima Jacques Laffite. Poi Prost, da francese tifavo per lui nelle sfide contro Senna. È stato strano ritrovarsi insieme alla Renault qualche anno fa».
Verstappen
Da quando è campione del Mondo non sbaglia quasi mai.
I titoli vinti gli hanno dato
una sicurezza totale
Riuscirà la Ferrari a vincere una gara quest’anno?
«Se a Montreal fossimo partiti davanti sarebbe stato possibile. Vediamo adesso se ne saremo capaci in Austria».