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 2023  giugno 28 Mercoledì calendario

Laura Efrikian è stata truffata. Ecco la storia

«Le tre di pomeriggio del 14 giugno, proprio il giorno del mio compleanno, che bel regalo. Ero sola in casa, a quell’ora la mia amica-segretaria Arianna non c’è e gli sciagurati lo sapevano, devono avermi spiato», racconta ancora amareggiata ma indomita Laura Efrikian, 83 anni, indimenticabile fidanzatina e poi moglie di Gianni Morandi, madre di Marianna e Marco, nonna (tra l’altro) del sedicenne Jacopo. Involontario protagonista di una classica truffa organizzata ai danni delle persone di una certa età. Stavolta è toccato a lei, che non è affatto una sprovveduta. «Ma sanno dove colpirti, nell’amore infinito per un figlio in pericolo, che non ti fa più ragionare. Io però voglio raccontarlo, se anche aiuterò una sola persona a non farsi imbrogliare, almeno ne sarà valsa la pena. Certo che il colpo lo accusi, è come aver preso una bastonata in testa».
Torniamo al momento in cui è scattata la trappola.
«Suona il telefono fisso. Rispondo. E riconosco la voce concitata di mio nipote Jacopo: “Nonna, papà è nei guai, devi aiutarci, per favore, ora ti spiego ma fai in fretta!”. Non era lui, ora lo so, ma un attore con la voce contraffatta, ormai le clonano, sono abilissimi, poi me l’hanno spiegato. Mi farfuglia che Marco aveva comprato un costoso macchinario per i concerti, ma il bonifico con cui lo aveva pagato non era arrivato. Che i titolari erano furiosi, pretendevano i soldi e stavano trattenendo mio figlio nei loro uffici, minacciando di portarlo dai carabinieri per la denuncia».
E lei?
«Il mio finto nipote era agitatissimo. E si è subito raccomandato: “Non dirlo a nessuno, per carità, papà non vuole, pensa che figura se si viene a sapere”. E gli ho dato retta. Nel frattempo mi hanno chiamato anche sul cellulare, presentandosi come i creditori di Marco, intimandomi di pagarli al più presto».
E a quel punto?
«Ho provato a contattare Arianna, ma questi banditi avevano già telefonato anche a lei con la scusa di alcuni pacchi da ritirare con urgenza, solo per tenere occupata la linea».
Diabolici.
«Proprio. Intanto quello che credevo Jacopo insisteva: “Nonna, aiutaci, papà dice che in casa hai dei contanti. Tra poco viene da te una persona a ritirarli, dagli tutto quello che trovi, ti supplico, così lo lasciano andare”. Sembrava terrorizzato».
Quanti soldi aveva?
«Circa 5 mila euro. Li tenevo in camera mia, chiusi in uno stipetto. Li avevo raccolti vendendo i miei quadri e i miei libri. Servivano per i poveri, da anni faccio la volontaria in Africa. “Così pochi?”, ha esclamato quello che credevo Jacopo. “Non puoi metterci anche dei gioielli, dell’oro?”. “Ma sei matto? Non ne ho”».
Nemmeno lì le è venuto un sospetto?
«Sembrava davvero lui. E sì, forse un dubbio mi è passato per la testa. Ma se poi invece Marco fosse finito sul serio in un brutto pasticcio? Purtroppo è il cuore di mamma: quando ti toccano i figli ti scatta qualcosa dentro, vai in tilt, il tuo cervello non riesce ad essere lucido».
E cosa è successo dopo?
«Hanno suonato alla porta. Ho aperto. C’era un ragazzo di colore. Ha parlato pochissimo. Mi ha chiesto i soldi. Li ha contati ad alta voce, parlando al telefono con un complice: 19 pezzi da 50, non so quanti da 20. Poi se n’è andato».
Non ha avuto paura?
«No, solo per Marco. Mentre quello scendeva le scale, dal pianerottolo ho visto arrivare la mia vicina Rossella, con un enorme mazzo di fiori. Volevo chiamarla, ma il falso Jacopo al telefono mi ha urlato: “No, lascia stare, papà non vuole che si sappia niente! Vuoi farlo morire di vergogna?”. Il marito di Rossella, affacciato al balcone, ha intuito che era successo qualcosa di strano. E ha fotografato il ragazzo mentre scappava».
Avrete chiamato il 112.
«Rossella ha ricevuto una telefonata. Hanno detto di essere i carabinieri, di aver catturato il ladro e di aspettarli. Invece erano i malviventi, così abbiamo perso altro tempo».
A parte il danno, la beffa.
«Mi sono sentita mortificata, presa in giro. Di colpo vecchia, inutile, rimbambita, anche se non lo sono affatto. Triste. Succede a tanti, ma non mi consola. Poi dopo è prevalsa la rabbia: se lo avessi avuto tra le mani, quel tipo, lo avrei sbattuto al muro».