Il Messaggero, 27 giugno 2023
Niente ergastolo per Cospito
L’attentato non provocò nessun morto e nessun ferito. E per questo motivo i giudici hanno deciso di riconoscere all’anarchico Alfredo Cospito l’attenuante della lieve entità. Niente ergastolo: nonostante la richiesta della Procura, la corte d’Assise d’Appello di Torino ha recepito l’indicazione della Consulta, decidendo di non disporre la pena più pesante. Cospito è stato condannato a 23 anni di carcere, mentre la sua compagna, Anna Beniamino, a 17 anni e 9 mesi. Per l’anarchico, però, resta il regime di carcere duro, disposto dal ministro della Giustizia. Si chiude così il procedimento nato dall’inchiesta Scripta Manent sull’organizzazione anarchica Fai-Fri, considerata responsabile di una serie di attentati compiuti nel nord Italia tra il 2003 e il 2016. Il secondo processo d’Appello serviva per ricalcolare la pena relativa a uno degli episodi: l’attentato alla scuola allievi carabinieri di Fossano, in provincia di Cuneo, avvenuto il 2 giugno 2006. Due ordigni scoppiati a distanza di poco tempo: secondo l’accusa la prima esplosione avrebbe dovuto richiamare l’attenzione dei militari, mentre la seconda avrebbe dovuto mietere vittime. Una vicenda per la quale l’anarchico, nel precedente processo d’appello, era stato condannato a 20 anni. La Cassazione ha però riqualificato il reato in strage politica: punibile con l’ergastolo. Ma ieri i giudici hanno deciso di riconoscere l’attenuante della lieve entità: quando esplose il primo ordigno i militari non uscirono dalla caserma e, quando deflagrò la seconda bomba, nessuno era in strada.
LA CONSULTA
Sul caso era intervenuta la Corte costituzionale, su richiesta dei magistrati piemontesi. Cospito è stato dichiarato recidivo reiterato e l’articolo 69 del codice penale impediva che, in un caso come il suo, potesse venire applicato uno sconto di pena. Per la Consulta quella norma sarebbe contraria al principio di proporzionalità della pena e alla sua finalità rieducativa: il mancato riconoscimento delle attenuanti è stato dichiarato incostituzionale. Durante la scorsa udienza, il procuratore generale Francesco Saluzzo aveva però chiesto l’ergastolo per l’anarchico e 27 anni per la compagna, sottolineando che la mancanza di vittime in occasione dell’attentato fu solo una casualità: «Si tratta di un reato che ha avuto delle connotazioni di particolare gravità, che solo per un caso non ha sortito gli effetti che Cospito e Beniamino si prefiggevano. Volevano uccidere, dare un segnale». Dopo quasi quattro ore di camera di consiglio, però, ieri i giudici hanno deciso per una condanna più lieve.
Cospito ha seguito l’udienza in video collegamento dal carcere di Sassari ed è intervenuto per negare il suo coinvolgimento nell’attentato: «Non c’è prova che abbiamo piazzato gli ordigni a Fossano. È un processo alle idee. Gli anarchici non fanno stragi indiscriminate, perché non sono lo Stato». La presidente gli ha ricordato che il procedimento riguardava solo il calcolo della pena: la responsabilità è già stata accertata con sentenza definitiva.
IL CARCERE DURO
Già nel corso della scorsa udienza, l’imputato aveva fatto dichiarazioni per criticare il regime del 41 bis a cui è e continuerà ad essere sottoposto. Per protestare contro il carcere duro, Cospito nei mesi scorsi si è sottoposto a un lungo sciopero della fame.
Poco prima delle dichiarazioni dell’anarchico c’erano state le repliche della procura generale e dei difensori: mentre il procuratore Saluzzo ha sottolineato che «l’azione è stata micidiale e il pericolo massiccio», l’avvocato Flavio Rossi Albertini ha sollecitato il riconoscimento dell’attenuante del fatto lieve. Richiesta condivisa dalla corte. «Siamo soddisfatti, avevamo timore che potesse andare molto, molto peggio - ha dichiarato il legale dopo la lettura della sentenza - Anche alla luce del tenore delle requisitorie che sono state compiute nelle ultime due udienze è senz’altro un buon risultato».