la Repubblica, 27 giugno 2023
Grazie all’ordine Mura è ancora vivo (gli chiede di aprire la pec)
Tante volte l’Ordine dei Giornalisti è accusato di questo o quello. Ora va ringraziato: ha tenuto in vita tre anni Gianni Mura, purtroppo all’insaputa nostra e dell’interessato.
Nei giorni scorsi suona il campanello a casa della vedova Paola, cui viene consegnata una raccomandata intestata al marito. Un papiro scritto in un linguaggio vagamente simile all’italiano, annegato nei riferimenti giuridici. Mittente, l’Ordine lombardo dei Giornalisti che avvisa Gianni di averlo sospeso dall’albo per due gravissime colpe di questi tre anni. Primo, non si è ancora dotato della Pec, la casella di posta elettronica certificata, obbligo per un professionista. Secondo, non ha seguito i corsi di aggiornamento professionale e deontologico. Segue ultimatum: o si mette in regola o sarà espulso. Su due piccoli dettagli possiamo sorvolare: che quando sentiva parlare di posta elettronica Gianni metteva (metaforicamente!) mano alla pistola e che un giornalista degno di questo nome si aggiorna semplicemente lavorando (quanto alla deontologia, lui la mangiava a colazione, la respirava: rispettava i lettori, le persone e la verità). Piacciano o no, Pec e corsi sono obblighi di legge e l’Ordine non può sottrarsi. Ma con tutta la buona volontà non possiamo sorvolare su un terzopiccolo dettaglio: Gianni è morto il 21 marzo 2020, e neanche uno del quale, leggendo gli articoli, sospettavamo spesso fosse sovrumano, può aprire caselle e-mail e seguire corsi di aggiornamento da morto.
Sorprende che l’Ordine lombardo ignorasse ufficialmente la morte di uno dei suoi più grandi iscritti. Ovvero che a nessun impiegato sia ronzato nell’orecchio qualcosa leggendo il nome mentre istruiva la pratica. “Gianni Mura… Mura... eppure… questo nome… ah, quello che vende le cravatte in via Torino a Milano”, cravattaio che esiste davvero e da cui il Gianni nostro amava rifornirsi, ma solo per fare regali divertenti agli amici, visto che della cravatta era obiettore. E sorprende ancor dipiù che nulla sia ronzato nell’orecchio nemmeno ai componenti del Consiglio dell’Ordine, autore del papiro in giuridichese, che sono giornalisti. Dopodiché è facile immaginare come siano andate le cose: di pratiche così ne sono state istruite a centinaia, e si vota a nastro continuo. E poi, come avrebbe detto Gianni, non meniamola su troppo: avvisato dell’errore l’Ordine è (metaforicamente) arrossito e ha cancellato direttamente Mura dall’Albo, purtroppo per il motivo peggiore, l’inappellabile anagrafe. E il presidente Riccardo Sorrentino ha scritto personalmente una lettera di scuse a Paola Mura.
Caso chiuso quindi? Con due piccole postille. Primo, per un momento ci è piaciuto sognare che avesse ragione la cieca burocrazia cavando fuori Gianni, ancora vivo, da chissà quale nascondiglio. Secondo, ce lo siamo immaginati, Gianni, dedicarsi a questa notizia nel pomeriggio più bello della settimana, quello del sabato in cui rifletteva a modo suo sulle notizie per scrivere iSette giorni di cattivi pensieri”. Qualcosa tipo: “E allora cacciamo anche Maradona e Pelé dal calcio: da quanto non segnano?”. Per poi chiuderla con uno dei suoi voti, si presume un 4. Noi invece la chiudiamo con un 10 all’Ordine, perché ci ha fornito un’occasione, l’ennesima, di ricordare con un sorriso il nostro Maradona, il nostro Pelé, il nostro Gianni Mura.