Corriere della Sera, 27 giugno 2023
I 39 morti (senza un perché) del Cremlino
Sono veramente tanti i nemici giurati di Vladimir Putin che hanno fatto una brutta fine. Naturalmente si tratta di episodi collegati al Cremlino del tutto casualmente, almeno fino a prova contraria. Solo dall’inizio dell’Operazione militare speciale, sarebbero 39 le morti misteriose. E, visto che l’indagine penale contro Prigozhin non è affatto chiusa, molti pensano che anche il capo della Wagner farebbe bene a guardarsi le spalle.
L’ultimo caso risale a tre mesi fa, quando a Mosca è deceduto per setticemia l’oligarca Sergej Grishin, conosciuto per aver venduto a Harry e Meghan la sua villa californiana. Poi altri imprenditori coinvolti in strane catene di omicidi-suicidi assieme a tutta la famiglia: Vasily Melnikov, Vladislav Avayev e Sergei Protosenya. Ben più noto il caso di Aleksej Navalny, il principale oppositore politico di Putin che prima di finire in galera aveva subito un clamoroso tentativo di avvelenamento in Siberia da parte di uomini del Gru, il servizio segreto dell’esercito.
Sempre al Gru rispondevano i due misteriosi «turisti» russi che nel 2018 in Gran Bretagna, cercarono di avvelenare un ex agente russo che era passato anni prima ai britannici. Anche in quel caso il bersaglio, Sergej Skripal, riuscì a sopravvivere. L’altro episodio clamoroso nel quale personaggi legati ai servizi segreti hanno fatto ricorso a materiale tossico è quello di Aleksandr Litvinenko, avvelenato col polonio radioattivo a Londra nel 2006. Morì in ospedale.
Molto più spesso, killer prezzolati (in Russia non si è mai scoperto chi fossero i mandanti) hanno preferito ricorrere a metodi più diretti, anche se meno sofisticati. Nello stesso autunno del 2006 la giornalista Anna Politkovskaya venne freddata a colpi di pistola mentre aspettava l’ascensore di casa sua.
Sempre con un’arma da fuoco furono assassinati diversi esponenti di organizzazioni che si occupavano di diritti umani, come Natalia Estemirova nel 2009, l’avvocato Stanislav Markelov e la giornalista Anastasia Baburova, freddati assieme lo stesso anno. E Boris Nemtsov, esponente di punta dell’opposizione al quale spararono vicino al Cremlino nel 2015.
Innumerevoli i casi di incidenti, tutti abbastanza strani. Come quello di Mikhail Lesin che era stato ministro dell’informazione con Putin e che nel 2015 fu trovato morto in una stanza di albergo a Washington. L’autopsia stabilì che aveva bevuto enormi quantità di alcool e aveva battuto violentemente la testa. Sospetta anche la morte dell’oligarca Boris Berezovskij. Nel 2013 fu trovato cadavere nel bagno della sua villa nel Surrey. Le cadute sono state fatali a diversi critici del Cremlino. I più noti, forse, sono l’ex presidente della compagnia petrolifera Lukoil Ravil Maganov e il miliardario Pavel Antonov. Maganov è caduto dalla finestra di un ospedale moscovita, mentre Antonov è volato da quella di un albergo in India.